Il sito del Financial Times ha dedicato un reportage sulla storica azienda tessile Busatti di Anghiari (Arezzo). L’attenzione in particolare si è concentrata sul “family run business”, ossia le aziende a conduzione familiare, un tempo considerate un limite alla crescita nei mercati sempre più globali, ma oggi di nuovo in auge in un periodo in cui in ogni angolo del pianeta si soffre e si combatte per resistere alle conseguenze della pandemia di Covid-19.

La troupe ha girato nel borgo medievale di Anghiari alla fine di settembre, tra gli operai impegnati sui telai e le interviste ai protagonisti di questa bella storia imprenditoriale nata nel lontano 1842. Protagonisti che sono essenzialmente tre: Giovanni Sassolini Busatti, presidente onorario dell’azienda, e i suoi due figli, Livio e Stefano, il primo ceo mentre il secondo è responsabile dell’area Produzione e Design. “Nel 1975 mia madre mi affidò la guida dell’azienda – racconta il signor Giovanni – dopo che lei stessa l’aveva ricevuta da mio nonno. Giunto alla soglia dei 70 anni ho deciso che per me era abbastanza”.

Tra i primi lavori dell’azienda, subito dopo la nascita, ci fu la realizzazione delle divise dell’esercito francese impegnato sui campi di battaglia della Russia. Poi si passò alle tovaglie pregiate per le ricche famiglie europee, tra cui i Rothschild. Dopo 178 anni e ben otto generazioni i Busatti continuano ancora oggi a produrre i loro tessuti in cotone e canapa e solidi rapporti commerciali che vanno dalla Cina al Nord America. Ma qual è il segreto di questo successo che travalica i secoli?  “Prima la famiglia e le discussioni, lunghe discussioni ma mai lotte. Poi il lavoro”, spiega nel reportage il patron Busatti.

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