Antonella Scocca

Abbiamo scoperto il paese che può aver ispirato il libro di George Orwell “La fattoria degli animali”: Palaia, in provincia di Pisa. Per chi non lo avesse letto il libro di Orwell è un romanzo allegorico nel quale gli animali di una fattoria si ribellano al padrone umano, prendono il comando per poi trasformarsi in esseri peggiori del proprietario che li aveva maltrattati: la metafora dell’arroganza al potere. Nella nostra storia, però, l’animale non ha la meglio.

Palaia (4500 abitanti) si trova nella campagna toscana, circondata da magnifiche colline dalle linee morbide, da paesini che sembrano presepi, da orti coltivati con amore, da vigneti floridi ed imponenti che sembrano racchiudere la forza di questa terra e da boschi ancora non del tutto esplorati che pullulano di animali liberi di vivere fintanto che la stagione della caccia non abbia inizio. Palaia è un paese la cui comunità ha profonde radici rurali. La “comunità rurale” talvolta può essere interpretata come rappresentazione di un mondo idilliaco, talaltra come risultato di un mondo basato su forme sociali ancestrali e che ne impediscono lo sviluppo. Nella nostra storia, la seconda teoria è la più probabile. Veniamo ai fatti.

Fino a qualche giorno fa a Palaia viveva, nel suo pollaio, un gallo. Nutrito, accudito ed amato sia dalle galline che dai proprietari umani. Il suo canto era l’espressione della felicità e d’estate si mescolava al frinire dei grilli e delle cicale, al garrire delle rondini ed alle chiacchiere paesane del vicinato. Faceva parte della vita di un paese di campagna dove gli orti e i pollai rappresentano oltre che un mezzo di sussistenza, un profondo legame con la campagna stessa. Ma le cose si sono messe male per lui. Il suo canto non piaceva a qualcuno.

Una persona ha fatto un esposto richiedendone l’allontanamento, tanto è vero che, nello stupore generale di chi abita vicino al pollaio, alcuni uomini in divisa si sono presentati alla porta del proprietario ed hanno notificato lo sfratto al povero gallo. Non sappiamo quale sia la prossima destinazione dello sventurato animale (speriamo non la pentola) ma siamo coscienti della violenza gratuita e della mancanza di rispetto per ogni forma di vita.

Questo povero animale dovrà essere portato non si sa dove, strappato alle sue abitudini ed alla sua vita per il capriccio dell’ignoranza. Non mi stupirei se presto, grazie alle proteste di chi incarna grettezza e cattiveria, consegnassero il foglio di via alle rondini che con il loro volo potrebbero disturbare il passeggio, oppure fare un esposto affinché i grilli e le cicale friniscano in orario d’ufficio.

Il grande filosofo tedesco Kant diceva che esiste un regno morale in cui gli uomini sono fieri di avere dei valori proprio grazie alla ragione. Ma per esserci ragione deve esserci critica, per esserci critica deve esserci la libertà di avere un pensiero critico, proprio quello che, nella “Fattoria degli animali” di Orwell, veniva impedito. Cosi come è accaduto a Palaia.

Antonella Scocca

 

Foto: Pixabay

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4 Comments

  1. Sarebbe angoscioso per me , dovere ” convivere ” per qualsiasi motivo con siffatti personaggi !

  2. Che un gallo canti e un cane abbai è nella loro natura e non fanno nulla di disdicevole semmai occorre lasciare loro spazio vitale. Divero è quando a disturbare sono gli “umani” ma per loro, anche nei casi più controversi si trova qualche persone “subumana” che stabilisce la loro impunità per rispetto alle loro abitudini, religione e tradizioni culturali. Pensate veramente di poter continuare a vivere in una simile società?..

  3. La responsabilità è del proprietario , deve essere sanzionato . Giusto anche l’allontanamento dell’animale disturbatore

  4. Articolo molto superficiale, probabilmente un rimpasto di qualche notizia svolazzante nella rete. Sarebbe stato bello invece godersi un esempio di giornalismo vero, con più dettagli, riguardo ad una notizia che chiaramente ha molto più da raccontare rispetto a quello scritto

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