Alcuni giorni fa Manuel Laurora, consigliere comunale di maggioranza del Comune di Pisa, tornando a casa ha fatto una brutta scoperta. Qualcuno aveva imbrattato di vernice la porta della sua abitazione. La sua prima reazione a caldo, informando gli organi di stampa, è stata questa: “Un grazie e un applauso a chi mi ha imbrattato la porta di casa, il colore giallo fra l’altro mi garba, i danni però molto meno. E ora andiamo a sporgere denuncia ai Carabinieri contro ignoti”. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per cercare di capire meglio la situazione.

Quando si è accorto di questo sfregio?
Giovedì, rientrando a casa.

Pensa possa essere riconducibile alla sua attività politica? 
Assolutamente no, nel senso che mi auguro non abbia alcuna attinenza con il mio incarico elettivo e politico, comunque non potevo non denunciare l’accaduto.

In passato lei è stato al centro di alcune aspre polemiche politiche (leggi qui). Questo episodio potrebbe essere legato a quei fatti?
Ripeto, assolutamente no. Comunque un conto sono le idee, il dibattito e i progetti portati avanti, altra cosa è compiere gesti assurdi ed azioni vigliacche.

Ci può ricordare quando ha iniziato a fare politica e quali esperienze ha fatto?
Mi sono avvicinato alla politica sin da giovanissimo, militante dal 1995 al 2000 nel movimento autonomista e federalista Lega Nord. Mi sono nuovamente iscritto nel 2004, e dal 2005 al 2010 sono stato dirigente nazionale con la nomina a Responsabile della segreteria organizzativa presso la sede regionale della Lega Toscana a Firenze. Nel 2010 sono stato dipendente in Consiglio della Regione Toscana, in qualità di assistente del gruppo consiliare Lega Nord, sino a fine 2011. Fra la fine del 2013 e il 2014 ho svolto il ruolo di assistente parlamentare europeo. Nel 2016 ho partecipato alle iniziative dal comitato cittadino #nomoschea in supporto alla raccolta firme che si raccoglievano presso l’ufficio elettorale del Comune di Pisa e le circoscrizioni, successivamente all’accoglimento del quesito urbanistico. Nel 2017 cofondatore dell’associazione nazionale socio culturale “Il Popolo decide – 100% referendum”. L’associazione vuole unire tutti coloro che credono nella piena partecipazione popolare e nello strumento referendario. Nello stesso anno nasce il comitato omonimo dei cittadini pisani #Ilpopolodecide, che porta avanti la raccolta firme relativamente al medesimo quesito urbanistico circa la volontà dell’amministrazione di centrosinistra di costruire nel quartiere di Porta a Lucca la moschea. Sono presidente del comitato sin dalla sua costituzione e, dopo svariate iniziative istituzionali, il comitato dei cittadini è infatti stato costretto a presentare ricorso alla magistratura. La sentenza accoglie parzialmente il ricorso, ovvero sancisce che l’iter referendario è legittimo e può proseguire, e contestualmente l’amministrazione è condannata al pagamento delle spese processuali.
Poi è entrato in Consiglio comunale…
Nel 2018, in vista delle imminenti elezioni amministrative, vari esponenti politici locali mi hanno proposto la candidatura a consigliere comunale. Mi sono candidato da indipendente nelle liste della Lega di Matteo Salvini, anche in virtù della battaglia democratica partecipativa pisana. A giugno sono eletto e sono entrato a far parte del gruppo consiliare della Lega.
Di quale Commissione fa parte in Comune?
Sono membro della Commissione consiliare 1, che si occupa di assetto e uso del territorio (ambiente, urbanistica, edilizia privata e traffico), lavori pubblici (piano delle opere pubbliche, edilizia pubblica ed urbanizzazione primaria). Da febbraio 2019, dopo l’autosospensione dalla Lega, sono capogruppo di maggioranza nel Gruppo Misto, oltre ad essere membro della Commissione consiliare di Controllo e Garanzia 1, che si occupa di programmazione e controllo finanziario e membro della Commissione consiliare di Controllo e Garanzia 2, che si occupa di vigilanza e controllo sulle società partecipate ed aziende.
Come giudica l’operato della Giunta Conti sino ad ora?
L’amministrazione Conti fino ad oggi ha rispettato pienamente il programma elettorale e cui la maggioranza degli elettori di Pisa hanno dato grande fiducia
Ci può dire la sua opinione sul ricorso al Tar vinto dalla comunità islamica e sulla Variante Stadio?
All’indomani della sentenza del Tar di Firenze sulla variante urbanistica la comunità islamica, gli esponenti del Pd e dell’estrema sinistra ed alcune associazioni, inclusa quella denominata “Libero Culto”, ergendosi a portavoce di tutti i pisani, parlano con grande enfasi di vittoria e sostengono che i cittadini siano favorevoli alla costruzione della grande moschea di Porta a Lucca, comprensiva di minareto e della cosiddetta “scuola coranica”. Ma bisogna ripercorrere tutta la vicenda…
Prego…
Tutto è iniziato quando il terreno situato all’angolo tra via del Brennero e via Chiarugi, un tempo occupato da uno sfasciacarrozze, è stato reso edificabile. Qualcuno ha modificato la destinazione d’uso del suolo per consentire la costruzione di un luogo di culto all’interno di quella particella catastale (n. 443, foglio 11), nel frattempo acquistata dalla comunità islamica. Chi ha operato tali scelte? La risposta è ovvia: la maggioranza che all’epoca guidava il Comune, attraverso una procedura (deliberazione del Consiglio Comunale n. 11 del 4.4.2013) di cui non fu messa in dubbio la legalità o la regolarità formale. Le obiezioni sollevate da numerosi residenti e dai comitati riguardavano lo scarso coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale ed un problema di comunicazione. La decisione era stata annunciata nel programma elettorale del centrosinistra (mandato 2013-2018) ma non tutti ne erano al corrente. Oggi, dopo anni di dibattito e grazie all’impegno dei Comitati e all’ampia copertura mediatica, il tema è molto più conosciuto. E allora ci poniamo e vi poniamo un paio di domande.
Dica pure…
Il Governo del Territorio è ammesso soltanto se ad amministrare sono gli altri? Perché l’esercizio di tale prerogativa è (da alcuni) considerato in sostanza inaccettabile quando una nuova Giunta, coerentemente con il proprio programma di mandato e ‘sottoscritto’ dalla maggioranza dei cittadini elettori, esprime la convinzione che l’area in questione sia, per fondati motivi, inadatta ad ospitare un luogo di culto? Tale orientamento, già manifestato durante la campagna elettorale ed ulteriormente rafforzato dagli studi effettuati dagli assessori competenti, è basato su un’analisi più approfondita del contesto e su una pianificazione territoriale diversa e più lungimirante. Il cambiamento della destinazione d’uso della particella catastale (da utilizzare come area a verde e parcheggio), proposto nel rispetto delle norme urbanistiche vigenti, tiene conto dello sviluppo armonioso e sostenibile dell’intero quartiere. Pertanto ci sembra opportuno e persino doveroso che il Comune, preso atto della sentenza del Tar, continui a difendere il proprio operato e le proprie ragioni in sede giudiziaria, ricorrendo presso il Consiglio di Stato, dove potrà dimostrare la solidità e la validità delle motivazioni tecniche che hanno portato all’approvazione della variante.
La questione ora è chiusa?
Si ritorna a ciò che il nostro comitato (Il Popolo decide) ha già sostenuto varie volte. Il modo migliore per coinvolgere i cittadini nelle scelte che riguardano il destino della città è il referendum consultivo, ovvero quel prezioso strumento partecipativo che la precedente amministrazione ha, di fatto, negato per ben due volte. Ricordiamo che il ricorso in tribunale presentato dal comitato nell’autunno del 2017 fu accolto e che la sentenza del febbraio 2018, che tutti possono leggere, stabilì che l’iter referendario potesse proseguire, così come previsto dalla Costituzione Italiana e recepito dallo Statuto e dal Regolamento della città di Pisa. Se qualcuno non ritiene sufficienti le elezioni, i programmi elettorali e le legittime scelte amministrative, perché non dare finalmente la parola ai Pisani, aprendo un vero confronto sul progetto urbanistico?
Che ne pensa di chi ha definito la moschea un “regalo alla città”?
Il vero regalo alla città è consentire agli amministratori di rispettare il programma elettorale votato dalla maggioranza dei cittadini e indire il referendum perché tutti si possano esprimere democraticamente. Si tratta di un duplice fabbricato di dimensioni imponenti e di notevole impatto paesaggistico; la sala di preghiera avrebbe una capienza di 800 posti; le torri laterali, una delle quali verrebbe adibita a minareto, sarebbero più alte delle antiche mura cittadine. Il terreno sorge in una strada stretta, a «imbuto», a senso unico, priva di parcheggi adeguati, davanti al Cus e nelle immediate vicinanze delle palazzine del complesso residenziale del villaggio 2000 e di un asilo, la scuola dell’infanzia Parmeggiani. La Giunta ha il diritto e il dovere di valutare molto attentamente se una simile struttura sia compatibile con le criticità dell’area e con lo sviluppo complessivo del quartiere oppure no; tuttavia l’allargamento del processo decisionale è sempre un segno di democrazia e libertà. Infatti la città non è composta soltanto da chi la amministra pro-tempore ma anche e soprattutto dai cittadini che la abitano, che non esistono solo per pagare le tasse. Fermo restando la piena liceità della procedura di variante urbanistica, che si inserisce in una consolidata prassi di Governo del territorio, il referendum potrebbe rappresentare una perfetta sintesi delle esigenze di amministratori e amministrati.
E la libertà di culto?
L’argomentazione in base alla quale la mancata costruzione di uno specifico edificio verrebbe ad impedire un diritto non è pertinente e contraddice la realtà, visto che a Pisa chiunque è libero di pregare ed esistono già da tempo vari luoghi di culto e centri culturali islamici.

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