Farina di grano tenero, acqua, lievito madre e assolutamente niente sale: il pane toscano si prepara così e, proprio perché sciocco, accompagna al meglio i cibi saporiti, come ad esempio gli insaccati e i formaggi. Crosta friabile e croccante, colore dorato, si conserva molto bene ed ha un profumo inconfondibile, che a qualcuno può ricordare la nocciola tostata. Il Ministero delle politiche agricole ha riconosciuto il Consorzio di tutela del pane e, di fatto, il pane toscano Dop. Questo passaggio formale giunge quattro anni di distanza dal via ufficiale alla “denominazione di origine protetta.

“Il riconoscimento del Consorzio da parte del ministero per le politiche agricole – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi – scrive una nuova tappa nel cammino del pane toscano dop: un cammino che come Regione abbiamo sempre sostenuto con convinzione nella consapevolezza dell’importanza delle certificazioni comunitarie per sottolineare l’identità, la qualità, la salubrità e la sicurezza alimentare delle nostre eccellenze agroalimentari. Colgo questa occasione per lanciare una nuova sfida per prodotti come il pane Toscano Dop: la creazione di una casa comune per tutte le Dop e le Igp del cibo: un luogo dove metterle in connessione, dove si possa fare squadra per sostenere e rafforzare la loro capacità di promozione, di comunicazione, di valorizzazione sui mercati internazionali. La Regione potrebbe sostenere anche economicamente questo progetto nel rispetto della piena autonomia di ogni singolo marchio”.

In totale sono 31 i prodotti alimentari toscani tutelati (16 Dop e 15 Igp), più 58 produzioni certificate di vino (52 Dop e 6 Igp) per un totale di 89 sottoposti a tutela. Oltre a pane, olio, formaggio e vino, troviamo il farro, le castagne e le farine dolci, le carni (bovini, ovini e suini) e i dolci (cantuccini e panforti). Dai dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) emerge che il valore dei prodotti certificati in Toscana supera il miliardo di euro. Nel paniere domina il vino, con ben 926 milioni. Quasi 23mila gli operatori interessati al settore (13.393 per il “food”, 9.360 per il vino). Quasi la metà della produzione del cibo certificato (pari a un valore di circa 50 milioni di euro) va all’estero. Questi i mercati principali: Usa (38%), Germania (21%), Gran Bretagna (13%), Canada (5%) e Giappone (3%).

La differenza tra Igp e Dop

Entrambe le etichette permettono ai consumatori di conoscere con esattezza le origini e le caratteristiche dei beni da acquistare. Nel caso dei prodotti Dop (Denominazione origine protetta)tutta la filiera produttiva avviene nel territorio di origine e le qualità del prodotto finale derivano essenzialmente (o esclusivamente) dall’ambiente geografico, compresi i suoi fattori naturali e umani. Nei prodotti Igp (Indicazione geografica protetta) non è necessario che tutte le fasi avvengano nel territorio dove il prodotto è realizzato. In altre parole non tutti i fattori che concorrono all’ottenimento del prodotto devono provenire dal territorio dichiarato.

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