Due frane e una situazione di emergenza da affrontare. Il sindaco di Fosdinovo, comune di 4700 abitanti in provincia di Massa Carrara, per lanciare l’allarme e chiedere i soccorsi deve farsi due km di strada. Perché? I telefoni cellulari in quella zona non prendono. Accade nel 2019. E quello del comune della Lunigiana non è un caso isolato. In tutta la Toscana ci sono 42 paesi senza linea telefonica cellulare, pari al 15,38% del totale. Com’è possibile? Problemi tecnologici e, ovviamente, investimenti non fatti. Con danni enormi per il territorio interessato. Non solo per il caso di cui vi abbiamo parlato, quello dell’emergenza dovuta alle frane. C’è anche il danno, difficile da quantificare ma sicuramente importante, legato al turismo che, per ovvie ragioni, in una situazione simile non può decollare, come potrebbe se ci fosse l’aiutino della Rete.

Tutte e dieci le province della Toscana hanno almeno un Comune senza linea linea telefonica cellulare. Non se ne salva nemmeno una. La situazione peggiore la troviamo nelle province di Lucca e Massa Carrara (sette Comuni non raggiungibili). Poi troviamo Firenze e Siena (sei). Vanno meglio le cose a Pisa (due Comuni al buio) e ancor meglio a Prato e a Livorno (un solo Comune). Il problema non riguarda solo le zone sperdute in montagna, basti pensare al caso di Collesalvetti, in pianura (40 metri sul livello del mare).

Di fronte a tante proteste si muove la Regione Toscana, pur non avendo competenza in materia. D’intesa con l’Anci e i Comuni interessati chiederanno un incontro urgente ai gestori telefonici, nessuno escluso. Se non ci sarà alcun risultato si rivolgeranno al Governo e ai parlamentari, ponendo la questione sul piano nazionale. “È un paradosso che in alcune aree arrivi prima la banda ultra larga del segnale per il cellulare”, commenta Vittorio Bugli, assessore regionale alla presidenza e al rapporto con gli enti locali.

Occorrono seri piani di investimenti, tenendo conto anche del fatto che diversi Comuni non sono completamente al buio ma hanno un segnale debole, con una linea a singhiozzo. Le istituzioni e gli operatori facciano ognuno la propria parte per eliminare questo assurdo gap che penalizza chi vive e lavora in zone “senza campo”.

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