Tra i tanti settori che soffrono la crisi per il coronavirus c’è anche quello dei commercianti che, coi loro banchetti, animano (o per meglio dire animavano) le fiere paesane. Stiamo parlando degli ambulanti fieristici che ieri, a Lamporecchio (Pistoia), capitale del brigidino, hanno simbolicamente consegnato le chiavi delle loro attività (e dei furgoni) al sindaco. Una realtà importantissima per il territorio, con oltre cento ditte a conduzione familiare. Da mesi sono ferme e, sulla loro attività, non solo non ci sono date certe ma non si intravede neanche il minimo segnale per la possibile ripartenza.

“A rischio non ci sono solo decine di aziende ma anche il futuro stesso del brigidino, seriamente a rischio estinzione” osserva Filippo Bazzicalupi, presidente dell’associazione Brigidinai uniti di Lamporecchio. “Uno dei simboli culinari della Toscana nel mondo, un prodotto amato da grandi e piccini, potrebbe non sopravvivere a questa difficile crisi. Né il Governo né la Regione Toscana ci hanno minimamente considerato, e non parlo solo di noi brigidinai ma anche di tutti gli altri ambulanti fieristici: quelli della porchetta di San Savino, i ricami dei fiorentini e tante altre eccellenze toscane”.

Quando potranno ripartire? “Si parla di primavera 2021 – dice Bazzicalupi – siamo davvero a un punto morto e la cosa più grave è che si stanno bloccando interi paesi che tra produzione e indotto, vivono di prodotti tipici d’eccellenza toscana. Ma tanto per il Governo, capace solo di chiedere alle partite Iva di indebitarsi, siamo solo carne da macello”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Lamporecchio, Alessio Torrigiani. “Lamporecchio con i suoi 7.500 abitanti è una realtà dove sono concentrate tante di quelle eccellenze che ci rendono orgogliosi del nostro comune e a me di esserne il sindaco. All’interno della definizione di ‘commercio ambulante’, Lamporecchio ha una peculiarità in più rispetto ad altri, da tutelare affinché non sparisca: i brigidinai. Il brigidino è il dolce tipico del comune di Lamporecchio e non mancava mai ovunque ci fosse stata una fiera o una sagra. Ma se mancheranno, come questa pandemia impone, fiere, sagre, grandi eventi, cosa ne sarà di questo antico mestiere tramandato di generazione in generazione? Ecco perché non possiamo aspettare. Non possiamo aspettare che tornino i turisti nelle nostre splendide strutture ricettive, che tornino i ristoranti pieni, che tornino le fiere con i brigidinai, che torni lo shopping del sabato pomeriggio nei negozi. Noi abbiamo già avanzato alcune nostre proposte per quanto riguarda il settore degli ambulanti, e altre ne faremo per quello in sede fissa, alle associazioni di categoria, perché ci sono famiglie la cui vita va avanti anche se lo Stato ed il Covid ci impongono di aspettare. Con fermezza voglio dire a tutti i miei concittadini – conclude il sindaco – che farò tutto quanto in mio potere per rappresentare ovunque quelle che sono le necessità del nostro territorio, ma soprattutto che continuerò a lavorare, e spero anche con supporto, suggerimento e aiuto di tutti i settori economici locali, per trovare soluzioni alternative che permettano a tutti di non dover solo aspettare che torni tutto come prima”.

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