Ilaria Clara Urciuoli

Antico con il suo vestito di carta eppure sempre moderno e pronto a trasformarsi, anche ora che spegne 140 candeline: così si presenta Pinocchio, il burattino birichino, intraprendente e un po’ insolente in questi giorni festeggiato dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze che apre il suo archivio per realizzare una mostra dal titolo “Pinocchio 140×140”, visitabile fino al 4 ottobre, in cui sono esposte le tante edizioni illustrate del capolavoro collodiano che si sono susseguite a partire da quella prima pubblicata a puntate nel “Giornale dei bambini” dal 1881 al 1883.

Stili diversi, complessità differenti per letture del brano mai uguali: a ogni compleanno del burattino le ristampe contenevano immagini rispondenti ai gusti dell’epoca, illustrazioni che dunque cambiavano mentre cambiavano le generazioni dei lettori. Lungo i vari spazi culminanti nella sala Dante della biblioteca fiorentina ci troviamo davanti a incisioni a monocromo del tardo Ottocento di Mazzanti e Chiostri, alla grafica d’avanguardia di Pietro Bernardini, a disegni ricchi di dettagli di Sergio Rizzato e Roberto Molino, alle vignette di Jacovitti, ma anche ai lavori di tanti altri interpreti tra i quali non possiamo dimenticare Longoni, Berti e Talani.

A dominare la scena però sono due artisti, Sigfrido Bartolini e Venturino Venturi: il primo presente con alcuni dei 309 pezzi in legno utilizzati in dodici anni di lavoro per illustrare, con xilografie in nero e a colori, l’edizione del 1983 realizzata per il centenario di Pinocchio dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi; il secondo con 37 serigrafie originali usate nel 1981 per la Fanfani Pananti Editori cui si aggiungono le 30 litografie della cartella “Pinocchio realtà e fantasia” edite nel 1986 e alcuni disegni originali. In mostra anche due maschere in cartapesta e il bozzetto in ferro e stagno per il monumento a Collodi e un suggestivo manoscritto autografo del testo.

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