Se n’è andato uno sculture toscano considerato uno dei maestri dell’arte figurativa contemporanea italiana nel mondo, Giuliano Vangi: è morto martedì 26 marzo nella sua casa di Pesaro all’età di 93 anni. Nelle Marche viveva e lavorava dal 1978. La sua produzione artistica è stata rivolta in larga parte alla riflessione sull’uomo, alla sua solitudine e al dolore. A Vangi sono state commissionate diverse opere di carattere religioso: la statua di San Giovanni Battista a Firenze; il crocifisso e il nuovo presbiterio della Cattedrale di Padova; il nuovo altare e l’ambone del Duomo di Pisa; l’ambone per la nuova chiesa dedicata a Padre Pio progettata da Renzo Piano a San Giovanni Rotondo (Foggia); la grande scultura di marmo “Varcare la Soglia” per il nuovo ingresso dei Musei Vaticani; l’altare, dell’ambone e della cattedra del Duomo di Arezzo.

Dagli storici dell’arte Vangi viene visto come un prosecutore-innovatore della scultura figurativa italiana del dopoguerra, che annovera maestri del calibro di Arturo Martini, Marino Marini e Giacomo Manzù. Ha raccolto un grande successo internazionale: in Giappone gli hanno dedicato un museo nella città di Mishima.

Nato a Barberino di Mugello (Firenze) il 13 marzo 1931, Giuliano Vangi studiò all’Istituto d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dal 1950 al 1959 insegnò presso l’Istituto d’Arte di Pesaro. Si trasferì in Brasile, nel 1959, attratto dalla nuova grande architettura di avanguardia: in Sudamerica il suo linguaggio artistico mutò verso l’astrattismo, con sculture in acciaio e ferro. Nel 1962 il ritorno in Italia, prima a Varese e poi a Pesaro. Con la sua terra natale, la Toscana, aveva mantenuto un legame stretto, specie con Pietrasanta (Lucca), molto amata dagli scultori e nota come la “piccola Atene”, di cui era cittadino onorario dal 2011.

Vangi era arrivato in Versilia all’inizio degli anni Settanta quando, per una delle sue opere in bronzo, si rivolse a una delle celebri fonderie di Pietrasanta. Nel 1991, invece, frequentò alcuni laboratori in marmo della Piccola Atene per una scultura in granito. Da allora iniziò a collaborare con diverse botteghe artigiane di Pietrasanta, aprì il suo studio e, nel 2005, acquistò anche una casa in città dove soggiornò sempre più di frequente.

Nella sua lunga carriera artistica ha partecipato a numerose rassegne nazionali e internazionali tra cui la Biennale di Venezia, con una sala personale nel 1995. Tra le mostre personali quelle di maggior rilievo sono state a Palazzo Strozzi di Firenze (1967), alla The Universe and Art di Tokyo (1988), alla Società delle Belle Arti di Torino (1989), a Castel Sant’Elmo di Napoli (1991), al Forte Belvedere (1995) e agli Uffizi di Firenze (2000), al Museo di Hakone (2001), all’Ermitage di San Pietroburgo (2001), alla Rotonda di via Besana a Milano (2004), all’Istituto Italiano a Tokyo (2007).

Sparse in diversi luoghi d’Italia si possono ammirare altre sue opere: la Lupa in Piazza Postierla a Siena; una scultura in legno policromo nella Sala Italia di Palazzo Madama a Roma; la scultura “Donna in movimento” in una piazza di Pontedera (Pisa); la nuova Cappella del cimitero comunale di Azzano (Lucca). Vangi donò la scultura “Stazzema” al Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna (Lucca). Realizzata con una fusione in bronzo con inserti in rame, avorio, oro e granito, l’opera esprime il dramma degli uomini che scapparono nei boschi per sfuggire al rastrellamento e trovarono al loro ritorno le famiglie sterminate nella strage del 12 agosto del 1944.

Nella sua Barberino del Mugello è possibile visitare la Collezione Permanente Giuliano Vangi, che si trova nel Palazzo Pretorio. Al suo interno un gesso policromo “Ragazza con vestito di lana” e 79 grafiche, di diversi formati, realizzate con varie tecniche incisorie tra il 1964 e il 2006.

 

Foto: Arezzo24

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