Sembra una barzelletta ma non lo è: Facebook ha censurato il post di un’agenzia pubblicitaria in cui si elogiava il gustoso insaccato toscano. L’algoritmo del social network non ha “gradito”, facendo scattare il blocco del contenuto (con tanto di foto), comunicando la decisione in questo modo: “La tua inserzione sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community”.

Beata ignoranza! Il re dei social network inciampa in una topica clamorosa, confondendo fischi per fiaschi. La squisita finocchiona è stata scambiata per un insulto (eppure c’era anche la foto) e il messaggio prontamente bloccato. Eppure sarebbe stato sufficiente andare su un qualunque dizionario online, cercare la parola incriminata e trovare il significato.

Su Treccani.it:
“Indicazione geografica protetta del salume prodotto nell’intero territorio della regione Toscana, a esclusione delle isole, e ricavato da carni suine delle razze tradizionali Large White Italiana, Landrace Italiana e Duroc Italiana. Il prodotto si connota per l’aroma del finocchio, utilizzato in semi e/o fiori nell’impasto, da cui deriva il nome ‘finocchiona’, e per la sapiente lavorazione che conferisce alla fetta una particolare morbidezza”.

Su Wikipedia:
“La finocchiona è un insaccato tipico toscano preparato con carne di maiale macinata, aromatizzata con semi di finocchio e bagnata con vino rosso. Dall’aprile 2015 è riconosciuta come prodotto IGP”.

Su Garzanti linguistica.it:
“Tipico salume toscano aromatizzato con semi di finocchio”.

Potremmo andare avanti a lungo. Evidentemente il mondo dove tutto è automatizzato e persino l’intelligenza artificiale è capace di fare ricerche, più veloci e approfondite dell’uomo, in questo caso ha clamorosamente toppato.

Verrebbe da dire: Facebook, posa il fiasco! In realtà questo scivolone qualcosa ci insegna: guai ad affidare tutto alle macchine (cosa che peraltro avviene sempre più). E guai a pensare che le macchine possano fare sempre meglio di noi umani.

L’agenzia pubblicitaria (Interiora Design) dopo la censura ha fatto buon viso a cattivo gioco rispondendo con ironia e sagacia: “Caro Facebook, vorremo dirti che ‘Finocchiona’ non è un insulto ma un insaccato tipico toscano! L’offesa sta nel non conoscere questa prelibatezza!“. Ben detto.

 

Foto: finocchionaigp.it

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