Enrico Galiano è forse l’insegnante più famoso d’Italia, forte dei suoi 134.153 follower di Facebook e dei 22.200 iscritti al suo canale di Youtube; senza dimenticare che i suoi libri, pubblicati con Garzanti tranne l’ultimo con Salani, sono ormai dei best-seller. E proprio per parlare del suo recente esordio nella narrativa per ragazzi, il prof. Galiano, insegnante di materie letterarie in una scuola media della provincia di Pordenone, è venuto a Castelfranco di Sopra (Arezzo) la sera di venerdì 15 luglio. La società segreta dei salvaparole è una storia di amicizia e di coraggio che vuole spiegare quanto sia importante proteggere le nostre parole: il migliore strumento che abbiamo per orientarci nel mondo.

Per chi non lo conoscesse, Castelfranco di Sopra è ben piazzato nella lista dei borghi più belli d’Italia per la sua particolare struttura architettonica e urbanistica; e infatti ha offerto come sfondo della conversazione letteraria la magnifica facciata barocca in pietra arenaria della chiesa di San Filippo Neri. Ma anche il prof-scrittore nonché star del web (la sua webserie “Cose da prof” ha superato i venti milioni di visualizzazioni) può vantare un riconoscimento ufficiale: nel 20015 è stato inserito nella lista dei migliori 100 insegnanti italiani dal sito Masetrprof.it.

Qual è il segreto del successo di Enrico Galliani, che il noto giornalista e scrittore Massimo Gramellini ha definito “un insegnante stile Attimo fuggente“? È lui stesso a spiegarlo quando racconta apertamente della sua vita e dei suoi errori; non a caso uno dei suoi libri precedenti e forse il più noto si intitola proprio “L’arte di sbagliare alla grande”. Il rapporto con gli studenti, dice, deve fondarsi sull’apertura e sull’ascolto, e sull’accettazione dei loro errori.

Un ragionamento che sembra un paradosso, soprattutto se fatto da uno che per professione gli errori li dovrebbe sanzionare o quantomeno correggere. E invece no, perché gli errori (ovviamente non si sta parlando di ortografia o di grammatica) servono a far crescere i giovani se diventano motivo di riflessione. Qui l’insegnante diventa maestro: se non si pone come giudice ma se comprende e si affianca all’allievo, e lo guida nell’elaborazione dei suoi sbagli.

Insomma, ci vuole passione per essere davvero bravi insegnanti: riuscire, come fa Galiano, a trasmettere l’amore per gli studi, e quindi saper comunicare. Ma per comunicare bisogna partire dall’ascolto e dall’empatia, per poi passare al dialogo.

Qualcuno gli chiede se preferisce presentare i suoi libri nelle librerie davanti a un pubblico di adulti o nelle scuole. Lui senza esitare spiega che con i ragazzi si trova in perfetta sintonia, anche perché è proprio da loro che gli sono arrivati i migliori stimoli per la sua attività letteraria. Come quando un ragazzino di tredici anni una volta gli chiese: “Scusi, prof, qual è stato il più grande sbaglio della sua vita”?

Galiano conclude dicendo che intende smontare lo stereotipo secondo il quale gli adolescenti di oggi siano tutti pigri, svogliati e perennemente sdraiati a giocare con i videogames. I giovani, invece, ci osservano e ci interrogano. Sta a noi adulti non sottrarci alle loro richieste di trovare un significato nella vita.

Roberto Riviello

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