Andrea Cosimi

Nel “bel” mezzo di una pagina drammatica di storia che, tutti insieme, siamo costretti a vivere e fronteggiare, sento forte il desiderio di dedicare queste righe alla parte più giovane della popolazione, quella della quale, sostanzialmente, nessuno parla. Da quando è nato tutto questo incubo poche sono state, in generale, le parole e le attenzioni rivolte a nostri bambini e ai nostri ragazzi, ai nostri figli costretti, loro malgrado, a confrontarsi con una realtà della quale, senza ombra di dubbio alcuno, loro più di tutti non hanno alcuna responsabilità. Che colpa ne hanno loro del Mondo che stanno prendendo in eredità, di un Mondo nel quale siamo capaci di quasi tutto ma non di fronteggiare un parassita intracellulare non visibile ad un microscopio ottico? Un Mondo “industrializzato” nel quale i tagli alla Sanità Pubblica sono stati continui e inesorabili?

Siamo tutti giustamente preoccupati di debellare questo virus che tanto dolore sta arrecando, che ci obbliga a tante privazioni impensabili fino a poco tempo fa, che ci mette paura e turba i nostri sogni e le nostre giornate. E altrettanto giustamente siamo tutti protesi a ciò che sarà il futuro delle nostre tasche, delle nostre Economie. Ma ai risvolti sociali e psicologici ci abbiamo pensato abbastanza? Alla moltitudine di bambini costretti nelle case, di cui molti in appartamenti senza un giardino?

Al numero imponente di liceali e universitari costretti, nel momento normalmente più bello e spensierato di una Vita, a trascorrere intere giornate tra quattro mura, per fortuna in questo caso supportati da un mondo parallelo sul web che fa sentire meno soli e meno lontani? Le misure draconiane e durissime adottate in Italia e non solo non trovano al momento d’accordo un Paese evoluto e industrializzato come la Svezia, dove invece si ritiene che le stesse abbiano un impatto limitato sulla lotta al virus ma ne abbiano uno sociale e psicologico durissimo.

Mi raccontava un caro amico che il suo bambino, di otto anni, la notte si sveglia spesso in preda agli incubi del “mostro Coronavirus”. Un altro amico genitore mi diceva che suo figlio, 14 anni, ha giorno dopo giorno perso il sorriso. Mio figlio, di venti anni, mi inorgoglisce ogni giorno per come approccia alla giornata, lui, come tanti altri, pieno di voglia di vivere, con una ragazza che non può vedere da quasi un mese, con amici con i quali era abituato a vedersi continuamente e che adesso, se va bene, visualizza ogni tanto tramite uno schermo.

C’è chi dice che fa bene annoiarsi, che tutto questo incredibile momento che stiamo vivendo alla fine ci fa bene e ci fortifica, che possiamo recuperare energie interiori, eccetera. Sì, va bene, può darsi, posso essere d’accordo. In parte. Ma, tutti insieme, facciamo un grandissimo applauso alle giovani generazioni, che già da come si comportano in questo difficilissimo momento ci dimostrano che sono migliori di quelle che le hanno precedute. Assistono in silenzio a ripetute, stucchevoli e strumentali polemiche politiche, a squallide e frequenti ostentazioni di tuttologi improvvisati, ogni giorno. Soffrendo, metabolizzando, riflettendo, tenendo duro, in silenzio.

Ragazzi il Mondo è vostro, quando ripartirà dategli le sembianze del vostro equilibrio, della vostra genuinità e dei vostri sogni. Siete meglio di noi!

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