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Storie di giusti nello sport e di calcio dantesco

- Cultura
19 Maggio 2025

Giuseppe Capuano

Voglio concludere il mio trekking al Salone del libro di Torino con due presentazioni che riguardano lo sport. La prima, a cura della Fondazione Gariwo, edito da Mimesis, intende diffondere le più grandi storie di giustizia e diritti umani nello sport. Ne hanno parlato: Mauro Berruto, deputato e allenatore di volley e CT della nazionale dal 2010 al 2015; Giulia Riva, giornalista, nuotatrice, campionessa alle Paralimpiadi, conduttrice radio e tv, membro della giunta regionale per lo sport del Piemonte; Gino Cervi, giornalista sportivo a tutto tondo e scrittore.

Intanto chiariamo una cosa. I protagonisti del libro non sono eroi ma atleti che si sono distinti per affermare valori e diritti universali nel mondo dello sport, e non solo, usando la loro popolarità. Non a caso la copertina riporta la storica foto della premiazione dei 200 metri piani alle Olimpiadi del Messico nel 1968, quella, iconica, dove i due atleti di colore, Carlos e Smith, nel momento glorioso della premiazione, alzano il pugno chiuso in un guanto nero, simbolo del potere nero contro l’apartheid . Ma è la non notizia quella che invece fa capolino nel libro. Chi è quel secondo classificato, chiuso nella sua tuta,  sul secondo gradino del podio, che sembra trovarsi lì per caso? È l’australiano Norman Peter che invece aveva capito il gesto dei due velocisti neri e li appoggiò, pagandone le conseguenze maggiori, boicottato per gli anni a venire dai responsabili sportivi australiani. Nacque un’amicizia profonda fra i tre e Carlos e Smith furono tra coloro che portarono a spalla la sua bara il giorno dei funerali.

Giulia Riva ci racconta invece la storia del neurologo italiano Antonio Maglio, padre delle Paralimpiadi insieme a Sir Ludwig Guttmann medico ebreo tedesco fuggito poi in Inghilterra. I due erano convinti che lo stimolo della competizione fosse la terapia giusta per superare i numerosi problemi dovuti alla disabilità. La sintonia dei due trovò concretezza quando i Giochi Internazionali per disabili si svolsero parallelamente alle Olimpiadi estive ufficiali del 1960 a Roma: 400 atleti disabili parteciparono a quella che è stata poi definita la prima moderna Paralimpiade.

E oggi? Cosa c’è al riguardo?

Berruto sostiene che c’è ancora molta diffidenza in Europa nel “metterci la faccia”, a differenza degli USA dove invece  molti atleti spendono la loro popolarità in proteste e azioni a carattere squisitamente politico e sociale. “Pensa a giocare” continua ad essere il refrain più gettonato in Europa o per lo meno in Italia.

Cervi aggiunge che ultimamente alcuni atleti in Europa stanno partecipando alle campagne ambientali denunciando i pericoli connessi al cambiamento climatico.

L’altro libro si intitola “Nel mezzo del pallon di nostra vita” del giornalista Luigi Garlando, autorevole penna della Gazzetta dello Sport. Appassionato di calcio e di Dante non è nuovo a trasposizioni calcistiche da fenomeni letterari. In endecasillabi perfetti come l’avrebbe immaginata il Sommo Poeta, Luigi Garlando stupisce il lettore in quella che è la sua opera più ambiziosa ma anche più divertente: un vero libro-mondo che farà la gioia di tutti gli appassionati di calcio e… di Dante!

Ma chi è il fiorentino in questa parodia? Roberto De Zerbi, allenatore in crisi perché amante del bel gioco in un mondo calcistico dove valgono solo i risultati.

Virgilio è Niels Liedholm che lo accompagna nel lungo viaggio nell’aldilà e lo sostiene dicendo che il Dio del Calcio ama quelli del bel gioco.

Insomma, questa diatriba che accompagna il calcio da sempre è il leit motiv del libro. Le punizioni infernali, come da tradizione medievale, seguiranno anche qui la legge del contrappasso.

Nel girone dei Violenti troveremo perciò Andoni Goikoetxea, passato alla storia come «il macellaio di Bilbao», il calciatore che ruppe la caviglia a Maradona, maciullato nelle carni da cani mastini.

I Giocatori Furbi, i “Tuffatori d’area”, saranno invece condannati a tuffarsi perennemente in una vasca piena di pescecani.

Nel girone dei Talenti Sprecati troveremo ovviamente Balotelli e Leao che avranno come pena lo stare in un deserto con appena una goccia d’acqua a testa: una goccia da non sprecare, appunto.

Il girone degli Avidi è cosparso di fuocherelli accesi calpestati dai calciatori che hanno pensato in primo luogo ai lauti guadagni; hanno due monete sugli occhi, perciò non possono vedere dove andare e non possono scansare il tormento. Roberto Mancini è fra di essi, ma io gli avrei dato le attenuanti.

Chi troviamo nel girone dei Traditori della Maglia? Facile, il Giuda Donnarumma. È appeso a un’asta come fosse una banderuola al vento, pizzicato per l’eternità dai gabbiani.

Nel girone più in basso, quello più vicino a Satana, troviamo naturalmente il girone dei Traditori del Gioco. La fanno da padroni Josè Mourinho e Massimiliano Allegri, costretti a vestirsi e comportarsi da pagliacci, come in un circo, scimmiottando il giocoso divertimento circense.

Nel Purgatorio il Dante scrittore mette Falcao nella cornice degli Ignavi, perché con una banale scusa si rifiutò di tirare il rigore nella finale di champions che opponeva la Roma al Liverpool. Come tutti ricordano la Roma perse ai rigori e  per espiare la pena il “Re di Roma” dovrà tirare rigori ad oltranza.

Nella cornice dei Calciatori Imperfetti il posto d’onore spetta a tal Evaristo Beccalossi, gioia e dolore dell’Inter, grande talento e poca abnegazione.

Nella cornice dei Mercenari ci sono Ibrahimovic e Rolando che prima di accedere al Paradiso dovranno soffrire un altro poco; dice Dante Garlando che solo il grande talento non ha permesso che fossero scaraventati all’Inferno a far compagnia a Gigio Donnarumma.

Non resta molto tempo per raccontare del Paradiso.

Là, vicino al Dio del Calcio inteso come Bel Gioco, ci sono i mediani padroni del centrocampo, quelli del “sempre lì, lì nel mezzo”, ispirato brano di Ligabue.

Ci sono i grandi n. 10 e i grandi Goleador, come Pablito Rossi, Gigi Riva e Vialli, quest’ultimo in pena perché non sa, a differenza di noi lettori, dove si trova il suo caro amico Mancio.

Ai lati di Dio, come da tradizione, siedono tre spiriti magici: Facchetti, Scirea e Maldini, tre rappresentanti del calcio vittorioso e spettacolare, l’essenza del Calcio italico, quindi mondiale.

E ora si torna a casa, a Pisa, in piena euforia da serie A. Una squadra da Paradiso.

Giuseppe Capuano

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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