All’ennesimo appuntamento del X Festival Musicale Internazionale Fanny Mendelssohn non credo di essere stato l’unico a recarmi con molte aspettative. Intanto il luogo era nuovo e fuori provincia, dato che si andava in quel di Torre del Lago, presso l’ Auditorium intitolato alla nipote del grande Maestro del luogo, Simonetta Puccini. La discendente dell’immenso autore di indimenticabili opere nel 2003 acquistò il luogo adiacente la Villa Museo pucciniana per donarlo alla sua Fondazione nel 2009. Tale costruzione, nata come casa coloniale, dagli anni Sessanta ai Novanta del secolo scorso divenne un ristorante-albergo, prima di essere ristrutturata in modo da far diventare la veranda, due anni fa, un ottimo Auditorium dalla splendida acustica, dove ci siamo felicemente assiepati.

L’ottima organizzazione della Fanny, guidata dalla direttrice artistica Sandra Landini e dai suoi valenti collaboratori, è riuscita a portare il Festival fino a questo “santuario” pucciniano grazie anche alla collaborazione con l’Associazione Culturale Ville Borbone e dimore storiche della Versilia, diretta da Mariassunta Casaroli, presente all’evento, come sempre sold-out.

Il concerto, poi, offriva alte aspettative perché vedeva sulla scena un pianista, Ivan Donchev, il cui curriculum prometteva una giornata di grande musica. Nato a Brasov, in Bulgaria, una quarantina di anni fa, Donchev, rivelatosi in tenera età come un enfant prodige di ottimo livello, dopo studi qualificati internazionali è diventato così abile sulla tastiera pianistica da suonare in tutta Europa, Russia, Stati Uniti, Messico ed Asia. Il noto pianista italo-francese Aldo Ciccolini ne parla come di un “artista di eccezionale qualità musicali; la piattaforma download di musica Quobuz Magazine lo definisce “raffinato”; secondo il periodico tedesco “Darmstadter Echo” Donchev è anche pieno di temperamento, mentre “Il Cittadino” di Lodi lo definisce un musicista “dotato di tecnica impeccabile e incredibile capacità di emozionare”. Sono solo alcune delle tante, molto positive recensioni, relative a questo prodigioso artista che si è subito presentato al pubblico con molta generosità e chiarezza illustrando, in perfetto italiano e in maniera approfondita, il programma che avrebbe presentato nel pomeriggio, modalità non usuale e molto apprezzata dagli astanti.

Gli autori che il pianista ha offerto nell’accogliente Auditorium, suonando senza spartito, sono stati E. Schubert (1797-1828) e S. Rachmaninov (1873-1943).

Dell’indimenticato e prolifico Schubert sono stati suonati i noti quattro Improvvisi op. 90 D 899. Questi sono dei piccoli pezzi per pianoforte scritti dal sensibile autore viennese poco più di un anno precedente la prematura dipartita, a soli trentun anni, per una febbre tifoide venuta a colpire un fisico già da anni minato dalla sifilide. Questi Improvvisi sono delle specie di “schizzi pianistici” per dirla con il critico Carlo Cavalletti, privi di intenti descrittivi e volti invece, secondo la poetica romantica, a esprimere in modo sintetico uno stato d’animo, un pensiero volante.

Il pianista ha saputo rendere la profondità e il tormento dell’anima schubertiana presenti nei quattro momenti musicali (do minore, e mi, sol e la bemolle maggiore) che solo molti anni dopo la scomparsa dell’autore hanno avuto meritata fortuna. Non sono certo pezzi da salotto ma materia per virtuosi che riescono a coglierne l’intimo lirismo, la melodia sottesa, il fascino poetico.

Il secondo autore esaltato dal talentuoso pianista è stato il più contemporaneo russo S. Rachmaninov, uno dei più grandi compositori, pianisti e direttori d’orchestra russi di sempre, naturalizzato americano due anni prima della scomparsa dato che, a seguito della rivoluzione bolscevica, emigrò nel 1917 negli Usa dove vi  terminò l’esistenza durante la seconda guerra mondiale. Del compositore russo dalle lunghe mani corrispondenti ai suoi 2 metri di altezza, si è potuto ascoltare la Sonata n.2 op.36.

Trattasi di un’opera complessa scritta dal genio musicale russo nel 1913 e rivista nel 1931 per renderla più fruibile al pubblico. Parte con un allegro agitato dai toni perentori che vengono successivamente placati da un secondo tema non allegro ma più calmo e sereno, punto centrale dell’opera, che prevede un terzo movimento, allegro molto, irrompente in modo rabbioso prima di lasciar spazio a momenti lirici. Non si tratta certo di un ascolto facile ma reso gradevole e interessante dal gran tocco e dall’energia di Donchev che ha esaltato con la sua maestria il pubblico tributante. alla fine dell’esibizione, numerose salve di applausi cui ha generosamente risposto offrendo due stupendi bis di brani noti come l’ “Ave Maria”, ancora di Schubert, e la “Danza rituale del fuoco” di Manuel De Falla.

Insomma, come si evince, è stata un’altra stupenda esibizione musicale offerta dalla Fanny, anche se certamente tra le migliori in assoluto, che ha ampiamente soddisfatto le aspettative con cui tutti noi spettatori, melomani e non, ci eravamo recati fin lì.

Il prossimo appuntamento avrà luogo Giovedì 20 Aprile, alle ore 21.00, presso la Villa Alta di San Giuliano Terme. Li si esibirà il Duo Des Alpes composto dal violoncellista Claude Hauri e dal pianista Corrado Greco.

Per  prenotazioni si può fare riferimento ai seguenti recapiti:

Tel. 347-6371189 – 347-8509620

associazionefanny@gmail.com

www.fannymendelssohn.eu

Guido Martinelli

Foto di Alessio Alessi

 

 

 

 

 

 

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