Paolo Lazzari

Ottava vittoria nelle ultime nove gare, tra campionato e coppa. Alzi la mano chi, in tutta franchezza, ci avrebbe puntato un euro fino ad un paio di mesi fa. Espugnare San Siro poi, sconfiggendo un’Inter che al netto delle ultime deludenti prestazioni resta ancorata alla zona Champions, rende la lunga impresa viola ancora più sapida. Servivano coraggio, tecnica e dedizione. Non è mancata nessuna di queste componenti. Nemmeno un pizzico di buona sorte, quando Lukaku si è divorato il gol.

Quanti segnali confortanti dalla sfida di sabato sera. Un match che certifica lo stato di salute viola, perché le gambe girano a meraviglia, sempre istruite da pensieri lucidi. Il gruppo è ormai un’orchestra che sa compattarsi quando serve e produrre sinfonie dirompenti alla prima occasione utile. Poi ci sono gli acuti dei singoli. Meraviglioso ritrovare definitivamente il proprio dieci, dopo un lungo inverno calcistico. Schierato su una zolla non sua, al posto di Amrabat, Castrovilli ha danzato mixando eleganza a efficacia. E il marocchino, stoico, pur osservando il ramadan ha gettato cuore, tecnica e polmoni sul campo, quando è subentrato.
E poi: il provvidenziale tempismo di Jack Bonaventura, la tenuta stagna di una difesa mai così solida negli ultimi quindici anni, la sostanza di un Mandragora recuperato, quella distribuita da un Arthur Cabral che, anche quando non segna, sa impegnare le retroguardie altrui e innesca il gol. L’organizzatore di questa magnifica scollinata verso la parte alta della classifica, Italiano, finalmente incassa una quantità di meriti dopo la caterva di critiche contundenti di inizio anno.
Sembrava una stagione nata irrimediabilmente sghemba. Questa luccicante Fiorentina, ancora in corsa su ogni fronte, sta correggendo una storia nata priva di soddisfazioni.

Foto e video: Acf Fiorentina (Facebook)

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