Roberto Riviello

Quando pensiamo al Carnevale ci vengono subito in mente le raffinate maschere e i bellissimi costumi settecenteschi di Venezia, o la celebre sfilata dei carri sul lungomare di Viareggio, che si arricchisce di anno in anno con personaggi ispirati alla cronaca e alla politica. Ma c’è un altro Carnevale che non è così noto e però non ha niente da invidiare ai primi due in quanto a eleganza e preziosità. È il Carnevale dei Figli di Bocco che si celebra a Castiglion Fibocchi, in
provincia di Arezzo, quest’anno giunto alla ventesima edizione.

Chi si reca a Castiglion Fibocchi nei giorni della festa (solitamente i primi due fine settimana di febbraio) e si aspetta di vedere una sagra paesana allietata da qualche figurante in maschera e tanti bambini che si lanciano coriandoli, rimane certamente e piacevolmente sorpreso di fronte alla magnificenza del Carnevale di questo antico borgo della provincia aretina, situato lungo la via dei Setteponti e caratterizzato da stretti vicoli nel suo centro storico.

Ebbene, è proprio lungo questi vicoli, come nei cortili e nelle piazzette che ogni tanto si aprono offrendo scorci suggestivi, che si possono ammirare alcune decine di figuranti che indossano maschere dorate o argentate, abiti sgargianti cuciti con stoffe preziose e abilmente ricamati, copricapi fantastici che devono essere stati ideati e realizzati da artigiani di eccezionale bravura.

È davvero un’atmosfera magica, che ci trasporta in un clima fiabesco da “c’era una volta” ma anche nel mondo di “Alice nel paese delle meraviglie”, perché le maschere e i costumi sono barocchi, misteriosi, coloratissimi; e non solo i bambini, bensì tutti i visitatori ne restano incantati, affascinati, quasi abbagliati. E naturalmente è una gara a farsi fotografare accanto ai costumi più belli.

Il borgo è totalmente immerso in questa dimensione fantastica, ed è bello camminare per i suoi vicoli senza seguire un percorso prestabilito; e incontrare improvvisamente queste regine, questi cavalieri, queste dame, questi maghi e queste fate che stanno lì ad aspettarci e si mostrano sotto un balconcino o dentro un vecchio portone o appena svoltato l’angolo.

Nel pomeriggio il Re Bocco si affaccia ad una finestra della piazzetta centrale e proclama la maschera più votata dal pubblico: quest’anno ha vinto la Regina delle Nevi, con il suo ricchissimo costume bianco e una parrucca altrettanto bianca.

Sul tramonto c’è poi il grande corteo di tutti figuranti, preceduto dal rullo dei tamburi e dagli squilli di tromba degli Sbandieratori di Arezzo, anch’essi vestiti in bellissimi costumi, che precedentemente si sono esibiti nei tradizionali lanci delle loro bandiere.

A chiusura dell’ultima giornata del Carnevale, il Comune offre una pastasciutta a tutti. Sembra che derivi da un’antica tradizione contadina: quando si portavano in piazza le famose “caldaie”, in origine usate per cuocere le verdure destinate agli animali e poi adattate per l’occasione alla cottura della pasta.

Roberto Riviello

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