Paolo Lazzari

Forse la rappresentazione più nitida del disagio grumoso dentro cui annaspa da settimane la Fiorentina sta tutta in quella fotografia: Jovic e Cabral, i centravanti designati titolari, appollaiati mestamente in panchina. E davanti c’è la Juventus, che non sarà da un pezzo una abbacinante corazzata, ma nemmeno l’Atletico Scandicci. L’assetto tattico scelto da Italiano, con Kouamé falso nueve, non racchiude alcuna velleità da smargiasso. Semplicemente, è la rappresentazione tattile di una realtà ormai acclarata: le punte non segnano. Ancora una volta, l’afflato pittorico è diffuso e lodevole, ma la tela resta incompiuta. Inutile progettare calcio, disimpegnandosi a tratti molto meglio della Vecchia Signora – ma sul piano del gioco ci vuole francamente molto poco – se poi non la sbatti mai dentro.

Se poi l’uomo prescelto come salvatore della patria gigliata risulta il peggiore in campo, se i terzini fluttuano senza costrutto, se gli esterni svaporano senza mai incidere, allora i condizionali diventano troppi da digerire. La viola incassa, eppure non si disunisce. Troverebbe anche un tardivo pareggio, ma la gemma di Castrovilli viene sbriciolata dal Var. Così si consuma l’ennesima prova da irrisolti. Così si paga l’ennesima tassa di un campionato da profondo rosso.

Appellarsi alla sfiga o a qualche ingiustizia derivata da sconcertanti allineamenti cosmici non serve. La Fiorentina non difetta in determinazione e sciorina un possesso palla pregnante, ma poi tutto si esaurisce qui. La squadra si smarrisce inesorabilmente negli ultimi sedici metri. La porta pare rimpicciolirsi, gli occhi si fanno appannati. Non è per forza questione di iattura. La Viola diserta il destino europeo al quale in molti volevano ascriverla, dopo i baluginii della scorsa stagione, semplicemente perché nel calcio ci sono le categorie. E spiace invocare Allegri, profeta del “cortomusismo” scialbo, ma su questo ci ha preso sul serio.

La squadra è vulnerabile. Espone crepe che si allargano in ogni reparto, perché chi era stato scelto per fare la differenza affonda una partita dietro l’altra, avvitandosi tra i mulinelli della sua mediocrità. Dopo settimane di inconcludente attesa, ora possiamo pure dirlo a gran voce: il mercato non ha portato in dote i frutti sperati. Anzi, il collettivo si è indebolito rispetto ad un anno fa. Serviva, probabilmente, mettere via l’umana tracotanza nella finestra di gennaio. Ammettere che si era sbagliato, e non di poco. E correggere il tiro, almeno per il terminale offensivo. Si è scelto, invece, di fare spallucce.

Così la Fiorentina pare consegnata ad una lenta agonia: altro che Europa. Se non si inverte in fretta il trend, toccherà guardarsi le spalle. L’unica via per raddrizzare una stagione nata sghemba, adesso, sembra quella che passa dalle coppe. Non sarebbe la prima volta che una squadra cambia radicalmente pelle, saltando da una competizione all’altra. Staremo a vedere. Di certo Firenze non merita questa indigestione di sogni infranti.

Foto: Acf Fiorentina (Facebook)
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