Maurizio Ficeli

Stiamo entrando nel periodo natalizio e nel centro di Pisa, come in altre città, si cominciano a vedere le prime illuminazioni, le vetrine dei negozi agghindate per l’occasione, i colorati mercatini e tanta gente in giro per acquisti. Tutto questo pullulare di iniziative e di persone indaffarate mi fa tornare alla mente certi personaggi che hanno fatto la storia del centro di Pisa ma che non ci sono più. Negli anni la città ha cambiato pelle e con la globalizzazione ha perso un po’ di quella pisanità popolare e genuina che l’aveva sempre caratterizzata.

Mi trovo a passare per Corso Italia, in direzione Ponte di Mezzo, e arrivando davanti alle Logge di Banchi ripenso al mitico “Rosso“, conosciuto anche come “Braccio di Ferro” vista la vaga somiglianza al famosissimo personaggio dei cartoni animati. Era noto a tanti pisani perché vendeva lo zucchero filato, vestito tutto di bianco, con in testa il cappellino da marinaio e l’ancora tatuata sul braccio, attirando l’attenzione dei piccoli ai quali, dal suo banco, gridava simpaticamente: “Bimbi, piangete, che mamma ve lo ‘ompra!“. Inoltre amava intrattenere i passanti fischiando forte e, quando lo zucchero filato era pronto, urlava ad alta voce: “Bolle, bolle, bimbe, bone, bolle! Vado Viaaaa”, il tutto seguito dal suono di una tromba color rosso che aveva un dotazione. Era anche presente in tutte le fiere e le sagre della zona mentre in estate lo si poteva trovare sul litorale pisano a vendere granite alla menta al grido di “questa è la menta di Faenza, chi un la mangia ora resta senza”, oppure “è arrivata la menta, il mentaio! Questa non è la menta di Pavia, che se l’assaggi poi la butti via”. Aveva partecipato anche a qualche spot pubblicitario sulle tv locali. Un personaggio latore di una vera pisanità spontanea e popolare che manca a tutti.

Oltrepassando il ponte di mezzo, davanti alla chiesa di San Michele in Borgo, c’era una donna con il suo carretto che vendeva le caldarroste: quante volte da bimbetto ne ho acquistate a cartocci interi. Mi pare ancora oggi di sentirne il profumo e il sapore. Più avanti, in largo Ciro Menotti, dove ora campeggia la statua di Galileo Galilei, mi tornano in mente i banchi che vendevano il vischio: uno di questi era gestito da un personaggio pisano doc, il famoso Mario Marrazzini detto “il Biondone“, originario di piazza Santa Caterina ma in seguito trasferitosi a Gagno. Grande tifoso del Pisa, che seguiva dalla Curva Nord in compagnia dell’amico Danilo Carlotti, anch’egli grande figura, montatore della barca di Santa Maria alle regate di San Ranieri. Lui e Danilo ad ogni vigilia di Natale si recavano nella sede del Pisa, in via Risorgimento 30, a omaggiare il Presidente Romeo Anconetani con un mazzo di vischio confezionato di tutto punto, che Romeo apprezzava molto.

Girando per Borgo Stretto chi di noi pisani, negli anni 70/80, non ha mai notato le performance del mitico “Sceriffo“, che aveva il passo da vero cowboy con tanto di cappello e cinturone, ma senza armi. Il suo passaggio per strada non gli evitava qualche coro ironico del tipo “posa le pistole!”. Era quasi sempre in compagnia di un altro personaggio, “Morandi”, di cui parlammo tempo fa.

Come non ricordare, poi, il “Ceino” che suonava l’ocarina? Veniva da Ponsacco e raggiungeva Pisa ogni giorno con il pullman, allietando i passanti con le sue suonate. Chi invece frequentava il Cinema Odeon, che una volta non era ancora multisala, di certo qualche volta avrà notato l’omino dello “Scarababau“. Vendeva semi (in pisano le seme), noccioline e bibite. D’estate lo potevi trovare in spiaggia a Marina di Pisa o Tirrenia, a vendere mentine e croccantini, che custodiva in una cassetta bianca attaccata a un’asta che piantava sulla sabbia, gridando: “Si va viaaa, la ditta Scarababau arriva!”.

Sono alcuni dei tanti personaggi a cui ripenso quando faccio un giro in città, protagonisti di una Pisa che non c’è più ma che resteranno sempre nella memoria della nostra città per la loro schietta e bella pisanità.

Maurizio Ficeli

 

2 Comments

  1. O Morandi che cantava col bicchiere di carta soleva dire MORISSI ORA NON MI PARREBBE VERO..

  2. sono del 1967 e posso testimoniare di come anche io ho conosciuto il personaggio dello zucchero filato che ogni tanto ho riesumato nei ricordi, quindi questa notizia è più che gradita oserei dire un regalo del prossimo natale grazie si si ricordo il personaggio folcloristico anche un pò inquietante questo personalmente ma senza un dato di fatto,certo che gli scherzi era pronto ha farli mi ci sono trovato,tutto all’insegna di un gioco,il fischio era prodotto da quello strumento che si metteva sotto la lingua tipo una membrana metallica che io non ho mai saputo adoperare,ma che lui dominava con grande maestria produceva dei suoni mai più sentiti e tutte quelle frasi sono vere le confermo tutti i passaggi sono proprio quelli che sentivo anche io,poi quando scendeva dalla sua carrozza dello zucchero filato,ecco che li le dimensioni si palesavano,in una statura molto ridimensionata,un personaggio ulteriormente diverso era un continuo rimanere stupiti,un mandrake,un fenomeno ,ancora grazie per questo pensiero.PS massimo rispetto per la persona ,io ero molto giovane un ragazzo il ricordo è abbastanza lontano,nel tempo,ringrazio e mi scuso per un eventuale mio eccesso nel rappresentare il ricordo,auguro ha tutti il bene,saluti,grazie.

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