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I Pisantropi salveranno Pisa? Intervista a Valeria Tognotti

- Cultura, Interviste
22 Luglio 2019

Guido Martinelli

I Pisantropi sono animali mansueti che si aggirano tra i vicoli e le piazze della città della Torre e sono definiti così in quanto affetti da “pisanite recidiviante”, per dirla come Giampaolo Testi, uno dei più grandi esemplari in tal senso che coniò il termine. Questi soggetti si contraddistinguono per il grande sentimento amoroso verso il luogo di nascita o di residenza e sono riconoscibili per la pelliccia rossa con croce trifogliata bianca che alcuni di loro, non solo maschi, ravvivano con una sciarpa neroazzurra al collo contrassegnata dalla lettera B. Si nutrono di minestra di pane, bordatino, stoccafisso, mucco, baccalà e torta coi bischeri annaffiati da vino delle colline.

Sono nobili fiere dalla lingua lunga, polemici e criticoni, che provano perenne nostalgia e rimpianto di quel felice e perduto tempo antico in cui Pisa era una delle potenze più importanti dell’orbe terraqueo conosciuto, come testimoniano gli stupendi monumenti di Piazza del Duomo e le altre bellezze cittadine. Queste signorili creature si destano brevemente dal loro letargo lisergico durante le celebrazioni rievocative del Capodanno pisano del 25 marzo, dato che fino al 1749, a Pisa, l’anno iniziava il giorno del concepimento di Gesù Bambino, nove mesi prima del Santo Natale.

Dopo un breve periodo di socialità questa specie si lascia riavvolgere dal torpore fino al risveglio estivo. Dai primi giorni di giugno, infatti, si registra il maggiore avvistamento di queste amabili fiere allorché prendono a spandersi a branchi nei lungarni nel corso delle varie manifestazioni del mese: la Luminara, il Palio Remiero di San Ranieri e il Gioco del Ponte. Senza tralasciare la rituale regata delle Repubbliche Marinare che si svolge annualmente, a turno, in una delle quattro gloriose cittadine e che molti di loro seguono con attenzione.

A un mese dall’ultimo avvistamento riteniamo che si possa trarre un bilancio su questi ultimi trenta giorni celebrativi, e per questo abbiamo sentito il parere di una pisantropa tra le più preparate, graziose ed eleganti che si aggirano allo stato brado in città e dintorni: Valeria Tognotti. Prima che anch’ella, come i suoi simili, si ritiri nella propria dimora per il riposo dei giusti.

Valeria Tognotti si presenta con la fluente chioma, l’aspetto avvenente in cui campeggia il suo bel sorriso sempre aperto e gioviale, i modi garbati ed educati. È laureata in lettere, scrittrice di libri sulla tradizione pisana, giornalista pubblicista e conduttrice televisiva sull’emittente Telegranducato del programma quotidiano “Arcobaleno” e, nei mesi di Maggio e Giugno, del settimanale “Pisa Ora”. In questo programma illustra la marcia di avvicinamento delle squadre ai combattimenti sul Ponte di Mezzo che di solito si svolgono nella sera dell’ultimo sabato di giugno. Insomma: la persona giusta al posto giusto.

Dottoressa Tognotti, quando è esploso questo suo grande amore verso Pisa?
Io sono nata in provincia ma mi sono trasferita in città per motivi di studio e di lavoro e vivendoci l’ho progressivamente ammirata e amata. Trovo che Pisa sia meravigliosa dal punto di vista architettonico e che il suo centro storico abbia un respiro universale; è un luogo ricco di storia che si tocca ovunque con mano e che possiede il grande pregio di essere molto vivibile e a misura d’uomo. Il clima, poi, è meraviglioso e il mare così vicino la rende ancora più unica e preziosa. Devo essere grata al Gioco del Ponte, manifestazione che apprezzo in particolar modo, perché studiandola per scrivere i miei libri sono entrata in profondità nella sua storia millenaria imparando ad apprezzarla e ad amarla ancor di più. Grazie anche al mio maestro, il dottor Alberto Zampieri, che è un illustre e dotto conoscitore della storia del Gioco del Ponte. A lui devo la mia preparazione poiché i suoi testi mi hanno insegnato molto sulle antiche glorie pisane.

Secondo lei i pisani conoscono bene la gloriosa storia della loro città?
Forse non tutti ma tanti pisani sono consapevoli del passato e, secondo me, hanno il dovere di promuoverne e diffonderne la conoscenza ai più piccoli e ai turisti, per evitare la presenza di gitanti mordi e fuggi interessati solo alla Piazza del Duomo, come da anni succede. In realtà ci sono musei, come l’ultimo appena sorto sulle navi romane ritrovate, o di San Matteo o del Palazzo Reale e altri che sono negletti mentre sono degni di maggiore considerazione. Per non parlare della stupenda Piazza dei Cavalieri con i suoi palazzi e di altre piazze, vie e scorci dei lungarni, che non sono certo inferiori a tante città che vanno per la maggiore tra i tour operator.
E non intendo scordarmi del litorale pisano, valorizzato senza dubbio dal nuovo porto turistico di Marina do Pisa, che meriterebbe maggiore attenzione perché offre degli scorci naturalistici mozzafiato.

Negli ultimi tempi sono state rivalutate le mura cittadine su cui si può camminare e ammirare la città dall’alto. Cosa ne pensa?
Camminando finalmente sulle mura si riesce ad ammirare da una diversa prospettiva tutti gli angoli della città, e va dato merito a coloro che sono riusciti a realizzare questo recupero. A me, queste mura recuperate piacciono molto e poche settimane fa sono stata felice di partecipare proprio lì ad una iniziativa culturale di animazione per bambini organizzata da Simone Sacco, responsabile degli eventi “mura di Pisa” per la “Coop culture”, con la mia editrice, Elena Marchetti dell’omonima casa. L’incontro era basato sul mio libro “Gioco del Ponte in rima” che è stato illustrato dal giovane e talentuoso Frederic Orsini partecipante all’iniziativa.

Da poco è passato il “Giugno Pisano”, vorremmo avere una sua valutazione al riguardo…
Con il cambio di amministrazione ci sono state delle modifiche nella gestione delle manifestazioni storiche i cui frutti saranno valutabili nel tempo e che ora mi sembra prematuro giudicare. Mi pare che si sia verificata una partecipazione lievemente minore a tutte le varie manifestazioni rispetto agli anni passati. La Luminara, stupenda e suggestiva come sempre, ha, a mio avviso, registrato parecchi “buchi” nei palazzi, anche se i fuochi di chiusura sono stati spettacolari. Durante il corteo storico del Gioco del Ponte ho notato alcune tribune vuote, e mi pare che si tratti di una grave mancanza dato che dalla ripresa del 1982 si sta lavorando molto per accrescere la fama del gioco al di là di Pisa.

A proposito del Gioco del Ponte, di cui lei si è occupata a lungo, cosa ne pensa dell’edizione 2019? Che ricordiamo è stata vinta da Tramontana su Mezzogiorno per 4 a 2.
Sono un’appassionata del Gioco, ma è evidente che manchi un coinvolgimento globale dei quartieri in generale nel corso dell’anno e nella settimana che lo precede. L’esempio del Palio dei cavalli di Buti, piccolo paese della provincia in cui la settimana prima della corsa le contrade coinvolgono anche i turisti alle cene preparatorie, è esemplificativo al riguardo. Manca la comunicazione in inglese sul Gioco che è basilare per coinvolgere turisti stranieri. Ci dovrebbe essere una rete tra istituzioni e scuole, ancora sporadica e lasciata alla buona volontà dei singoli, che impedisce il coinvolgimento totale della città prima e durante il Gioco. Le istituzioni dovrebbero curare di più i rapporti tra protagonisti delle manifestazioni storiche, le scuole e gli operatori di settore. Sono pochi i quartieri che riescono, durante l’anno, ad organizzare iniziative che coinvolgono le scuole. Tra queste la Primaria “Biagi”, e le Secondarie “ Renato Fucini” e “ Vincenzo Galilei”. Quest’ultima sta curando da anni un progetto didattico sulle manifestazioni tradizionali pisane denominato “Pisabella” cui collaboro anch’io.

Come le sono parsi i combattimenti?
I sei combattimenti del gioco di quest’anno sono stati avvincenti, nonostante alcune difficoltà nel reclutamento dei combattenti della parte di Mezzogiorno. Sono noti i problemi registrati dalle squadre australi dei Leoni e dai Dragoni nel corso dell’anno, che comunque hanno reagito con grinta e attaccamento al gioco facendosi valere sul ponte. Gli appassionati del gioco conoscono i momenti di alta tensione vissuti all’interno di questa parte nel corso dell’anno e va dato merito all’impegno di capitani, magistrati e combattenti che si sono battuti al massimo delle loro possibilità. Tramontana gode, come sempre, di una ottima organizzazione per cui, dopo la sconfitta dell’anno passato ,è riuscita a serrare le fila e mettere al buio quest’anno la parte australe senza neppure ricorrere alla “bella”. Nel complesso abbiamo assistito a tenzoni vibranti e appassionate, realizzate da combattenti preparati e convinti, scorse una dietro l’altra più velocemente di altre edizioni.
Vorrei fare una menzione personale e particolare a coloro che hanno organizzato il corteo storico perché è risultato spettacolare come, se non di più, degli scorsi anni. Sappiamo tutti quanto sia difficile realizzare un simile corteo mantenendo alti standard di performance. Solo con passione, umiltà e dedizione si riesce a raggiungere i livelli di qualità evidenziati in questa ultima edizione

Dell’edizione di quest’anno della Regata di San Ranieri, invece, cosa mi sa dire?
La Regata di S. Ranieri, quest’anno, si è svolta sotto la luce del sole, e forse la competizione ne ha tratto vantaggio. I quattro armi erano tutti preparati e forti e alla fine l’ha spuntata, restando in testa dall’inizio alla fine, la barca Celeste di Santa Maria davanti ai verdi di Sant’Antonio, i gialli di San Francesco e i rossi di San Martino. L’impressione, però, che ho avuto è che anche in questo caso i lungarni non abbiano registrato il pieno di folla desiderato. E certo non per colpa dell’organizzazione o altro, ma anche in questo caso perché ritengo che si debba lavorare con maggior sinergia, tra ente pubblico e associazioni remiere, a livello divulgativo, per far crescere l’interesse e la partecipazione all’evento.
Se mi permette vorrei fare anche un piccolo riferimento al Capodanno Pisano che precede il Giugno e sottolineare che quest’anno è stato riportato esclusivamente all’aspetto sacrale all’interno della cattedrale che, per carenza di posti, ho il dubbio che abbia limitato la presenza delle scuole e di eventuali turisti. L’assenza di una strategia comunicativa diretta e efficace, anche in questo caso almeno in inglese, non credo riesca a coinvolgere come dovrebbe. La mancanza, poi, di fuochi d’artificio come negli anni passati ha diminuito la presenza sui lungarni la sera del passaggio al nuovo anno pisano.

Dalle sue parole traspare il dispiacere per una mancata attività di promozione turistica della città.
Non voglio drammatizzare troppo o puntare il dito verso qualcuno in particolare, ma è evidente che la nostra città, a forte vocazione turistica, corre il rischio di chiudersi troppo in se stessa ed involversi anziché aprirsi fuori dalle mura, come dovrebbe, per incrementare il flusso turistico e il commercio, in modo da potenziare la sua immagine nel mondo attraverso attività promozionali efficaci.

Concludendo, cosa consiglia ai pisani e ai potenziali visitatori di una città così ricca di attrattive come Pisa?
Ai pisani consiglio di essere più aperti in generale e di credere ancora di più nelle potenzialità dello stupendo luogo in cui abitano; invito coloro che decidono di venire fin qui di documentarsi prima di partire e di lasciarsi andare perché Pisa è un’emozione che va vissuta con calma e tempo ma che alla fine ti lascia soddisfatto e migliore. E una pisantropa non potrebbe concludere meglio le sue osservazioni sull’oggetto del suo amore. Così mi permetto di associarmi con la dotta, e a molti nota citazione, del grande Giacomo Leopardi che, come è notorio, soggiornò piacevolmente per un breve periodo nella nostra cittadina definendola così: ”…è un misto di città grande e piccola, di cittadinanza e villereccio, un misto così romantico che non ho veduto mai altrettanto. A tutte le altre bellezze si aggiunge la bella lingua”. Dimenticavo: Viva Pisa e la sua gente. Giusto per omologarmi con la gran specie dei pisantropi, cui va la mia ammirazione e il mio rispetto..

Guido Martinelli

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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