Questo mese di marzo che sta lentamente spegnendosi sposta, di solito, l’attenzione generale sulle problematiche legate al mondo femminile dato che l’8 marzo viene celebrata l’importante giornata internazionale dell’altra metà del cielo, come recitava un vecchio proverbio cinese diventato epocale. La figura della donna, soprattutto nel mondo occidentale, non è ormai limitata all’ambito familiare ma è sempre più presente nella vita sociale in tanti ruoli attivi e importanti. Ma ci sono molti segnali che attestano quanto la perfetta integrazione e accettazione di una sua autonomia non sia ancora accettata dalla parte maschile. Basti pensare alle cronache, che quasi ogni giorno ci portano notizie di brutali omicidi di donne da parte di compagni che non accettano i loro aneliti di libertà, sia per la presenza di accese polemiche su argomenti che le riguardano direttamente come l’interruzione di maternità.

Proprio riguardo all’aborto, ultimamente, circolano diverse notizie, e per questo abbiamo deciso di parlarne con una donna che si è occupata per anni di questioni femminili, la dottoressa Emanuela Amendola che, come sempre, invito a presentarsi da sola.

“Sono Emanuela Amendola, sono laureata in Economia e Commercio, la mia professione è quella di consulente del lavoro e sono membra del comitato organizzativo nazionale di Possibile, il partito fondato da Pippo Civati e guidato attualmente da Beatrice Brignone. Sono stata per dieci anni un membro del comitato cittadino pisano per le Pari Opportunità a cavallo tra la fine degli anni Novanta e Duemila, ed è stata un’esperienza molto formativa e importante in cui mi sono incontrata e confrontata con molte donne, e in questo modo ho avuto la possibilità di comprendere meglio certe problematiche”.

È cambiato qualcosa riguardo alla questione femminile in questi ultimi anni?
“A distanza di circa venticinque anni posso dire che certamente si parla di più dei diritti delle donne, noto pure l’esistenza nelle nuove generazioni femminili di una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità anche se, tanto per fare une esempio, le donne continuano a morire come prima per mano dei loro compagni”.

Dal punto di vista sociale come ritiene che vada l’integrazione delle donne?
“Sicuramente non è più strano vedere una donna che lavora, ma penso che sussista, comunque, un maschilismo strisciante, emergente nei casi limite di cronaca nera, che non riconosce alla donna pari dignità. Molto spesso in maniera persino inconsapevole, priva persino di cattiva fede”.

Pensa che sia un problema di educazione?
“Senza ombra di dubbio. In quanto madre di figlio maschio sono consapevole della grande responsabilità che noi mamme abbiamo. Si dà sempre la colpa alla scuola per l’educazione sociale che li vi viene impartita, ma la maggior parte del tempo i ragazzi lo passano in famiglia e da lì dovrebbero arrivare i principali insegnamenti sul modo di gestire i rapporti con l’altro sesso. Le madri, purtroppo, spesso non riescono a educare i loro figli maschi alla parità di genere diventando le prime responsabili dell’insorgere di certe mentalità”.

In questi ultimi tempi c’è stata la novità francese del presidente Macron che ha fatto inserire il diritto all’aborto nella Costituzione del suo Paese. Come la pensa?
“Come hanno riportato tutti i giornali del mondo si tratta di una svolta epocale perché credo che la Francia sia il primo paese nel mondo ad aver affermato l’aborto come diritto costituzionale”.

Cosa avrà determinato tale scelta?
“Forse dipende dal fatto che loro sono uno stato laico”.

Anche se i francesi hanno storicamente sempre avuto un rapporto privilegiato con il Vaticano..
“Sì, chi lo nega, ma al loro interno sono più laici di noi, cioè non hanno le ingerenze politiche che proprio il Vaticano ha sempre avuto nella vita politica italiana impedendo o rallentando il cammino di avanzamento sociale sul tema dei diritti civili come è successo con il divorzio e l’aborto, ottenuti o difesi dopo estenuanti battaglie referendarie”.

Ci dica di più…
“Non è un caso che nel secondo dopoguerra la cattolica Democrazia Cristiana ha governato per oltre cinquant’anni, come pure che da quando la sinistra è rappresentata da un partito come il Pd in cui è forte la presente di ex Dc, su questi temi non è riuscita ad essere incisiva. Infatti, nel partito democratico, molti non vedono l’aborto in maniera positiva”.

Dal punto di vista legislativo nel nostro Paese come siamo messi?”
L’aborto è sancito come diritto dalla legge 194 del 1978, ed è un compromesso tra due opposizioni opposte. Dopo l’approvazione della legge, nata per eliminare l’aborto clandestino che ha mietuto tante vittime, secondo le statistiche facilmente consultabili, gli aborti sono diminuiti anziché il contrario. Questo risultato è frutto anche del lavoro di divulgazione e prevenzione dei consultori, là dove essi sono presenti, con la distribuzione di pillole sia del giorno prima che di quello dopo”.

Ci può ricordare i termini della legge?
“Con piacere, lo trovo necessario. Questo testo permette alle donne di abortire fino al novantesimo giorno successivo al compimento, per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Oltre questo limite, in Italia, è invece concesso esclusivamente solo l’aborto terapeutico. Negli anni, però, questa legge è stata svuotata sia per lo scarso sostegno dato ai consultori in molte regioni, sia perché è ammessa l’obiezione di coscienza da parte dei ginecologi negli ospedali. Quindi, il rifiuto a praticare l’aborto, come avviene in moltissimi ospedali di quasi tutte le regioni italiane, impedisce praticamente alle donne di usufruire di un diritto sancito da una legge”.

Ci fu un referendum abrogativo in passato…
“Il Movimento per la Vita provò, nel 1981, ad eliminare questa legge con un referendum che venne respinto con quasi il 70% di voti. Non possiamo, quindi, dimenticare e rendere vane le battaglie gigantesche  del movimento femminista degli anni ’70 che hanno permesso di far nascere e mantenere viva questa legge e di conseguenza il diritto che esso sancisce per le donne”.

Collegata alla notizia di Macron c’è quella dei manifesti Pro-vita, affissi anche nella nostra città e provincia, in cui si affermava che nove scienziati su dieci ritengono che i feti sono umani e in questo modo si vuol far passare gli aborti come omicidi. Cosa mi dice al riguardo?
“Ognuno è libero di pensarla come vuole e quindi non essere d’accordo nel praticarlo. Il problema è che queste persone ostili a tale pratica vogliono imporre la loro idea anche agli altri che la pensano diversamente: In questo modo vanno contro la legge, e trovo che sia una posizione inaccettabile. Se acquisisco un diritto non è che obbligo qualcuno ad esercitarlo, ma lascio a chi lo vuole praticare la libertà di farlo. I manifesti sono un modo libero per comunicare ma in questo caso vengono realizzati e affissi con l‘intento di andare contro una legge”.

 

A proposito di libertà, è successo che questi manifesti pro-vita sono stati coperti da altri da parte dell’associazione “Non una di meno”. Qualcuno ha visto l’atto come un attentato alla libertà dell’associazione antiabortista. Cosa ne pensa?
“Non una di meno è un movimento femminista che ha una modalità di azione molto d’impatto per far valere le proprie idee. Io penso che nello stato laico in cui mi piacerebbe vivere quei manifesti contro la legge non ci dovrebbero essere. Anche se io non li avrei coperti, non penso che averlo fatto sia più scandaloso di impedire l’attuazione di una legge. Mi viene il sospetto che rivendicare l’illiberalità di questa azione sia un atto pretestuoso”.

La manifesta mancanza di libertà reclamata da coloro che vedono coperti i loro manifesti che vanno contro la mancanza di libertà concessa dalla legge a chi vuole abortire fa sorgere una serie di domande su cosa s’intenda proprio con il concetto di libertà.
“È una tematica importante che richiede dissertazioni filosofiche di alto livello. Certamente quando impedisci ad un altro di esprimere il proprio parere gli togli la libertà. Ma dipende anche dal contesto”.

Anche chi copre un manifesto va contro la libertà degli autori di quel gesto di coprire?
“Anche il famoso generale che scrive libri di cui si parla molto di questi tempi ha dichiarato di essere libero di esprimere il proprio pensiero, anche se sfocia in derive che possono offendere altre razze o persone con orientamento sessuale diverso dal suo. Facendo riferimenti storici anche Hitler e colleghi si sono sentiti liberi di esprimere il loro antisemitismo nei modi che sappiamo. Chi va contro la legge che permette certi diritti è il primo che non rispetta la libertà degli altri e tutto va di conseguenza. Spesso si cerca un pretesto mettendo di mezzo il concetto di libertà per voler affermare idee antiliberali in senso lato”.

Diciamo, quindi, che è la legge che dovrebbe guidare il rispetto delle libertà individuali e collettive?
“La Costituzione, in molte importante e delicate questioni come, per esempio, il razzismo, delimita i comportamenti, e dovrebbe essere lei, la nostra carta dei diritti e dei doveri dei cittadini, il punto di riferimento democratico di tutti”.

Tornando all’aborto, in quanto donna, come lo valuta?”
“È un diritto fondamentale della donna che non sconvolge la vita di chi lo pratica. Se la motivazione è forte e determinata da parte di chi opta per questa scelta non ci saranno conseguenze negative dal punto di vista psicologico, come un certo tipo di propaganda vuole portare avanti a fini antiabortisti. Ritengo che non sia possibile che altri decidano sul corpo delle donne. Sono le donne che portano avanti le gravidanze con fatica e disagi di ogni tipo. E quindi le donne devono avere il diritto di scegliere. Punto”.

Secondo il suo punto di vista com’è il panorama nazionale e internazionale nei confronti dell’aborto?”
Non è un buon momento a livello internazionale nonostante l’intervento costituzionale di Macron. In tanti stati americani e non solo non è possibile praticarla. In Ungheria, il premier  Orban ha deciso che le donne interessate a compiere un aborto debbano auscultare il battito del feto prima di potere effettuare l’intervento. Pratica atroce. A livello nazionale abbiamo una donna premier che non si è mai spesa per il diritto all’aborto e semmai lo ha fatto per andare contro. Noi donne ci facciamo del male da sole.  Una donna che non concorda su una pratica che riguarda le donne porterà gli uomini a convenire che questa pratica non va eseguita perché anche le donne non sono d’accordo a perseguirla. Un dramma, oggettivamente”.

Come cambierebbe la legge 194?”
La legge va intanto difesa in tutti i modi e la cambierei togliendo l’obiezione di coscienza. Nel senso che se vuoi fare il medico non sei obbligato a fare il ginecologo e soprattutto negli ospedali pubblici. Per me, negli ospedali pubblici, i ginecologi non dovrebbero aver diritto all’obiezione di coscienza. Se sei ginecologo, in un ospedale pubblico non ti sottrai a praticare anche l’aborto. In una struttura privata, magari di tipo cattolico, contraria all’aborto, fai quello che vuoi, ma in quella pubblica no”.

Nutre speranze di vedere realizzato il suo desiderio?
“Non credo proprio perché il governo di centrodestra è contrario, e la situazione non cambierebbe con il centrosinistra al governo perché, ripeto, il Pd non trasmette l’idea di essere un partito laico”.

Niente da commentare ma tanto da riflettere.

Guido Martinelli

 

Foto tratte dai social network e di Emanuela Amendola

 

 

 

 

 

 

 

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