Ilaria Clara Urciuoli

Sono poesie e bozzetti, schizzi e calcoli annotati con grafia ordinata su fogli riempiti in modo caotico a darci la misura della genialità di Leonardo, protagonista di questo inverno livornese con la mostra “Leonardo da Vinci. Bellezza e invenzione”. L’esposizione, che occuperà le sale del Museo della Città in Piazza del luogo Pio fino al primo aprile, ha il merito di aver portato nella città labronica quindici disegni autografi di Leonardo tratti dal Codice Atlantico della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e il Codice sul Volo degli Uccelli della Biblioteca Reale di Torino, donando così al visitatore suggestioni e stimoli, fiducia nell’uomo e magari anche una spinta ad esplorare nuovi confini del nostro io talvolta un po’ sopito o impigrito.

Ma non è solo per le sensazioni suggerite da tali opere che merita vedere la mostra. Questa, infatti, si sviluppa in quattro sezioni, a partire da quella in cui si ricostruiscono i rapporti tra la città e il maestro. Il percorso si apre infatti con le testimonianze della presenza leonardesca a Livorno e Piombino: lo studio portato avanti nei primi anni del sedicesimo secolo ha lasciato traccia di disegni e descrizioni del territorio fatte dal maestro che valutava la possibilità di deviare il corso dell’Arno per lasciare a secco Pisa e contemporaneamente aggirare quella città per trasportare le merci nell’entroterra via fiume. Il progetto (al quale il nostro Luca Bocci ha dedicato una puntata del suo podcast) fallì e Guicciardini annoverò questo tra i “ghiribizzi” dell’epoca.

A questa sezione seguono disegni (la balista, la catapulta e la bombarda) presentati a Ludovico il Moro come dimostrazione della sua abilità tecnica. È infatti mettendo avanti le sue qualità di ingegnere militare e civile (e solo in un secondo momento quelle di artista) che Leonardo si presenta nel 1482 a Ludovico Sforza, duca di Milano. Qui si trasferirà e a questo periodo appartiene un altro disegno presente in mostra, uno studio per il tiburio del Duomo di Milano. Con queste opere inizia il secondo tema della mostra, quello incentrato sulla bellezza e l’invenzione nel genio leonardesco che ci guiderà fino alle maggiori opere già citate. Si inserisce al termine di questo percorso un momento di riflessione sulla conoscenza dell’artista nei secoli a lui successivi. Si evince qui come la sua fama fosse legata, almeno fino al ‘700, alla pittura.

Per l’ultima sezione si deve invece lasciare l’edificio dei Bottini dell’Olio e entrare nell’ex Chiesa del Luogo Pio, sede della Sezione Arte Contemporanea del Museo della Città: lì un omaggio allo studioso Carlo Pedretti, considerato uno dei maggiori esperti di Leonardo.

Ilaria Clara Urciuoli

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