Le immagini di Pisa sono finite sui tg nazionali e su tutti i giornali per una energica (anche troppo) azione di alleggerimento – così si chiama in gergo – effettuata dalla Polizia in assetto antisommossa per evitare che un corteo di studenti pro Palestina entrasse in piazza dei Cavalieri. Dai video pubblicati sui social si sono viste robuste manganellate, al punto che si sono levate le proteste di moltissimi politici di livello nazionale, dalla segretaria del Pd Elly Schlein al leader M5S Giuseppe Conte.

Dopo poco si è appreso che il corteo non era autorizzato e che, quindi, violava le regole. Poi è girata una fake news. Qualcuno ha detto che il corteo stava virando verso la sinagoga di Pisa, luogo “sensibile”, vista e considerata la natura della manifestazione, se non antiebraica sicuramente anti Israele. Il dettaglio del “rischio sinagoga” è stato ripetuto, tra gli altri, dal deputato del Fdi Giovanni Donzelli: “Manifestare è un diritto che va garantito, ma tentare di marciare sulla sinagoga di Pisa o di assaltare il consolato Usa a Firenze non sono diritti, sono gesti violenti. Preoccupante che il Pd li difenda”.

Donzelli ignora che la sinagoga di Pisa non si trova in piazza dei Cavalieri ma vicino al Teatro Verdi, in via Palestro 24. La distanza è di circa 600-650 metri (8-9 minuti a piedi), non molto, in effetti, ma lungo il percorso ci sono altri punti eventualmente da bloccare per garantirne la sicurezza. Quindi perché far intendere che si è voluto impedire l’arrivo dei manifestanti alla sinagoga? Il Corriere della sera oggi a pag.6 scrive: “Pisa, bloccata la via verso la sinagoga”. Non è così. Lo ripetiamo: la sinagoga non si trova in piazza dei Cavalieri.

Apprezzabili le parole del sindaco Michele Conti, che in difformità rispetto a quasi tutti gli esponenti del centrodestra, di cui è espressione, ha difeso il diritto di manifestare il pensiero, compreso il dissenso:

Quello che è accaduto stamani in città mi ha profondamente amareggiato, prima ancora che come Sindaco, come cittadino e genitore. Ho telefonato stamani a Questore e Prefetto per chiedere conto di quanto avvenuto. A entrambi ho ribadito che chiunque deve essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, sempre. E che Pisa, da sempre, è luogo di incontro e confronto. Così come voglio ricordare a tutti che la convivenza pacifica è assicurata in primo luogo dal rispetto delle regole e chi non le rispetta va sanzionato. Come mi auguro avvenga per chi si è reso responsabile del blitz sulla nostra Torre di qualche settimana fa. Ma mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Così come non si può usare la violenza per imporre una propria idea. Voglio parlare con questi ragazzi, ascoltare le loro ragioni e i loro racconti. Il Comune di Pisa è uno spazio pubblico dove è possibile esprimere liberamente, ed educatamente, ogni pensiero”.

Anche il professor Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, ha voluto esprimere la propria posizione, a favore della libertà di manifestare il pensiero.

L’Università di Pisa esprime profonda preoccupazione e sconcerto per gli scontri avvenuti questa mattina nel centro della città, che hanno causato a quanto pare il ferimento di studenti universitari e di studenti delle scuole superiori. In attesa di ricevere chiarimenti sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine, auspica che tutte le autorità competenti intervengano per garantire la corretta e pacifica dialettica democratica, tutelando la sicurezza della popolazione e della comunità studentesca. Conferma la sua posizione caratterizzata dalla massima apertura al dialogo pacifico fra tutte le posizioni e dal ripudio della violenza in tutte le sue forme. Riguardo alla tragica situazione in Israele e Palestina, ribadisce il suo sgomento per l’attacco terroristico dell’ottobre scorso e per la strage attualmente in corso nella striscia di Gaza, unendo la sua voce a quella di tutti coloro che chiedono l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Informa di aver già organizzato per il 14 marzo una riunione straordinaria del Senato Accademico aperta alla partecipazione di esterni, nel corso del quale verranno presentate, discusse e votate mozioni, elaborate anche da gruppi studenteschi, su questa e altre questioni di grande impatto sociale”.

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Commento

Il 7 maggio 1972 a Pisa morì Franco Serantini, a soli 21 anni. Era stato arrestato, due giorni prima, dopo aver partecipato ad alcuni scontri tra le forze di Polizia e i militanti di Lotta Continua, che volevano impedire un comizio di Beppe Niccolai (Movimento Sociale italiano). Fu portato in caserma e poi al carcere don Bosco di Pisa. Morì a causa delle violente percosse ricevute.

Queste le parole dell’avvocato Giovanni Sorbi, appena uscito dall’obitorio dell’ospedale Santa Chiara di Pisa: “È stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi”.

Non vogliamo più altri Franco Serantini nel nostro Paese. La libertà di pensiero è sacrosanta e va difesa sempre: andava difesa quella del deputato Niccolai, che nel 1972 aveva diritto di parola (e sbagliava chi voleva negargliela), come va difesa quella di chi oggi chiede lo stop della guerra nella Striscia di Gaza. Siamo (ancora) un Paese libero, anche se qualcuno vede la Russia di Putin come un modello di riferimento.

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