Giuseppe Capuano

Come da programma il 2 novembre, nell’ambito delle iniziative di Lucca Comics&Games 2023, si è tenuto nell’Auditorium di San Romano il tanto atteso panel dal titolo “Raccontare la guerra”. Perché tanto atteso, direte voi? Be’, lo sanno tutti ormai che alcuni autori e case editrici di fumetti hanno disertato il festival a causa del patrocinio dell’ambasciata israeliana. Allora l’organizzazione si è premurata di organizzare un confronto perché, come recita la presentazione, “Lucca Comics & Games vuole continuare a essere un luogo di confronto vivo e reale e aprire una riflessione ampia durante la manifestazione, partendo dalle scelte e dalle dichiarazioni che autori e autrici stanno facendo in questi giorni, perché sia un momento di dibattito importante”.

Sala piena ovviamente e molte misure precauzionali per la sicurezza all’esterno, con tanto di scanner e perlustrazione zainetti, con la mia borraccia alla Greta Thumberg che è stata lasciata fuori e me la sono persa. Ma questo particolare forse era irrilevante. Veniamo al sodo. Il panel era diviso in due parti. La domanda era: cosa può fare il mondo della cultura quando vittime innocenti, guerra, massacri, e grandi esodi irrompono nelle nostre vite in tutta la loro lacerante drammaticità? Cosa fare per interpretare l’informazione e agire nello scenario in cui ci troviamo?

Questi interrogativi sono stati affrontati dai charity partner storici di Lucca Comics & Games, che in questi teatri di crisi umanitaria operano, come Simonetta Gola, la direttrice comunicazione di Emergency; Mario Marazziti, autore de “La Grande Occasione. Viaggio nell’Europa che non ha paura” Comunità di Sant’Egidio, o a chi deve raccontarli al paese, come Agnese Pini, direttrice del Gruppo Editoriale QN e Tito Faraci, autore e curatore editoriale per Feltrinelli.

Cerchiamo di parlare sempre di pace – ha detto Simonetta Gola – perché, quindi, non venire a Lucca? È proprio adesso che è importante parlarne ed essere qui. Parlare di pace non deve essere solo un tema per attivisti e operatori umanitari, deve essere di tutti ed è importante parlarne sempre. Per noi di Emergency operare per una cultura di pace è il secondo grande impegno, parallelo e intrecciato con quello sanitario dei nostri progetti. Gli artisti ci possono aiutare a far capire a tutti la brutalità della guerra”.

Per Agnese Pini gli artisti una posizione la prendono sempre, devono farlo per forza, questa è la differenza con l’informazione, a cui si chiede semplicemente di raccontare i fatti e non prendere posizione.

Nella seconda parte dell’incontro, invece, quella forse più attesa, hanno partecipato gli autori Leo Ortolani, Roberto Recchioni e Sio (Simone Albrigi, quest’ultimo anche in qualità di editore) che hanno dialogato con Emanuele Vietina, direttore di Lucca Comics & Games, per confrontarsi sul tema della consapevolezza e della responsabilità e individuare possibili linee guida per il futuro, con l’obiettivo di garantire una LC&G confortevole per tutti.

Nei loro interventi tutti si sono premurati di dire che Zero Calcare, per la sua storia personale, è stato coerente con la decisione di non presentarsi al festival. Ma poi hanno preso il sopravvento i vari distinguo. Recchioni ha detto che è saltato in questa vicenda il patto di fiducia con LC&G, che la scelta del patrocinio ha creato un forte disagio fra gli addetti ai lavori e che per questo motivo il festival, dal sottotitolo TOGETHER, paradossalmente quest’anno si è rilevato meno inclusivo di sempre. Soluzioni? Proporre da parte di LC&G una sorta di contratto etico con gli autori e dire basta al patrocinio delle ambasciate o dei consolati; gli autori e le case editrici vengano a Lucca con le proprie gambe.

Sio ha detto senza mezzi termini che senza l’intervento di Zero Calcare non ci sarebbe stata questa discussione e ha rimproverato di conseguenza l’organizzazione per una preventiva presa di posizione che avrebbe trasformato la polemica in discussione critica all’interno di un contesto più condiviso.

Anche Leo ha evidenziato il suo disagio e lo ha trasformato, da militante, in una raccolta fondi per “Save the children” ed è qui a Lucca – ha detto – per rimboccarsi le maniche e spera di poter tornare a lavorare serenamente.

A Emanuele, l’ingrato e difficile compito di rispondere. La mia impressione è che non sia riuscito a riportare TOGETHER dalle parole ai fatti. Legittimamente, credo. Ha detto che LC&G appartiene a molti, al pubblico, agli autori, alle case editrici, alle comunità game, alle major che vengono a presentare i loro prodotti, ai cosplayer, ecc. Tenere insieme tutti è sia un impegno che un obbligo derivante dalla “mission” (oddio, l’ho detto!), il dialogo è un valore ma poi le decisioni le prende la direzione del festival. Il percorso valoriale della manifestazione è sempre lo stesso, dalla sua nascita, quello che tutti hanno apprezzato negli anni, ed è sufficiente senza dover ricorrere a contratti etici. I patrocini continueranno perché non sono sponsor ma riconoscimenti da parte di grandi comunità della bontà delle iniziative di LC&G, con tutti gli attori che la compongono.

Insomma, concludo con la percezione che qualcosa sia cambiato nel profondo, che il TOGETHER sarà sempre più difficile da realizzare. Con la vecchiaia son diventato meno ottimista, il terrore della divisione facile tipica italiana aleggia, non vorrei che fra un po’ di tempo venisse fuori un nuovo PINCOPALLINO COMICS&GAMES da qualche altra parte, naturalmente alternativo.

Giuseppe Capuano

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