Alla vigilia di Pasqua di quest’anno alcune testate locali riportavano una notizia che sembrava proprio una sorpresa. Dopo una decina d’anni di attesa e di degrado dai “megafoni” della presidenza dell’Amministrazione provinciale, si annunciava la partenza dei lavori per il recupero della struttura che per anni aveva ospitato l’Ente pubblico. Nell’articolo, che ognuno potrà andarsi a leggere con una semplice ricerca sul web, si dichiarava che entro la fine d’Agosto una gru sarebbe stata istallata per dare il via alle resurrezione di quello che un tempo era un degno edificio.

Gioia e gaudio immenso, ma, come tutte le sorprese pasquali, quando si apre l’uovo (di Pasqua) si rimane un po’ delusi dalla valenza della sorpresa. Della serie “eppur si muove”, qualcosa si è intravisto nei primi giorni di settembre, al rientro dalle vacanze, quando via Silvio Pellico, snodo da e per la Stazione, veniva improvvisamente chiusa per far arrivare l’auspicata Gru (non sarebbe stato meglio piazzarla in Agosto quando il traffico in quello snodo
era assai ridotto?). Così l’attesa istallazione del marchingegno una sorpresa l’ha prodotta: agli automobilisti e a coloro che utilizzavano i bus.

Per tre lunghi giorni un coro di imprecazioni si è alzato fino a sovrastare i “trionfanti megafoni” di cui sopra. Imprecazioni in tutte le lingue, dall’arabo al francese al cinese, che in questa zona è assai di moda e soprattutto esentasse, addirittura al Suahili. Al solito però – anche perché noi queste lingue non le consociamo – le espressioni più colorite sono arrivate da qualche cittadino ma soprattutto dai tanti livornesi che a Pisa lavorano. Con loro non c’è gara!

Orbene, passata la tempesta “pornofonica”, sembrava tornato il sereno. Gru montata? Ma quando mai! Solo in parte. Così la mattina del 22 settembre si richiude via Silvio Pellico e si riorganizza il coro polifonico multirazziale degno del miglior Sanremo. Pensando a questo lasso di tempo intercorso, troppo lungo, sorgono anche degli interrogativi che potrebbero giustificare questo ennesimo ritardo (eufemismo). Non sarà stato lo “spirito sociale” di certa parte politica, che ha pensato bene di dare la possibilità alle colonie abusive dei topini e toponi d trasferirsi in altra sede, dopo anni di gioiosa permanenza?

 

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Perché la rubrica si chiama “Lo Scolmatore” – Quando il troppo è troppo è opportuno aprire le paratie dando libero sfogo all’acqua, per evitare che tracimi allagando tutto. Ogni riferimento al canale Scolmatore, che dall’Arno devia l’acqua in eccesso al mare, è voluto. Un libero sfogo ragionato da cui si possono trarre spunti di riflessione interessanti.

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