Francesco Fasulo

Calma calma calma. Due sconfitte di fila e malumore diffuso. Estimatori dell’ex allenatore abruzzese evocano un ritorno impossibile. Sapete quanto sia affezionato a Luca, ma smettiamo subito. Non può e non deve tornare.

La strada è quella giusta, non si è fatto un tiro in porta però. Come diceva Amanda Sandrelli in “Non ci resta che piangere” ad un indimenticato e indimenticabile Troisi riferendosi al gioco con la palla, “bisogna provare, provare, provare, provare”.

Lo stesso vale con il circo dei giocolieri voluti dal principino con l’animo forte ma i muscoli di vetro (Aquilani). Scegliere un allenatore che impone il suo gioco presuppone aspettare, contenere i danni sino a quando sarà assimilato il pensiero di calcio voluto.

Personalmente, conta poco, sono un estimatore del gioco all’italiana nelle serie minori. Non sono pazzo, è una ponderata riflessione tra costi e benefici.

Il campionato di serie B non lo ammazzi da grande, lo vinci con calci, sputi e colpi di testa (cit. Paolo Sollier) al 99’ minuto, nella pioggia di pomeriggi bui e fradici a Cittadella o nella nebbia di Piacenza o Lecco, contro squadre che tra due anni saranno solo un ricordo per il calcio professionistico.

Il Popolone non smette di dimostrare il suo amore rosolando al sole del pomeriggio settembrino che volge al desio tra un piatto di tortellini straordinario e un carrello di bolliti solo sognato.

Citazione cameriere locale ostrogoto: El less cunchecaldchi? Ma te se mat? Bona Ugo!

L’amore nerazzurro di padre in figlio

 

 

 

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