Per fare un bilancio del campionato di Serie B appena concluso (salvo playoff e playout), abbiamo rivolto alcune domande ad Antonio Cassisa, tifoso appassionato dei colori nerazzurri e attento osservatore delle cose che avvengono in campo e degli umori che si respirano sugli spalti.

Grandi fischi all’Arena alla fine di Pisa Spal, ultima giornata di campionato. Antonio, il tifoso pisano ha ragione ad essere così deluso oppure un altro anno di B è comunque una cosa ottima?
“La delusione è legittima e figlia delle prestazioni della squadra viste nell’ultimo mese dove il Pisa ha dilapidato quel tesoro di punti accumulati sin dalla prima panchina di D’Angelo giocando poco, male ma soprattutto sottotono, senza grinta. La stagione passata, con la promozione sfumata per un soffio, avevano creato delle legittime aspettative nella piazza pisana. Aspettative alimentate dalla società stessa e dall’allenatore che avevano individuato nell’accesso ai playoff l’obiettivo minimo stagionale. I fischi di venerdì sera erano rivolti ad una squadra che sembrava aver mollato in anticipo, senza crederci, malgrado il sostegno incondizionato della tifoseria, ma è indubbio che aver mantenuto la categoria senza aver mai rischiato di perderla è un importante obiettivo raggiunto, il primo e il più importante di ogni stagione”.

Se dovessi individuare tre cause per comprendere la caduta libera degli ultimi mesi, cosa diresti?
“Eh … a saperlo. Da fuori, si sa, siamo tutti professori ma la verità è che la causa di una così grande e repentina involuzione della squadra non ha saputo trovarla neanche il suo allenatore che ha sotto gli occhi i ragazzi ogni giorno. L’impressione del tifoso che ha seguito il Pisa tutto l’anno è che in alcuni elementi ad un certo punto è venuta a mancare quella grinta e lucida voglia di fare che aveva caratterizzato la squadra sin dallo scorso anno. Che ciò sia avvenuto, se realmente è avvenuto, per mancanza di carattere, di stimoli o se il calo sia stato fisico anziché mentale, questo non saprei dirlo. Le numerose diverse formazioni schierate in campo dal Mister durante la stagione potrebbero essere il segnale di una ricerca di equilibrio o un tentativo di stimolare alcuni elementi ma francamente non saprei trovare la causa di tanta involuzione. Di sicuro (ma qui scopro l’acqua calda) incapacità di reagire alle difficoltà e scarsa lucidità in fase realizzativa sono state due cause che hanno portato la squadra a conquistare due soli punti nelle ultime otto gare”.

Scarso attaccamento alla maglia e Masucci bandiera osannata dei tifosi. È qui, forse, la chiave di lettura per comprendere il problema del Pisa di quest’anno? Troppi pochi giocatori attaccati veramente alle sorti della squadra e della città?
“A Pisa, da sempre, i giocatori che dimostrano attaccamento alla maglia son quelli che entrano nel cuore della gente, al di là delle capacità tecniche, del numero delle reti, delle maglie regalate o della disponibilità a farsi fotografare. Masucci si è sempre distinto in questo facendosi trovare sempre pronto, scuotendo i compagni nei momenti difficili, certo, segnando reti belle e pesanti ma mai una parola fuori posto. Un grande professionista che merita tutto il nostro affetto e riconoscenza. Purtroppo non possiamo dire lo stesso di troppi elementi del suo spogliatoio e questo certamente influisce sul rendimento della squadra. Sta a chi vive quotidianamente con loro, l’allenatore col suo staff e la dirigenza, a capire chi merita la riconferma e chi forse è meglio che cambi casacca”.

Facciamo il punto reparto per reparto. Chi è andato meglio e chi peggio?
“Qui si entra nella sfera dei gusti personali ma alcuni nomi mi sento possano essere discretamente condivisi. La porta è ben difesa da Nicolas ma lo stesso Livieri quando è stato chiamato in causa ha fatto bella figura. In difesa la mia preferenza va senza dubbio a Hermannsson, giocatore serio che si è fatto trovare pronto quando è stato chiamato a sostituire Caracciolo, senza farlo rimpiangere e talvolta sacrificato proprio in nome del capitano. L’islandese è uno che secondo me non è rimasto indifferente ai fischi finali del pubblico. Quello che più mi ha deluso invece è stato Beruatto, per il suo rendimento altalenante e atteggiamento talvolta insofferente che dalla gradinata si percepiva in maniera forte. Ovviamente la delusione è tanto maggiore quanto sono grandi le qualità inespresse del giocatore. Altri non hanno disputato un buon campionato ma qui forse dovemmo parlare di qualità tecniche ed è meglio lasciarlo fare a chi lo fa di mestiere. A centrocampo quest’anno ho visto spesso in difficoltà Marin, giocatore che forse è stato spremuto un po’ troppo e che ci aveva abituato ad una certa continuità di rendimento. Evidentemente non può fare miracoli. Morutan, senza dubbio il giocatore più importante, dotato di qualità superiori alla media della categoria, ha alternato grandi partite ad altre in cui ha girato come una trottola senza trovare sbocchi, soffrendo indubbiamente l’involuzione generale per poi scomparire nella fase finale. Ho notato quest’anno più personalità e convinzione in Nagy. In attacco le note dolenti, tra un Moreo non pervenuto e uno Gliozzi che si è spento come un fiammifero dopo la prima fiammata, confermo e consegno la medaglia all‘inesauribile Tano Masucci”.

C’è una partita di quest’anno che non dimenticherai?
“In una stagione non certo esaltante come quella appena conclusa mi sento che la trasferta di Genova sia la perla che mi rimarrà dentro, l’unica di quest’anno. Rivivere dopo tanto tempo una trasferta in uno stadio importante, esaurire il settore ospiti e anche oltre, vedere le maglie del Pisa sul campo e tifare con orgoglio su spalti che riconoscono la bellezza della tifoseria pisana, è una sensazione che non provavo da tanto tempo. Il tutto amplificato dal piacere nel vedere tanti giovani che provavano sicuramente per la prima volta certe emozioni”.

Facciamo un rapido controllo delle squadre arrivate sopra al Pisa. Tolte Frosinone e Genoa, chi ti ha impressionato di più?
“Sopra di noi ci sono tutte squadre che hanno meritato l’accesso ai playoff e vedo nel Bari la più attrezzata per fare il grande salto. Squadra solida e sostenuta da una piazza molto numerosa. Non sarà una passeggiata con Parma e Cagliari, mentre pericolose perché giunte agli spareggi in sordina, l’ottimo Sudtirol e il Venezia in stato di grazia che potrebbe sfruttare al massimo il nostro gentile omaggio”.

C’è un giocatore, fra quelli di B, che ti sarebbe piaciuto avere al Pisa quest’anno?
“Qui il discorso si fa semplice. Quando in squadra hai un giocatore che segna venti goal alla fine della stagione sei in cima alla classifica, per cui giocatori come Lapadula fanno la differenza senza dubbio, ma la mia preferenza assoluta va al finlandese Pohjanpalo, forte fisicamente e qualitativamente, calciatore concreto che vedrei perfetto per una piazza passionale come la nostra”.

Si è parlato spesso dello stadio nuovo… però, a guardare questa ultima stagione, sono poche le partite in cui c’è stato il tutto esaurito. La domanda: siamo davvero sicuri che serva davvero?
“Di stadio nuovo se ne sente parlare di continuo negli ultimi quindici anni. Abbiamo visto e sentito di tutto, compreso progetti astronomici con stadi futuristici mentre la squadra annaspava in Lega Pro. Non c’è dubbio che l’Arena avrebbe bisogno di un rinnovamento e il cammino intrapreso dall’attuale società, a braccetto con l’ultima amministrazione, sembra bene avviato. Uno stadio nuovo, funzionale, coperto e moderno sicuramente attirerebbe quel tifoso che guarda il meteo, la classifica o la categoria prima di acquistare il biglietto. Chi il Pisa lo segue sempre e comunque non avrebbe bisogno di questo stimolo ma non c’è dubbio che apprezzerebbe tanto. Uno stadio nuovo darebbe lustro alla nostra squadra e alla città per la sua vicinanza alla piazza più bella del mondo. Già adesso non sono pochi i turisti stranieri che si vedono sui gradoni con le maglie nerazzurre. Credo però che ora come ora la priorità debba andare alla costruzione del Centro Sportivo. È assolutamente necessario e indispensabile, soprattutto per poter lavorare come si deve con il settore giovanile”.

Antonio, ci puoi dire, se c’è, la cosa che quest’anno proprio non hai mandato giù? Atteggiamento, episodio…
“Francamente quest’anno sono arrivato all’ultima giornata sereno perché ho avuto l’impressione che questa squadra non avesse molto altro da dare. Altri anni ho avuto più rimpianti e delusioni più cocenti. Quest’anno sono consapevole che se non avessimo accumulato quel famoso tesoretto di punti dalla 7^ alla 19^ giornata saremo a ragionare di argomenti ben più spiacevoli. Per cui mi godo il mantenimento della categoria. Ho ancora troppo ben nitidi i ricordi dei campionati con la squadra nei pelaghi della C”.

Ti diamo la possibilità di mandare un messaggio a Knaster. Cosa gli vuoi dire?
“Beh, estendendo il messaggio anche alla famiglia Corrado, innanzi tutto non posso fare altro che ringraziare coloro che hanno preso il Pisa e in poco tempo lo hanno reso una società solida, all’altezza del nome e dei colori che porta. Poi automaticamente da parte nostra il discorso va al campo e noi ci auspichiamo che la società con i suoi addetti ai lavori sia attiva già da oggi per costruire da una buona base, già presente, un gruppo solido che possa fare sempre meglio in questa categoria e permetterci di guardare più in alto, che di tempo ne è passato davvero tanto. Noi faremo senza dubbio la nostra parte, ne stia certo”.

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