Ilaria Clara Urciuoli

Figure esili, quasi eteree sono catturate nella consistenza materica del bronzo: l’apparente contraddizione viene risolta dalla scultura di Innocenzo Vigoroso, esposta fino al 30 maggio presso l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze in una mostra dal titolo “Omaggio alla donna”.

Longilinea, rivolta verso una circolare perfezione da raggiungere attraverso la complementarietà con l’altro eppure spesso lasciata imperfetta nella linea tracciata ad evocare più che a riprodurre con realismo, la donna emerge con la sua carica di dolcezza, sensualità, eleganza, spiritualità, come essere profondamente amato.

Grande protagonista anche il movimento, sempre misurato e accorto, espressione di controllo da parte di chi lo compie. Non a caso le figure più rappresentate sono quelle di ballerine, ginnaste, acrobate, cui fanno da controcanto analoghi maschili, che insieme rivelano i temi della poetica del Vigoroso: l’equilibro, l’armonia, la misura. Molti anche i rimandi alla tradizione, ai grandi maestri tra cui spicca Matisse, cui rende omaggio con una “Danza” trasposta in bronzo. E Degas, con il quale condivide l’attenzione verso il mondo della danza.

Lo raggiungiamo per chiedere direttamente a lui quali sono i riferimenti che lo hanno guidato nella sua produzione.
“Durante gli anni di Accademia dal 1970 al 1974 oltre alla cultura artistica generale sono stato vicino all’arte di Manzù e Canova”.

La sua “Donna in piedi” senza braccia richiama alla memoria la Venere di Milo: che rapporto ha con il mondo classico? Penso anche ad un’altra sua opera, questa in mostra presso l’Accademia: “Narciso”, un giovane – divenuto nella sua opera corvo – che si specchia in un io più luminoso…
“Nelle mie figure femminili prevale il racconto tra movimento ed espressione, c’è però sempre un’eleganza a guidare i costrutti e all’interno di queste forme può traspirare un soffio di tenerezza. Nella scultura intitolata ‘Narciso’ è l’idea universale del fanciullo che guardandosi nello specchio d’acqua si sente bello”.

La donna, tanto nel suo corpo quanto nella sua interiorità, sembra essere oggetto privilegiato della sua arte. Cosa rappresenta per lei la figura femminile?
“Nel soggetto ‘donna’ rivivo con purezza di sentimento e intimo fervore in una sincera partecipazione l’idea classica della scultura, quasi a ristabilire attraverso di essa la possibilità di un modo di vivere sottratto all’oscuro travaglio e all’ansia che sono di questi nostri giorni”.

Equilibrio: questa parola sembra dominare la sua scultura. Gli acrobati, i ballerini, ma anche i ginnasti sono colti in pose perfettamente controllate, nello sforzo dell’azione. Un’allusione alla vita?
“La formazione di architetto non mi fa rinunciare alla rigorosità compositiva e alla configurazione serrata e misurata dell’insieme, sicché il mio lavoro scaturisce dalla dialettica tra due componenti: la libertà del gesto e il calcolo dell’equilibrio”.

Non meno importante sembra essere l’eleganza nelle sue figure (non solo umane). Cos’è per lei l’eleganza?
“L’emozionalità che nutro dall’interno nelle mie figure si trasforma nella morbida sensualità dei corpi femminili creando l’eleganza dei movimenti.

Spesso il cerchio, forma perfetta, si realizza a partire da una figura umana, più spesso dal congiungimento di due o più persone. Colpisce che queste figure, collegate tra loro dall’unione delicata di mani e piedi, siano rivolte verso l’esterno, privati così della possibilità di guardarsi, conoscersi. Eppure insieme comunque perfetti.
“Le figure circolari, a una, due e anche tre figure che si annodano nello spazio, si disegnano e si offrono alla luce proprio come evento energetico che si tende e si inarca ad esaltare la spazialità e il vuoto come luogo di libertà di movimenti”.

Non ha esplorato solamente l’umano ma si è dedicato anche al mondo animale: lì forza e movimento sembrano prorompenti. Vuole raccontarci qualcosa di questi suoi lavori?
“Nelle figure di animali rappresento la forza interiore e la potenza che manifestano in gara, in lotta e anche in stato di quiete”.

Come nasce la sua passione per la scultura e perché proprio il bronzo? Qual è la caratteristica che più la affascina di questo materiale?
“La mia passione per la scultura nasce dalle origini di quando frequentavo la scuola di ceramica di Caltagirone, mio paese natio. I modellini e le forme in gesso di oggetti vari mi avevano colpito e con la Licenza a Roma dell’Accademia di Belle Arti ho iniziato ad interessarmi alla fusione in bronzo frequentando diverse fonderie nelle varie città d’Italia.

Scultore ma non solo: ha sperimentato anche il disegno e l’acquerello. Quale valore hanno queste forme espressive per lei?
“Ho sempre associato la passione per il disegno e gli acquerelli alla scultura tant’è che attualmente insegno disegno, pittura e microfusione in bronzo”.

Tra gli acquerelli troviamo anche alcuni lavori astratti. Che rapporto ha con il non figurativo?
“Negli acquerelli il mio rapporto con lavori astratti è solo sporadico”.

Nel 2018 l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze l’ha insignita del titolo di Accademico d’Onore. Sempre nel capoluogo toscano ha esposto in più occasioni.
“Sin dagli anni 80 sono stato attratto dalla città di Firenze per il suo alto grado di cultura artistica e per l’architettura a cominciare da Ghiberti, Brunelleschi e altri, e qui ho eseguito circa 10 esposizioni da Borgo San Jacopo nel 1982 sino ad oggi nella Sala dell’Accademia delle Arti del Disegno”.

Volgendo indietro lo sguardo a quale periodo o ambiente artistico è ancora molto legato?
“Sono sempre stato affascinato dall’espressione artistica della Magna Grecia in Sicilia”.

Quest’anno festeggia i suoi 90 anni. Ha qualche progetto in cantiere?
“Spero di concludere la mia prossima esposizione a Padova”.

Ilaria Clara Urciuoli

 

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