Giuseppe Capuano

Che fascino che hanno per me i presepi! Anche quelli piccoli, modesti, domestici. Ogni anno per Natale dico che vado in città a fare compere e poi finisco regolarmente nelle chiese a vedere i presepi. A pensarci bene sono state le mie prime esperienze in 3D. Quando ero piccolo non c’era ancora la tv nelle case e anche i libri erano pochissimo illustrati. Le uniche mie gallerie di immagini, così le chiameremmo oggi, erano rappresentate dai fotogrammi del cinema. I presepi per primi mi hanno proiettato in un mondo “altro”, a tre dimensioni appunto. Ma bando ai ricordi di un anziano nostalgico…

Iniziamo una breve lista dei presepi visitati quest’anno, che poi sono sempre quelli da tanti anni a questa parte. Citerò solo quelli in città, anche se ce ne sono di belli e famosi anche nei dintorni e in provincia. Con una bicicletta si possono visitare in poco tempo perché Pisa, come dicono molti, in fondo è un paesone.

Il primo è in San Michele in Borgo, posizionato proprio all’ingresso, dietro alla porta finestra di vetro, in modo che sia visibile sempre, che proponga un dialogo anche ai cultori del rito laico dello spritz che invadono regolarmente Borgo Stretto.

Chiesa di San Michele in Borgo

Proseguendo si arriva in fondo a Borgo Largo e, a destra e a sinistra, ce ne sono due. Quello a sinistra è in San Giuseppe, e propone una Bethlehem che volge rapidamente dal giorno alla notte, con un cambiamento cromatico che non può che affascinare.

Chiesa di San Giuseppe
Chiesa di San Giuseppe

A destra c’è quello di S. Anna che a me, più attento al profano che al sacro, piace tantissimo. Là la quotidianeità a supporto della sacralità si dispiega con movimenti meccanici lenti di alcune statuine che inducono alla serenità: il fornaio inforna, lo stalliere batte ritmicamente gli zoccoli, l’acqua scorre limpida.

Chiesa di Sant’Anna
Chiesa di Sant’Anna

Da lì a Piazza Santa Caterina è una “giacchettata” e nella grande chiesa, proprio al centro della navata, troviamo una rappresentazione con grandi statue, la natività in primo piano e alle spalle un paese che si inerpica verso l’alto, con un acquedotto stile romanico che fa discendere l’acqua vorticosamente fino alla grotta. Dietro fa buona guardia un campanile in perfetto stile romanico pisano.

Chiesa di Santa Caterina
Chiesa di Santa Caterina

Dopo Piazza dei Cavalieri ecco San Sisto, con un presepe piuttosto originale, dominato da una lunga stella cometa che dal muro si protende fin sopra la natività, in stile moderno, come un gigantesco frattale che indica la posizione, antico antenato di google maps.

Chiesa di San Sisto
Chiesa di San Sisto

In Via Santa Maria c’è la Chiesa di San Nicola; entro dopo aver dribblato un folto numero di fedeli che escono al termine di una celebrazione, abiti eleganti, adolescenti con la chitarra sulle spalle, sorrisi a piene mani, pardon, a piene bocche. In questa ricostruzione, dalla tonalità bianca di neve, sopra la grotta natale incombe minaccioso e ridondante il castello di Erode, a ricordarci che Dio e Cesare, soprattutto quando quest’ultimo è uno stragista, non sempre vanno d’accordo.

Chiesa di San Nicola

Ma ora basta con “di qua d’Arno”, come i pisani chiamano la parte nord della città, con grande disprezzo del concetto di relatività. In poco tempo raggiungo il Sacrario militare dei Caduti di Kindu, adiacente all’area militare dell’aeroporto. Mi aspetta il Cappellano militare, don Francesco Capolupo, che gentilmente mi fa da Cicerone.

Sacrario di Kindu

Il presepe (foto in alto) è ricavato all’interno del Sacrario, con una prospettiva profonda, a volumi successivi; ogni porzione di volume cerca di rappresentare la morfologia dei territori dove operano i militari della 46^ Brigata aerea, per cui abbiamo una zona desertica, un’altra più lussurreggiante, l’ultima montagnosa, con un forte su cui sventola il tricolore. La natività è in primo piano, sulla sinistra, e l’opera vuol rappresentare i popoli alla ricerca della libertà. Di questo presepe si conoscono anche gli autori e mi piace citarli: trattasi di due marescialli dell’Aeronautica, Pierluigi Panetti e Antonio Lodice.

Prima di lasciare il Sacrario, colpito dalla sua moderna architettura, così luminosa ed essenziale, quasi un “open space”, chiedo a don Francesco notizie al riguardo. Il progetto è nientepopodimeno che del grande architetto Giovanni Michelucci, quello della Stazione di Firenze Santa Maria Novella e della chiesetta dell’Autostrada del Sole. Ha immaginato il Sacrario come un immenso hangar e proprio di fronte alle vetrate ha chiesto di posizionare il vecchio aereo C119, come se stesse in procinto di entrare, o come un animale fedele che aspetta fuori, eternamente, i suoi padroni. Saluto don Francesco e lo ringrazio, per oggi basta, torno al mio presepe casalingo, diverso tutti gli anni ma tutti gli anni uguale, come direbbe il grande Guccini.

Giuseppe Capuano

Chiesa di San Michele in Borgo
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