Guido Martinelli

Il cortile dello stupendo Palazzo Blu, ovvero lo storico Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi situato in Lungarno Gambacorti, a Pisa, si presta molto alle performance spettacolari, e la compagnia FuoriOpera diretta dal musicista, direttore d’orchestra e organizzatore Andrea Gottfried, grazie al sostegno della Fondazione Pisa, lo ha ribadito con l’ultimo appuntamento della rassegna “Opera a Palazzo”.

Questa rassegna, svoltasi da maggio a settembre, ha presentato quattro opere importanti nel suggestivo cortile dello stupendo palazzo. Si è trattato di spettacoli di novanta minuti, con scenografia essenziale e pochi cantanti, che il pubblico ha potuto seguire attraverso un libretto che ha permesso a melomani e neofiti di esaltarsi o avvicinarsi a grandi e classiche opere di musica lirica.

L’ultimo appuntamento è stato con il “Macbeth” di Giuseppe Verdi, con libretto di Francesco Maria Piave, ovviamente tratto dall’opera dell’immortale Shakespeare. L’opera verdiana fu presentata il 17 marzo 1847 al Teatro della Pergola di Firenze con successo, ma venne dimenticata fino al 1952 quando, grazie anche alla stupenda voce di Maria Callas nelle vesti di Lady Macbeth, tornò in auge.

La storia, atroce e cruenta, di Macbeth e di sua moglie, sia dal punto di drammaturgico che teatrale, è considerata emblematica della rappresentazione della brama di potere e dei pericoli che questa comporta.

Secondo una vecchia superstizione anglosassone portare in scena questa storia, o anche solo nominarla, porterebbe sfortuna. A Palazzo Blu, a dire il vero, siamo usciti tutti indenni da malefici vari.

Anzi, grazie alla direzione musicale e al pianoforte di Andrea Gottfried, che ha accompagnato gli ottimi cantanti lirici Daniele Giometti (Macbeth), Ernesto Morillo (Banquo), Serena Pulpito (Lady Macbeth), Fabio Midolo (Attore) che ha curato pure l’allestimento, mentre Chiara Spanò si è occupata di scenografie e costumi, l’immortale opera del “cigno” (o l’orso? dipende dai punti di vista) di Busseto, è stata molto apprezzata dal pubblico.

Alla fine dello spettacolo sono andato a scambiare due parole con Andrea Gottfried che è stato già ospite della nostra testata e che è molto conosciuto, sia in ambito locale col festival Nessiah di cultura ebraica, che organizza da vent’anni, sia in quello nazionale per le innumerevoli rappresentazioni musicali, sempre di alto livello, che porta in giro in importanti teatri dello stivale.

Andrea Gottfried

Maestro, ci parli di quest’ultima opera della rassegna.

“Abbiamo voluto concludere questa nostra stagione qui con quest’opera molto impegnativa cercando di dargli un taglio che la rendesse più intelligibile sia pur mantenendo il filo conduttore da un lato dell’ascesa al trono di Macbeth con quello che comportava, dall’altro anche interpretandolo come una storia d’amore malata tra Lady e Macbeth”.

Che convince il marito ad uccidere chi si frapponeva al loro desiderio di primeggiare…

“Esatto. Un amore folle, non saprei come definirlo in altro modo”.

Quanto tempo avete impiegato per organizzare questa ottima messa in scena?

“Il lavoro, in genere e nel particolare, è diviso in tre fasi. Nella prima frase lavoriamo sul testo letterario e su quello musicale cercando di dargli una prospettiva, uno spaccato che racconti il nostro pensiero. Nella seconda fase, che dura un paio di mesi, ci confrontiamo con gli scenografi e costumisti. Infine c’è la terza fase di circa un mese in cui facciamo le prove musicali e di regia con i cantanti. Quindi, sono tre i mesi di lavoro per produrre questo spettacolo che noi chiamiamo “studio” perché poi, magari, faremo altri cambiamenti a seconda degli input che riceviamo dal pubblico”.

Questa era la prima di questa opera, in quali altri posti sono previste le repliche?

“Al momento, di Macbeth abbiamo una replica a Milano l’8 ottobre e stiamo trattando per riportarlo a Pisa in autunno, in un teatro di cui non possiamo ancora dire niente”.

Sempre in questo formato che potremmo definire ridotto rispetto all’opera completa?

“Non vorrei definirlo ridotto il nostro formato, dove teatro e musica s’incontrano in una forma espressiva che attinge al linguaggio operistico, è qualcos’altro”.

Oltre a Macbeth avete altri progetti futuri?

“Attualmente abbiamo diverse produzioni. In questa prima metà di settembre abbiamo la “Traviata” in Lombardia, poi abbiamo “Tosca”, inauguriamo anche la stagione al teatro Guanella di Milano il 16 dicembre con “Don Giovanni”. Poi. senza svelare tanto, possiamo dire che ci saranno quattro nuovi titoli nel 2023, qui a Palazzo Blu.

Grazie Maestro, auguri, complimenti e a presto.

 

E la conclusione migliore sono senza dubbio le ultime parole con cui Macbeth, Signore di Cawdor e in seguito di Scozia, saluta il mondo e sé stesso: Sol la bestemmia, la nenia tua sarà.

Che prendo come invito ad evitare di finire la propria esistenza stando nell’infamia.

Una raccomandazione mica da sottovalutare!

 

 

 

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