Ilaria Clara Urciuoli

Una mostra imponente quella sul grande artista olandese Maurits Cornelis Escher visitabile fino al 26 marzo al Museo degli Innocenti di Firenze; una mostra che non solo accompagna il visitatore alla scoperta di questo artista ma che ci introduce a piccoli passi in un mondo in bianco e nero, di luci e ombre che acquistano la consistenza di minimi segni e linee, di presenze che si manifestano nell’assenza, un mondo perfettamente logico eppure impossibile se non ancora assurdo, gioiosamente matematico, tanto fisico quanto incredibilmente metafisico.

Il percorso che ci propone Federico Giudiceandrea, tra i più autorevoli esperti di Escher e curatore della mostra insieme a Mark Veldhuysen, presenta al visitatore circa 200 opere, alcune delle quali iconiche: qui troviamo infatti “Mano con sfera riflettente” con i suoi due mondi e le loro inevitabili distorsioni e “Relatività”, in cui la bidimensionalità del disegno genera l’immediata percezione di un mondo relativo, dove pavimento e parete si confondono e l’osservatore esterno è chiamato a comprendere (e accettare) la verità di ogni punto di vista compreso nell’assurdo complessivo. Ma qui troviamo anche un inedito Escher, studente presso la Scuola di grafica e arte decorativa di Harlem in Olanda che respira e si ispira all’Art Nouveau, movimento artistico cui apparteneva il maestro Samuel Jessurun de Mesquita.

Ampio spazio è dedicato al rapporto tra l’artista e l’Italia, paese visitato per la prima volta nel 1921, poco più che ventenne, e dove ritornò pochi anni dopo per restarvi a lungo, affascinato dalla campagna e dalle città toscane e dal Belpaese tutto. Nel percorso troviamo vedute di Siena e San Gimignano ma anche di Roma e di un Sud che molto lo colpì con i suoi paesi arroccati su dirupi impervi.

Maurits Cornelis Escher San Gimignano, 1923 Xilografia, 28,9×49,3 cm Collezione Maurits, Bolzano All
M.C. Escher works © 2022 The M.C. Escher Company. All rights reserved

Ma è con il viaggio in Spagna e la scoperta dell’Alhambra di Granada e della Mezquita di Cordoba (dove conobbe e studiò i motivi decorativi moreschi del XIV secolo) che l’artista olandese si appassionò alla tassellatura, possibilità di frazionare regolarmente il piano, e lentamente fece proprio questo processo staccandosi dalle geometrie arabe per arrivare a soggetti figurativi che si dividono lo spazio creandolo e che si alternano sostanziandosi tra presenze e assenze per giungere poi in metamorfosi cicliche.

Maurits Cornelis Escher Mano con sfera riflettente, 1935 Litografia, 31,8×21,3 cm Collezione Maurits, Bolzano All M.C. Escher works © 2022 The M.C. Escher Company. All rights reserved

Cuore della mostra resta comunque l’Escher più noto, quello in grado di interrogare a ogni quadro il visitatore che, fermatosi a cercare il paradosso in ogni opera, esce e torna al mondo con uno sguardo più disposto ad osservare la complessità della realtà che ci circonda, a sforzarsi di comprendere anche qui le incongruenze che si dischiudono oltre la superficie.

Ilaria Clara Urciuoli

 

Foto in alto: Maurits Cornelis Escher Relatività, 1953 Litografia, 27,7×29,2 cm Collezione Maurits, Bolzano All M.C. Escher works © 2022 The M.C. Escher Company. All rights reserved

Autore

Scrivi un commento