Da anni segue il Pisa Sporting Club, la squadra della sua città. Lo fa per lavoro ma anche per passione. Di recente ha pubblicato un libro molto interessante che, siamo certi, chi ama i colori nerazzurri non potrà fare a meno di leggere: “Un sogno magico chiamato Pisa”. Parla della promozione in Serie A, ma non solo. Ne abbiamo parlato con l’autore, il collega Michele Bufalino.
Immaginiamo che il sogno cui fai riferimento nel titolo del tuo ultimo libro sia la Serie A, appena conquistata, o c’è dell’altro?
“Mi fai una domanda molto interessante, perché finora il titolo non l’avevo ancora spiegato, neanche nel libro stesso. Il sogno, di base, è quello di tutti noi, di una generazione che non ha mai visto la Serie A, o di chi invece ha vissuto 34 anni in un incubo sperando di tornarci in questo campionato. Il Magico è anche il nostro Pisa e la società fondata dalla famiglia Corrado che rilevò il club nel 2016. È un cerchio che si chiude”.
Dove si può comprare?
“Per chi non sta a Pisa può riferirsi alla casa editrice Cld Libri di Fornacette, in via Dante Alighieri, utilizzando anche il sito internet www.cldlibri.it per prenotare il libro. Il volume però è in vendita anche ai negozi specializzati del Tifo Pisa (sempre a Fornacette), Tifo Pisa in via Piave e poi la Libreria Feltrinelli, Ghibellina a Pisa, Upie a La Fontina, la libreria Roma e la libreria Carrara di Pontedera e infine all’edicola di Terricciola”.
Come ti è venuta l’idea di mettere, nero su bianco, l’avventura dei colori nerazzurri da campi disastrati delle periferie più sperdute a San Siro?
“L’idea nasce nel 2021. Avevo pensato di scrivere un libro partendo dal 2009, dalla costituzione della nuova società dopo il secondo fallimento. Mi sembrava il giusto punto di origine, per tanti motivi. Perché di fatto come siamo arrivati fin qui parte da quel momento, perché anche la mia carriera giornalistica iniziò nel 2009 e perché il libro, di fatto, parte dove finisce quello ufficiale del centenario, che scrissi nello stesso anno, sempre con la Cld Libri. Vi racconto anche un aneddoto. Il libro poteva essere pubblicato già nel 2022, ma il Pisa non andò in Serie A, così il progetto è stato archiviato e vi ho rimesso mano qualche mese fa, cambiando il 70% dell’opera. La fiducia l’avevo anche quando il Pisa perse la finale col Monza”.
Quand’è che, quest’anno, hai pensato che fosse la volta buona per la promozione?
“Ho iniziato a pensarlo dopo la prima conferenza stampa di Inzaghi, quando disse che andava cucito addosso il vestito giusto a una squadra e quando capii che il tecnico avesse davvero studiato tutto dell’ambiente. Ci ho creduto invece verso ottobre-novembre, quando il Pisa ha iniziato a vincere gare pesanti, poi ne sono stato certo a dicembre, dopo le gare contro Sassuolo e Sampdoria. Lì non ho avuto più dubbi”.

Tutti, giustamente, indicano il Mister Inzaghi come il protagonista della grande cavalcata nerazzurra. Se dovessi indicare un giocatore-simbolo di questo successo? Ti concedo al massimo due nomi e non la risposta (peraltro condivisibile) “tutto il gruppo”.
“Indubbiamente Tramoni, fondamentale sotto tutti i punti di vista e poi Marin. Marius è l’unico ‘superstite” della squadra che vinse i playoff a Trieste nel 2019, l’anello di congiunzione perfetto degli ultimi anni”.
Che campionato ti aspetti il prossimo anno? Al di là dei soldi e dei grandi club, qual è la differenza maggiore che vedi tra la B e la A a livello di gioco?
“C’è una differenza abissale tra le due categorie. Me ne resi contro in Inter-Pisa 7-0 ai tempi di D’Angelo. Un giocatore di un grande club di Serie A è capace con un tocco di fare quello che un giocatore di Serie B fa con tre o quattro tocchi di palla. Il Pisa, al di là di quanto potrà investire, dovrà pensare solo ed esclusivamente alla salvezza”.
Cremonese o Spezia, chi vedi il prossimo anno in A?
“Sinceramente tifo Luca D’Angelo. Lo meriterebbe. Non mi interessa se allena lo Spezia, mi farebbe molto piacere se andasse lui in Serie A. E poi diciamoci la verità, sarebbe anche un ‘derby’ in più dopo la retrocessione dell’Empoli”.
C’è una squadra, della B di quest’anno, che ti ha più deluso?
“Il Frosinone, non mi aspettavo questo campionato dai ciociari, che avevano un organico nettamente più forte di tante altre squadre”.
Due parole sulle retrocesse di quest’anno dalla A, Monza, Venezia ed Empoli. Ti ha sorpreso qualcosa nel finale di stagione (ad esempio penso al Lecce) oppure erano loro le squadre meno forti?
“Sul Lecce ho sempre creduto, è una società seria e ha meritato la quarta salvezza consecutiva. Il Monza era scritto. Con la morte di Berlusconi, a meno che non vendano in futuro la società a un gruppo veramente interessato, il rischio è addirittura quello di una retrocessione in Serie C l’anno prossimo. Il Venezia avrei pensato si potesse salvare, è una società che, nella filosofia, non è molto lontana dal Pisa e questo dovrà farci capire che dovremo tutti essere umili nella prossima stagione. L’Empoli saprà rialzarsi, come ha sempre fatto, è una società solida e che naviga tra Serie A e Serie B da 20 anni”.
Molti indicano l’Atalanta, provinciale di lusso, come modello di club che sarebbe bello imitare. Da un paio di anni si è aggiunto anche il Como, viste le grandi disponibilità del suo proprietario. Il Pisa potrebbe ambire, secondo te, a qualcosa di più di una lotta per la salvezza?
“L’Atalanta è il modello ideale a cui dovrebbero aspirare tutte le società di calcio, non solo le provinciali. Il Como invece per me non è un modello da seguire. Al di là del direttore sportivo che stimo moltissimo, la società ha speso tanti soldi quanti ne ha spesi la Roma quest’anno e la salvezza è arrivata grazie a pesanti investimenti. Il modello Atalanta è più difficile, ma anche più appagante”.
Facciamo un gioco: tra dieci anni scrivi un altro libro (sicuramente lo farai molto prima, ma andiamo avanti con il gioco): cosa scriverai del Pisa?
“Mi piacerebbe scrivere di un Pisa che è riuscito ad approdare in Europa, sarebbe davvero una bella avventura. Non so se durerò ancora altri 10 anni, l’ultimo anno per me professionalmente è stato molto difficile e sto cercando di reinventarmi. Chissà!”
