Giuseppe Capuano

Dopo il premio alla carriera, nell’ambito delle iniziative di Lucca Film Festival 2023, l’attrice e produttrice americana Susan Sarandon ha tenuto una masterclass nella splendida cornice del Complesso monumentale di San Francesco. Tutto esaurito, naturalmente. La spaziosa chiesa sconsacrata, allestita in tutta la sua superficie, era piena fino all’ultima fila e molti spettatori stazionavano in piedi ai lati della platea. La sacralità del luogo, ancora intatta, non ha impedito una rumorosa, calda e affettuosa accoglienza. Mi ha subito impressionato l’eterogeneità del pubblico per le diverse fasce generazionali presenti. Evidentemente l’attrice, nel corso della sua lunga e prolifica carriera, è riuscita a emozionare e convincere diverse generazioni di amanti del grande schermo, dimostrando sempre l’attualità, l’originalità e l’universalità dei suoi personaggi.

L’inizio dell’intervista è il racconto del suo debutto nel cinema, racconto che si fa a tratti comico quando Sarandon ha raccontato che la casa di produzione, allora, era famosa soprattutto per film porno, ma l’attrice, fra le risate, subito ci ha tranquillizzati dicendo che ovviamente il suo film non apparteneva a quel genere. Ha continuato poi a ricordare i primi timidi passi in quel mondo e, con grande ironia e umiltà, ha strappato il primo sincero applauso quando ha affermato che “con un po’ di fortuna tutti possono diventare attori. Il difficile è rimanerlo”.

Non potevano mancare poi domande sugli aspetti sociali del cinema. La combattiva Susan ha così elencato le ragioni dello sciopero negli Usa dei lavoratori del settore. Soprattutto per i contratti fermi a una realtà di 30 anni fa – ha detto – che non contemplano l’aggressività e la dominanza di streaming e piattaforme varie. I guadagni dovrebbero essere adeguati per sopperire all’assistenza sanitaria e al caro vita, ma pochi riescono a guadagnare sufficientemente. Non è mancata al riguardo una stoccata ai nuovi protagonisti della “fabbrica dei sogni”, come Netflix o Amazon, definiti senza mezzi termini “avidi”. È il momento di cambiare le cose, e va posta grande attenzione all’uso che le moderne piattaforme stanno facendo, senza alcun controllo, dell’intelligenza artificiale, comprando corpi e voci per usarli a piacimento in ogni settore dello spettacolo, in progetti che potresti anche non condividere.

Numerose anche le domande dal pubblico. A quella su come sceglie i suoi personaggi ha risposto che all’inizio è “guidata dall’emozione, da una scarica di forte interesse. Sento il bisogno e il piacere di calarmi in storie che parlino di amore, di sentimenti… Alla fine quasi tutti i miei film parlano di questo. Devo percepire una tensione al cambiamento nei miei personaggi. Il cinema deve unire le persone nel senso che le deve far discutere, non deve rimanere un’esperienza solo personale”.

Proprio come succede, mi sono detto, in molti film di un altro mito del cinema americano, Woody Allen, che inizia a conversare del film già nella sala d’aspetto mentre compra i biglietti. Ma non divaghiamo perché farci prendere dalle immagini ricordo dei film che hanno segnato la nostra vita è un attimo. E per un lungo momento dell’intervista, confesso, mi sono passati nella mente interi fotogrammi di Sarandon in versione Louise, o Janet o Sarah.

Mi sono ripreso solo al brusio di approvazione per la domanda riguardante la cittadinanza italiana. Purtroppo, ha spiegato, due anni prima della sua nascita negli Usa cambiò la legge che le avrebbe permesso, come invece successe a suo fratello maggiore, di avere la doppia cittadinanza, perché discendente da bisnonni garfagnini e dal nonno di Ragusa.

Al termine dell’evento la star ha ricevuto in regalo un suo ritratto, realizzato dal pittore Giuseppe Linardi, le cui opere legate al cinema sono in mostra a Palazzo Guinigi. Ave Marchi, presidente della Fondazione Paolo Cresci per l’emigrazione ha poi fatto dono all’attrice di una sciarpa di seta realizzata a Lucca e di un libro sui figurinai lucchesi di fine ’800, in onore delle sue origini garfagnine.

In serata il gran finale in Piazza della Cittadella con un concerto dedicato alle sue origini lucchesi, con Giampaolo Mazzoli che ha diretto l’orchestra del Conservatorio L. Boccherini e il soprano Silvana Froli. Special guest Giacomo Puccini che, alle spalle dell’orchestra, sotto forma di statua, sorrideva sornione e gaudente.

Giuseppe Capuano

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