Salone del libro di Torino, ultima giornata. Alla caccia di autori/autrici toscane sono andato alla presentazione della graphic novel “Turchina”, realizzata dalla fiorentina Elena Triolo, ben nota al pubblico degli amanti del genere per la sua ricca produzione ormai più che decennale. Attualmente collabora anche con BAO Publishing, la nota casa editrice che ha un po’ rivoluzionato il settore, almeno quello relativo ai più giovani, e che ha pubblicato il volume.

Ho scoperto una storia commovente e ottimamente raccontata che ci fa penetrare negli avvenimenti di uno dei libri più letti al mondo, quel Pinocchio di tale Carlo Collodi il cui vero cognome era Lorenzini. Ma non si tratta di una delle migliaia rivisitazioni del noto romanzo. Il volume narra infatti la storia di Giovanna Ragionieri, figlia del giardiniere della casa vacanze della famiglia Lorenzini, l’ispiratrice appunto del personaggio della fata Turchina.

La storia fu raccontata all’autrice da suo nonno, che aveva conosciuto la ragazza perché imparentato con la famiglia e la storia di Giovanna, la sua lunga amicizia con Carlo, pur nella differenza d’età, è sempre rimasta nel cuore di Elena. Giovanna morirà in tarda età all’inizio del boom economico e la precoce scomparsa (per lei) di Carlo non le impedirà di conservare quel ricordo di amicizia per tutta la sua lunga vita.

Racconta Elena che Carlo in qualche modo rimarrà sempre presente nella vita di Giovanna come punto di riferimento. Sollecitata dalle domande Elena svela poi che l’inserimento della fata Turchina nel romanzo avvenne dopo un lungo periodo di sospensione della scrittura da parte di un Carlo in crisi. Insomma, senza Giovanna chissà cosa sarebbe successo a Pinocchio.

Sollecitata dalle domande di due preparatissime studentesse Elena ha detto che la graphic ha richiesto almeno tre anni di lavoro e di ricerca e che un’altra molla per il racconto è stata quella di poter disegnare costumi, abiti, scenografie di un mondo ottocentesco che la appassiona da sempre.

Ci ha ricordato che il personaggio della fata Turchina e, più in generale la storia di Pinocchio, non è per niente rassicurante, a tratti si configura come un vero e proprio romanzo gotico, a differenza della più giocosa rappresentazione disneyana. A precisa domanda inoltre Elena confessa che si sente più Pinocchio che fata, queste hanno sempre caratteristiche da super eroine e lei non si sente tale.

Lascio la sala con l’intenzione di rileggere Pinocchio, facendo più attenzione al personaggio della fata Turchina, e mi rituffo contento nel ventre del salone/balena. Di studentesse con i capelli turchini ne vedo tante, ma è solo moda, nessuna sembra una fata, peccato!

Giuseppe Capuano

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