Guido Martinelli

Il giallo è il genere letterario e filmico che va ormai per la maggiore. Credo sia incentivato anche per la sua funzione sociale rassicurante. In queste storie fantastiche i colpevoli vengono sempre scoperti e puniti da investigatori, pubblici e privati, istituzionali e non, tutti arguti, veloci, preparati, idealisti. Insomma, il male perde sempre e i cattivi hanno sempre la meglio, mentre nella vita reale  sappiamo, purtroppo tutti, che le situazioni sono ben diverse. Ma siccome la vita è dura e difficile e quindi le grandi illusioni (con buonapace di Renoir e Leopardi) non vanno osteggiate bensì alimentate, a tutti piace sguazzare almeno un po’ in questo felice e terapeutico mare immaginario.

Per nuotarvi con maggior perizia e soddisfazione sono andato a Cascina alla Biblioteca Comunale “Peppino Impastato”, dove il denso programma settembrino di “Metti una sera (o un pomeriggio) a Cascina” aveva previsto la presentazione dell’ennesima avventura di una investigatrice provetta, la signorina Gemma, uscita dalla creativa penna della scrittrice cascinese Patrizia Rasetti, in un giallo storico toscano uscito per i tipi delle Edizioni Carmignani, ovvero “C’è qualcosa fuori posto”.

L’autrice, nella bella presentazione in cui è stata attenta a dire e non dire per non svelare tanto dell’ordito narrativo giallognolo, si è avvalsa del supporto della sorella Maria Stella Rasetti, direttrice della Biblioteca San Giorgio di Pistoia nonché dirigente del Comune di Pistoia, e di voci e strumenti di Ilaria Savini e Alessandro Cei, due valenti componenti del conosciuto trio “Vincanto”, che hanno ben intervallato le parole con le stupende note di tipiche canzoni popolari toscane presenti anche nella crime story.

Le vicende gialle di questa arguta investigatrice in gonnella edite dalla Carmignani sono ambientate nei primi anni del secolo scorso in un ambito territoriale riconducibile ad una Cascina d’antan e hanno avuto un certo seguito editoriale fino a destare persino interesse e attenzione fuori dall’ambito locale, come ha ben spiegato la signora Rasetti. Per saperne di più, alla fine della presentazione, ho abusato della gentilezza e della disponibilità dell’autrice per porgerle alcune domande.

Signora Rasetti si presenti ai nostri lettori…”
Sono Patrizia Rasetti, ho 71 anni, sono nata qui a Cascina e da quando sono in pensione mi sono dedicata alla scrittura”.

Che lavoro svolgeva?
“Arredatrice d’interni”.

Com’è nata questa sua passione?
“È nata sin da quando ero bambina, musica e letteratura sono stati il fil rouge della mia vita familiare. Ho cominciato a fare sul serio con la scrittura addirittura con un libro fantasy  che si chiama “Tre galline ed una volpe” edizioni Youcanprint, che mandai per caso al concorso “Il giovane Holden” dove mi dettero il premio speciale della giuria, a cui piacque tantissimo. Da lì  decisi di impegnarmi di più e ideai questa linea gialla. Passando dalla Villa Isnar di Cascina che è una villa stranissima che i  ragazzi chiamano Villa Adams, pensai che li avrei potuto ambientare un delitto. E da lì  è cominciato tutto, così ho creato questi personaggi e devo dire che questa Gemma mi sta sta veramente prendendo la mano”.

Quanti libri l’hanno vista protagonista?
“Fino ad oggi otto”.

Come si chiama e in quale periodo preciso siamo?
“Si chiama Gemma Galleschi, cognome tipico pisano, e siamo tra il  millenovocentodieci e il dodici. Soprattutto nei primi anni del dieci perché in questi anni c’è Maria Montessori che è la prima donna che si fa valere, c’è Marie Curie che prende il Nobel. Quindi ho voluto ambientare la mia Gemma in questo periodo storico che, fra le altre cose, è anche molto tranquillo perché è antecedente la prima guerra mondiale, quando ancora le acque erano calme”.

Che lavoro svolge nella sua vita Gemma Galleschi?
“È la direttrice del Conservatorio Musicale di Valvata”.

Che sarebbe?
“L’antico nome di Cascina”.

Perché ha messo il nome di Valvata e non di Cascina?”
“Perché a Cascina non c’è un conservatorio musicale e non potevo inventare una cosa che non c’era. I delitti e le trame dei libri s’inventano però, per il resto, ho cercato sempre di attenermi alla realtà, alle tradizioni, agli usi e ai costumi dell’epoca. In ogni libro ho cercato  di riportare alla luce un particolare. Come, per esempio, la fiera agricola del paese di San Casciano. Oppure il periodo in cui veniva realizzata la spremitura della salsa del pomodoro. In questo libro si parla  dello sfoglio del  granturco. In un altro di come venivano organizzati i matrimoni in quegli anni”.

Insomma, sono descritti dei quadretti di vita contadina…
“Certo, cerco di riportare in auge momenti di vita contadina dei primi del novecento. Quindi parlo degli antichi attrezzi come il correggiato. Se si  va a chiedere a un ragazzo cosa sia si ottiene una brutta risposta…”

Forse anch’io potrei imitarli..
“Ci credo, ma in realtà son due bastoni legati uno all’altro da una fune. Uno il contadino lo teneva in mano mentre l’altro lo roteava e lo faceva cadere sui fagioli da sbucciare. Quindi rimanevano i fagioli puliti e le bucce da una parte.  Oppure, come in quest’ultimo libro,  si parla della schiccolatrice del granturco che è una figura ormai dispersa. Sono andata nelle scuole e ho parlato con i ragazzi delle medie e anche con quelli dell’istituto d’arte di tutto questo mondo antico e veramente non credevo  prestassero attenzione alle mie descrizioni. Loro sono rimasti affascinati da tutto questo ritorno in vita di usi e costumi lontani”.

Bellissimo, già questo merita l’acquisto del libro. Insomma, Gemma si trova dentro tutta una serie di delitti perché la Cascina di un tempo è un po’ come la Vigata di Montalbano e la Spoleto di Don Matteo: una specie di Chicago degli anni trenta dove la malavita imperversa…
“D’altronde se non c’è un delitto non c’è il libro. Scrivendo ci  si lascia coinvolgere. Per esempio, nel primo libro c’è un notaio che si rivolge con male parole a Gemma perché la vede insieme ad un avvocato e a quell’epoca se una donna veniva vista sola con un uomo che non era né  un parente né il fidanzato era considerata male. Io, allora, nel secondo libro l’ho ammazzato, l’ ho levato di torno perché era di un’antipatia estrema. Mi sono lasciata trascinare da quel che dicono i personaggi. Mi sembra, in certi momenti, di non essere più io a scrivere ma che la penna va da sé, perché io scrivo inizialmente a mano tutto su un quaderno con la penna stilografica, eccolo (me lo mostra). Dopo, riporto tutto sul computer”.

Ma non è un doppio lavoro?
Mi serve per le correzioni”.

Ognuno ha il proprio modo di scrivere, rammento quel famoso scrittore che scriveva sempre con la lettera 42 dell’Olivetti. Ma torniamo a Gemma. Com’è che risolve i gialli?
“È una donna molto intuitiva”.

Come Jessica Fletcher, la signora in giallo?
“Esatto. Riesce a cogliere gli indizi giusti, a vedere oltre, là dove gli altri non vedono”.

Quando si arriva alla fine del giallo Gemma, come fanno altri suoi colleghi, riunisce tutti i sospettati e fornisce loro la spiegazione finale del giallo individuando il responsabile?
“No, assolutamente”.

Chi sono i suoi aiutanti?”
L’avvocato Masoni, che è il suo fidanzato, il dottore, che è una sorta di anatomopatologo, un po’ tutto insomma, che riesce a capire cosa c’è in quel posto, com’è stato ammazzato il tizio, se c’è qualcosa che non torna sulla fine presunta e che magari quello che sembrava un infarto era un omicidio. Poi, naturalmente, c’è il maresciallo dei carabinieri che non vorrebbe avere questa donna tra i piedi”.

Che non è il maresciallo Cecchini come in Don Matteo e si chiama?
“Eugenio Manciulli, non è come Cecchini, ma siamo lì…”

Insomma, Emma risolve i gialli ma nessuno riconosce i suoi meriti oppure il contrario?”
Sì, i suoi meriti vengono riconosciuti, anche il maresciallo che pure cerca di tenerla a distanza alla fine riconosce che lei gli ha dato una grossa mano”.

Potrebbe approfondire la questione, accennata poc’anzi, che c’è la possibilità che i suoi libri diventino una fiction?
“Me lo hanno detto in tanti. Ho ricevuto attenzione e promesse. Poi, non so se si realizzerà o meno perché le parole non vengono sempre mantenute dai fatti”.

Lei, pochi minuti fa, ha affermato di aver avuto dei contatti con la Rai, e siccome c’è sempre questo problema del passaggio ad un livello successivo importante di livello nazionale in occasione di prodotti  culturali e non, le chiedo come ha fatto
“Non ho avuto contatti precisi con un produttore ma ho semplicemente scritto alla Rai e ho detto: ‘Scrivo queste cose, v’interessano?’. Mi hanno risposto ed ho avuto un’intervista a Rai Radio 1 nella trasmissione: “Incontri d’autore”.

Insomma,  si può dire che si è registrato un certo interesse da parte di persone legate al mondo della fiction…
“Precisamente. Alcuni registi lo hanno letto e la storia è piaciuta. Anche una sceneggiatrice molto nota che non vorrei citare, l’ha apprezzata tanto e ha detto che meriterebbe. Il motivo per cui non siamo ancora giunti ad una conclusione è dovuta anche al fatto che la storia è ambientata in quel determinato periodo storico e quindi servono carrozze, vestiti, ambientazioni particolari. Poi c’è stata questa pandemia che ha rallentato tutto. Ma io non demordo”.

È interessante, devo dirle che anch’io, in qualità di spettatore, amerei vedere storie di un simile personaggio. Intanto, siamo pronti per le prossime avventure?
“La nona senz’altro”.

Sempre con le Edizioni Carmignani?
“Certo”.

Quindi  ci congediamo dalla nostra interlocutrice ringraziandola e facendole  sia i complimenti sia i migliori auguri per il futuro delle sua Gemma, nell’attesa dei prossimi morti in quel di Cascina.

Vedi Cascina e poi muori non pare un detto fuori luogo!

 

 

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