Un fatto di cronaca nera apparentemente di lieve entità è avvenuto a Cascina, secondo comune della provincia di Pisa come numero di abitanti (45mila). Due ragazzi minorenni, ingolositi da un paio di scarpe alla moda che indossava un loro coetaneo, se le sono fatte consegnare con la violenza e le minacce. Per convincerlo a dargliele gli hanno fatto vedere un coltello, e non contenti sono andati avanti intimidendolo anche tramite i social network. Alla fine il ragazzino ha ceduto e ha consegnato le scarpe, che gli erano state da poco regalate, del valore di circa duecento euro.

Con la coda tra le gambe il ragazzino è tornato a casa e, per fortuna, anziché tenersi tutto dentro ha raccontato ciò che gli era capitato e lo angustiava alla mamma, che ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine. Dopo qualche giorno i carabinieri hanno individuato i due estorsori e, dopo aver perquisito le loro abitazioni, hanno trovato le scarpe e alcuni coltelli. Uno era proprio quello utilizzato per minacciare il ragazzino. I due soggetti, autori del furto con estorsione e minacce, sono stati denunciati. Probabilmente ora capiranno la gravità di ciò che hanno fatto e, si spera, ne terranno conto per il futuro.

Questa storia, parzialmente a lieto fine, insegna l’importanza della comunicazione tra adulti e adolescenti e la tempestività nell’intervento. Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima che un gruppo di piccoli delinquenti (sbagliato sarebbe chiamarli bulli) prova a mostrare i muscoli sfidando la legge e intimidendo il prossimo. Oltre a punirli, come meritano, si deve fare il possibile per educarli (o rieducarli), facendo scoprire loro l’importanza del guadagnarsi una cosa, lontana anni luce dalla gratificazione effimera ottenibile sottraendo un bene al legittimo proprietario. Ma al di là del rubare, nel caso di questi due ragazzi, è preoccupante anche la violenza, rappresentata dalla minaccia e l’intimidazione. In questo caso forse sarebbero utili anche dei servizi sociali. Cerchiamo di correggerli, finché siamo in tempo… e non minimizziamo l’accaduto.

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