Luca Schieppati

Abbiamo assistito, in questi giorni convulsi, a giri di valzer frenetici, a dichiarazioni di candidature come nemmeno ad un torneo di bridge, a proposte unitarie a mazzi, a suggerimenti di nomi non divisivi… per il proprio schieramento.

Abbiamo visto Conte atteggiarsi a statista facendo incursioni in Transatlantico… Abbiamo apprezzato Giuseppi, spirito guida inconsapevole di chi fossero i suoi stessi grandi elettori, balzarli come si ignora una mosca noiosa… Lo abbiamo ammirato fantasticare di guidare un movimento al trionfo, quando bastava una personalità del calibro politico di Gigetto Di Maio per affossargli qualsiasi velleità di iniziativa, mentre gli sorrideva sornione.

Abbiamo visto Salvini the Kingmaker, utilizzare una tattica innovativa. Per poter dire di aver proposto lui il nome giusto, semplicemente li ha proposti praticamente tutti. Geniale.

Abbiamo visto Letta porre veti su veti per la cosiddetta questione morale. Antico vizio per cui ci si arroga il diritto di autonominarsi giudice riguardo chi sia moralmente accettabile o meno. Questo perché si ritiene di essere portatori di principi superiori e che il diritto di dichiarare solennemente coloro che siano o non siano degni, novelli Osiride alla pesa del cuore e della piuma, provenga dalla propria ontologica superiorità… Immensa supercazzola per dir che non si vogliono altri che non siano i propri candidati. Tutti noi sappiamo cosa dica il Titolo II della Costituzione, e la questione morale non c’è. L’unico limite è politico, il saper estraniarsi dalle proprie parti e convenienze per garantir le regole del gioco.

E via così, abbiam assistito ad una ridda di episodi, finché non si è arrivati a proporre un nome per davvero. Ma prima, è stato necessario scartare, nell’indifferenza generale, il dottor Massolo, reo di aver lo stesso curriculum di quel nome, ma più sostanzioso, inoltre reo di non essere donna e, soprattutto, reo di aver collaborato con tutti da Andreotti in poi, quindi anche con il centro-destra, cosa che pare costituisca uno stigma peggiore della lettera scarlatta. Quindi è stato proposto il trionfo annunciato della dottoressa Elisabetta Belloni. Che comunque, è un’ottima professionista, dal grande curriculum, sia chiaro.

“Gaudio e tripudio!” deve aver esultato Letta. Avrà pensato che la Belloni è incontestabile: proviene dalla diplomazia, è stata scelta da Draghi per la guida dei servizi, per di più è donna, chi mai potrà affossarla? E, pronti, via, ci si intesta la candidatura, per poter reclamar l’onore di avere vinto (cosa importantissima nel Bel Paese dove lo sport nazionale è correre in soccorso del vincitore). Chi mai avrebbe potuto scombussolare i piani del caro leader del Pd?

Al solito, aveva fatto i conti senza Renzi, che immancabilmente mette sotto il Pd da anni, gli stessi anni in cui i piddini sono stati più occupati a rimarcarne lo scarso peso, piuttosto che provare a far politica. Al Renzi bastò sibilare una frase: “Solo in un Paese anti-democratico il capo dei servizi segreti diventa Presidente della Repubblica”. Un grande classico dai tempi di Nenni: il puro che ti epura. La questione morale fatta al questionatore. E fu così che oggi, chi si congratulava per aver posto “la prima donna al Quirinale” si danna per far credere a chi lo osanna (ma appena si volta gli ride dietro) di essere “The Winner”, l’uomo che ha deciso di confermare Mattarella al Quirinale. Forse gli credono, a Parigi. Forse.

Ma tutto questo silurare di Renzi, perché? Qual è il movente? C’è chi ipotizza dietrologie politiche, chi gnometti, chi esautorazioni, chi golpe evitati o compiuti, chi complotti demplutoetcetera. Credo che la realtà sia molto più semplice. Lineare. Si tratta di cosa antica, atavica ed inevitabile. Una realtà scritta nel Dna.

Matteo Renzi è fiorentino, ed Enrico Letta pisano. Già questo dovrebbe bastare, ma Letta, per essere sicuro di porsi in cima alla lista dei nemici del Fiorentino da Rignano, ha ben pensato di sottolinear la cosa candidandosi nel collegio di Siena…

P.S.: Oh, Letta non si offenda: si scherza, si dicono bischerate tra amici.
Ma sotto sotto, chi non ci crede?

Luca Schieppati

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