Paolo Lazzari

Per alcuni si tratta di un “quadrato magico” che irradia pensieri nebulosi da secoli. Altri lo definiscono più semplicemente Sator. Al di là delle denominazioni, la scritta scolpita sul lato della cattedrale di Siena che guarda al palazzo arcivescovile, rimane uno dei più grandi misteri irrisolti della storia toscana e non soltanto.
Il visitatore accorto può individuarle con disinvoltura, quelle cinque parole incise nel marmo, perché si trovano sospese proprio lì, ad altezza uomo.
La scritta recita: Sator, Arepo, Tenet, Opera e Rotas. Per spiegare il significato che questi termini assumono, accostato l’uno all’altro, nel corso del tempo si sono accavallate le teorie più disparate. L’ampio ventaglio del potenziale spazia dalle suggestioni massoniche a quelle sataniche, fino ad intersecarsi con l’ipotesi di influssi esoterici.

Vale certamente la pena evidenziare una circostanza: questo quadrato magico non è un’esclusiva della città di Siena. Scritte identiche sono comparse a Roma, in Inghilterra, in Ungheria, in Spagna e in Svizzera. Il che, se possibile, conferisce all’intrigo una consistenza ancora più spessa. Perché queste cinque parole compaiono in luoghi così diversi, in giro per il vecchio continente? Congiungendo questi posti, è possibile discernere un qualche simbolo o significato celato in apparenza?

Quel che è certo, ad oggi, è che non c’è proprio nulla di certo. Nel 2021, infatti, ancora si dibatte intorno al reale significato della scritta che – per quel che riguarda il Duomo di Siena – fece la sua comparsa nel XIV secolo, al termine dei lavori in corso per la cattedrale. Come molti sanno, nel Trecento la città era particolarmente ricca e, grazie alle sue risorse, intendeva dar battaglia a Firenze sotto ogni punto di vista. Incluso, evidentemente, quello artistico e architettonico. Così, l’idea di fondo che convinse i governanti dell’epoca era nitida: quella che oggi è la maestosa cattedrale che tutti possono ammirare doveva essere, almeno secondo i piani, soltanto il transetto di un edificio molto più imponente. Scorrendo i muri perimetrali del Duomo non è certo un’impresa scorgerne uno incompleto. Ad interrompere bruscamente i lavori, ridimensionando definitivamente le ambizioni di Siena, fu la peste. La malattia, bubbonica e polmonare, falciò via un terzo della popolazione europea. La città toscana non ne fu esente ed il Duomo rimase così come lo conosciamo oggi. La scritta, comunque, campeggiava intatta già prima della tragedia.

Ma qual è il senso di quelle parole? Per alcuni la traduzione giusta potrebbe essere “Il seminatore Arepo tiene con cura le ruote”. Plausibile solo in parte, poiché Arepo non è un termine latino. Più probabile allora che il significato possa essere “Il Signore tiene con cura le sue opere”, oppure “Tenere con cura le opere di Dio”. Ognuna di queste teorie è corredata da argomentazioni che presentano inevitabili falle. Altri studiosi, ancora, sostengono che il Sator non possa e non debba possedere un qualche significato letterale, dal momento che si tratterebbe di un simbolo numerico.

In mezzo a tutti questi motivi di incertezza, ad ogni modo, è ancora possibile sgombrare il campo da una suggestione ricorrente. Il quadrato magico non ha nulla a che vedere con i Templari, così come sostenuto da una teoria che ne vorrebbe l’insistente comparsa nelle città che li ospitavano (a Siena venivano accolti nella magione di San Pietro in Camollia). I ricercatori, infatti, ne hanno trovato traccia anche in luoghi mai lambiti dai cavalieri. Eppure, alla fine dei conti, questa mattonella un significato doveva pure esprimerlo. Recentemente, allora, si è fatta spazio una delle tesi più accreditate: il termina Opera, che compare su molteplici edifici religiosi costruiti in Europa, altro non sarebbe che il riferimento ad una sorta di conclusione dei lavori. Da qui l’idea che il quintetto di parole possa meno letteralmente prendere senso così: “Che Dio mantenga questa opera”. Non è dato sapere se questa sia davvero la spiegazione definitiva, ma è possibile che ci si avvicini molto.

Ad ammantare di fascino l’intera narrazione ci si mette poi un’altra circostanza. Se guardate come sono disposte le cinque parole, una sotto l’altra, potrete notare che la scritta Tenet (un palindromo, di per sé) compare a formare una croce perfetta attingendo dalle singole sillabe, dall’alto verso il basso e da sinistra a destra. Nel 2020 il regista Cristopher Nolan ha girato e distribuito un film intitolato proprio in questo modo: in Tenet un agente della Cia si muove all’interno di una realtà distopica, dove il tempo scorre secondo logiche tutte sue, per evitare un terzo conflitto mondiale. Qualunque sia la verità, l’enigma del Sator continua a far parlare di sé a distanza di secoli. Un traguardo senz’altro difficile anche soltanto da immaginare per chi decise di usare queste parole.

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1 Comment

  1. Per la verità sono tutte parole palindrome: Opera/Arepo . Sator/Rotas a parte il citato Tenet

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