La maxi inchiesta della Dda di Firenze, che ha scoperchiato un giro di affari sporchi in Toscana legato allo smaltimento di rifiuti pericolosi, getta una luce sinistra sulla politica. Al di là delle responsabilità penali, che andranno accertate, quello che colpisce è il livello di infiltrazione delle cosche criminali della ‘ndrangheta nelle decisioni politiche ed economiche. “È di qualche giorno fa la scoperta ulteriore di connessioni fra elementi appartenenti alle mafie e imprenditori, non soltanto provenienti dal sud Italia ma anche di imprenditori che vivono e operano da molti anni in Toscana, nativi della Toscana, per cui l’infiltrazione e le cointeressenze sono tali da aver raggiunto un livello preoccupante”, ha detto Giuseppe Creazzo, procuratore capo di Firenze. Difficile dire quanto questo scandalo potrà danneggiare la leadership dem in Toscana e quanto, eventualmente, offuscherà il Pd a livello nazionale. Di certo le polemiche non mancano. E ovviamente l’opposizione va all’attacco.

“Fanno ridere le balbettanti frasi di rito di Giani e del Pd”, tuona Paolo Marcheschi, ex presidente del gruppo regionale di Fdi e vice presidente dell’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia. “Colti un’altra volta con le mani nel sacco, stavolta, di veleni, si dicono garantisti e fiduciosi nella magistratura. E ci credo. Negli ultimi venti anni i grandi scandali accertati sono scomparsi nel nulla insieme ad una voragine di soldi pubblici ed alle sacrosante attese condanne (vedi buco dell’Asl di Massa, quello di Siena, i soldi spariti per la Bretella Signa-Prato, la gestione del Monte dei Paschi, i passaggi di immobili delle Asl, le nomine politiche dei vertici in sanità, le discariche che bruciano, i rifiuti che girano e le bonifiche mai fatte tipo quelle della piana di Scarlino). Stavolta lo scenario mostra un innalzamento del livello della putrida commistione fra interessi e Potere Rosso in Toscana, e mostra con chiarezza i nervi scoperti di un sistema diffuso a tutti i livelli dei vertici delle Istituzioni (dai Comuni alla Regione). Il fatto che si sia scoperto che sotto le strade della Toscana green di Rossi prima e di Giani adesso ci siano sotterrati 8.000 tonnellate di rifiuti velenosi con un giro di affari per gli ‘amici’ imprenditori di almeno 24 milioni di euro, rende ridicoli i 20.000 euro di spese elettorali dichiarate di Giani e i contributi ricevuti da Rossi – dichiara Marcheschi -. Stavolta non è solo una questione di contributi elettorali dichiarati, ma lo scoperchiamento di un sistema dove la politica e gli amministratori pubblici si sono piegati agli interessi privati. Soggetti che avrebbero non solo chiesto, ma addirittura imposto, al presidente della Regione le nomine di alti dirigenti ‘amici’ e suggerito (ed ottenuto) la sostituzione di quelli ‘non amicì, che ostacolavano le camarille. Adesso che anche il mito della buona sanità Toscana è crollato, non certo per la reputazione dei nostri medici o degli operatori sanitari del settore, ma per il sistema di inefficienze e favoritismi della sinistra, non rimane nulla per difendersi – sostiene Marcheschi -. L’opaca gestione anche dell’emergenza pandemica, nello scandalo dei milioni di soldi pubblici spesi per mascherine dannose, per l’acquisto ed il pagamento di ventilatori mai arrivati, per una campagna vaccinale all’insegna dei furbetti, sono stati solo gli ultimi segnali del crollo del mito della Toscana felix. È la pietra tombale di un ideale di sinistra, auto incensata di arrogante ‘superiorità morale‘, che da decenni cela intrighi ed interessi non solo politici”.

“Esprimiamo la nostra preoccupazione per quanto sta emergendo dalle indagini in corso sullo smaltimento dei rifiuti delle concerie del Valdarno inferiore”, scrive in una nota Sinistra Italiana Toscana. “Appare in modo chiaro la commistione tra politica e poteri economici che abbiamo denunciato molte volte in questi anni. Un intreccio che evidenzia la subalternità agli interessi degli imprenditori della politica a guida Pd che governa la regione e le città. Nessuno sottovaluti la gravità e nessuno provi a derubricare le responsabilità ai singoli. Questo sistema è parte dello sbandierato buongoverno della regione ed è considerato la normalità. Non è un buongoverno, tutt’altro. Questo sistema è uno scambio tra l’avidità del sistema economico e i beni comuni che permette di avere ‘imprenditori amicì disposti a finanziare il partito e le campagne elettorali di singoli o dei governatori. Leggiamo sgomenti di interventi per chiedere lo spostamento di dirigenti Arpat scrupolosi perché troppo zelanti, per prorogare ulteriormente smaltimenti ambientalmente impattanti, ma nessuna consapevolezza di cosa stava accadendo nel sistema economico toscano e delle infiltrazioni mafiose e criminali. Vogliamo sapere quali risultati sono stati ottenuti con gli ingenti e pluridecennali finanziamenti pubblici concessi da Regione e Governo per realizzare impianti finalizzati a coniugare lavoro ed ambiente – continua Sinistra Italiana -. Vogliamo conoscere le autorizzazioni allo scarico, al trattamento di fanghi, all’emissione nelle acque e in atmosfera di quegli impianti e leggere i verbali dei controlli di Arpat, per capire cosa sia accaduto soprattutto dopo la chiusura dell’impianto di depurazione delle concerie di Fucecchio e l’aumento dei reflui arrivati a Santa Croce sull’Arno”.

La domanda che ora tutti si fanno è questa: perché Giani ha confermato Ledo Gori nel delicato ruolo di capo di gabinetto?  “È troppo facile sospendere Gori adesso che è indagato e senza dare una motivazione di tale sospensione”, afferma Francesco Torselli, capogruppo di FdI nel Consiglio regionale della Toscana. “A noi interessa sapere quali siano le motivazioni che hanno portato il presidente della Regione Eugenio Giani a riconfermarlo come Capo di Gabinetto. Eugenio Giani deve fare chiarezza, così come abbiamo chiesto in un’interrogazione già depositata in Consiglio, è un suo dovere nei confronti di tutti i cittadini. La regola per la quale ‘attendiamo che la magistratura faccia il suo corso’ stavolta non vale. O meglio, vale per l’inchiesta che dovrà dirci se in Toscana vi siano degli assassini che, in combutta con la criminalità organizzata, hanno condannato a morte noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli, seppellendo rifiuti tossici sotto il manto delle nostre strade”.

Giani alcuni giorni fa aveva rilasciato questa dichiarazione: “Non esprimo opinioni o commenti su una vicenda seria e complessa, perché ho piena fiducia nella magistratura e nel lavoro delle forze dell’ordine, con la speranza che sia fatta chiarezza il prima possibile”. E annunciava di aver “disposto che le funzioni di capo di gabinetto della Giunta regionale, fino ad ora svolte da Ledo Gori, siano attribuite in via transitoria al direttore generale della Regione, Paolo Pantuliano”. “Mi preme sottolineare che valuteremo già nelle prossime ore – aveva poi aggiunto – tutti gli interventi opportuni affinché la Regione Toscana possa sviluppare, come ha sempre fatto, un’azione coerente e finalizzata ad evitare qualsivoglia pericolo di infiltrazione vista la capacità delle organizzazioni criminose di penetrare nei tessuti imprenditoriali anche nei nostri territori, che abbiamo il dovere di preservare”.

Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo (Pd), si trincera dietro il garantismo: “Il mio auspicio è che il lavoro della magistratura possa fare piena luce in tempi brevi sui presunti illeciti commessi. Sono garantista sempre e con tutti, dobbiamo sempre ricordare che un indagato non è un colpevole e spero che gli amministratori coinvolti possano dimostrare la loro innocenza. Nello stesso tempo credo che l’azione dei magistrati e degli inquirenti metta in evidenza una questione su cui non dobbiamo mai abbassare la guardia: il rischio di una penetrazione della criminalità organizzata in alcuni ambiti economici della nostra regione. La Toscana è da sempre in prima fila nella lotta alle mafie e nella costruzione di una coscienza civile che faccia da anticorpo a questi virus. È un’azione che, unendo l’impegno delle istituzioni, di tutte le forze politiche e della società civile, dobbiamo rafforzare ancora di più affinché, questo cancro sia estirpato subito, fin dalle sue prime apparizioni”.

“Nell’ambito di quanto richiederemo al presidente Giani, sul tema della recente indagine relativa ad infiltrazioni dell’ndrangheta in Toscana -afferma Elisa Montemagni, capogruppo in Consiglio regionale della Lega – accentreremo pure la nostra attenzione su quei siti di stoccaggio rifiuti, sparsi nelle varie province toscane, che potenzialmente potrebbero aver accolto materiale tossico. Esigiamo, dunque una mappatura completa ed approfondita, perchè tale problematica, oltre che naturalmente giudiziaria, coinvolge direttamente sia l’ambiente che la salute dei cittadini. E’ fondamentale conoscere se i rifiuti tossici utilizzati per il manto stradale della regionale 429, come pare emergere dall’indagine, possano essere stati illegalmente trasferiti anche in specifiche zone della Toscana, attualmente sedi d’impianti per lo smaltimento”.

 

3 Comments

  1. machiavelli Reply

    Ecco perchè hanno trasferito il procuratore mescolini da reggio emilia a firenze, per far sparire tutto, come ha fatto sparire tutto il pd dal pocesso aemilia.

  2. dr.Strange Reply

    la sinistra in Toscana ha sempre goduto della protezione della magistratura. tanto per fare un esempio, dalla ASL di Massa Carrara anni fa sparirono più di 300 milioni di euro e tutto è stato messo a tacere. chi era assessore alla sanità all’epoca? chi è diventato presidente della regione? chi è stato sindaco di Pontedera e ben addentro al comprensorio del cuoio del Valdarno pisano? provate ad indovinare

  3. Non meravigliamoci la regione Toscana da sempre è stata l’isola del bengodi del PD dove tutto concesso, tutto protetto ad hoc. Speriamo che i toscani lo abbiano capito, ma sarà difficile perchè nel giro delle merende hanno trascinato molte persone.

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