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Operai-schiavi per produrre mascherine per la Regione e la Protezione civile: 13 arresti

- Cronaca
12 Giugno 2020

Sfruttavano i lavoratori clandestini per produrre mascherine, il business del momento, per cui avevano riconvertito le loro imprese. Tredici imprenditori cinesi sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Prato, sequestrate centinaia di migliaia di mascherine dpi destinate alla protezione civile e alla centrale acquisti per la sanità per conto della Regione Toscana (Estar). Novanta i lavoratori non in regola coi permessi. Tra i reati contestati truffa ai danni dello Stato, frode nelle pubbliche forniture di mascherine chirurgiche, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della manodopera. Le mascherine erano quelle che la Regione ha distribuito gratuitamente a tutti i cittadini. Sulla sicurezza non ci sarebbero rischi: “Tutti i prodotti acquistati e distribuiti gratuitamente – si legge in una nota della Regione – sono stati testati con esito positivo dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze”. Resta il fatto che l’Istituto superiore di sanità aveva detto no alla loro produzione e vendita.

L’inchiesta è nata dal controllo a cui è stato sottoposto un imprenditore cinese, risultato essere un subappaltatore occulto, che avrebbe costretto i suoi lavoratori (23 connazionali) a turni massacranti di sedici ore al giorno. Gli operai non avevano riposi festivi e facevano solo pause di 10-15 minuti per mangiare, nello stesso luogo di lavoro. I laboratori fungevano anche da dormitori: addirittura è emerso che la camera da letto di un operaio era stata allestita all’interno di un servizio igienico. Da lì l’indagine si è allargata, coinvolgendo altri imprenditori che avevano riconvertito la loro attività. La maxi operazione ha coinvolto in tutto 250 uomini della Gdf e il personale dell’Asl.  Perquisite 28 imprese individuali del distretto del tessile di Prato, gestite da cinesi, nonché tre società più strutturate e i domicili di alcuni rappresentanti legali e di dipendenti.

Complessivamente c’erano in ballo 93 milioni di mascherine da consegnare alla Protezione civile e 6,7 milioni alla Regione Toscana, tramite Estar, per un esborso da parte del pubblico di 45 milioni di euro al netto dell’Iva. Un numero impressionante di mascherine da produrre e consegnare. Il Gruppo Y.L. sarebbe riuscito a soddisfare le richieste solo grazie a contoterzisti e a due ditte facenti capo al subappaltatore occulto da cui è partita l’inchiesta. Nel corso delle operazioni sono state sequestrate milioni di mascherine, la cui consegna alla Protezione Civile era in programma oggi. Sequestrati inoltre numerosi macchinari non a norma ed oltre 75.000 euro in contanti.

La centrale acquisti della Regione Toscana a marzo era rimasta coinvolta nell’acquisto di 200 ventilatori polmonari (per una spesa di sette milioni di euro) con la merce mai arrivata dalla Cina e un’indagine in corso.

In una nota il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha espresso il proprio plauso “per l’indagine in corso da parte della Guardia di Finanza, così come per tutte le inchieste che puntano ad accertare irregolarità sui luoghi di lavoro, l’elemento che mi sembra emergere con più forza da questa operazione, peraltro portata avanti in collaborazione con il dipartimento Prevenzione dell’Asl dal quale sono stato immediatamente informato. Adesso, sulla base dei risultati dell’indagine, la Regione valuterà se avviare un’azione legale”.

Sulla vicenda si è espresso anche il Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri: “Gli uffici del Commissario, che è parte lesa in questa grave vicenda, hanno offerto alla Guardia di Finanza la massima collaborazione ai fini dell’indagine e consegnato tutta la documentazione utile”. Arcuri fa sapere che oggi presenterà un “esposto denuncia al fine di continuare a tutelare il proprio ufficio anche nel prosieguo dell’indagine, nonché avvierà ogni altra azione legale utile”. Sin dal suo insediamento, conclude, ” il Commissario straordinario si è battuto con forza contro chi ha tentato sfruttare l’emergenza del Covid per mettere in atto vergognose speculazioni sulla salute dei cittadini e ai danni dello Stato”.

Lo scandalo-mascherine ha anche uno strascico politico. Il capogruppo regionale di Forza Italia, Maurizio Marchetti, è indignato: “Nell’inchiesta la Regione risulta al momento parte lesa. Politicamente io invece vedo che lesi sono i toscani, presi per il naso con proclami a vuoto e i cui soldi sono stati usati da Estar come minimo senza cautele. Accade qui per le mascherine, esattamente come accaduto con i ventilatori polmonari mai arrivati e pagati 7 milioni di euro. Fa specie – prosegue Marchetti – che non ci si sia fatti scrupolo di assegnare un contratto milionario a quel distretto parallelo cinese e alla rete di produzione clandestina che la Regione avrebbe invece il compito di contrastare in quanto sacca di illegalità che mina il nostro distretto tessile. Oggi mina anche l’autorevolezza della Regione che vi ha attinto con disinvoltura per materiale contestato dalle autorità come inefficace. Qui non si tratta di usare le inchieste a mo’ di clava – conclude – ma di non usare i soldi della gente per prenderla in giro con la propaganda politica fatta a loro spese. Gli accertamenti dell’autorità giudiziaria seguiranno il loro corso, ma intanto a questa maggioranza Pd e Iv la class action la faranno i toscani con le elezioni regionali”.

La precisazione di Estar

“All’inizio del periodo di emergenza Covid-19, databile in Toscana con l’ultima settimana di febbraio, Estar e le Aziende Sanitarie hanno dovuto affrontare oltre alla situazione sanitaria anche gli aspetti relativi alla assoluta mancanza di dispositivi medici e di protezione da destinare agli operatori, ciò a causa delle mancate consegne da parte dei fornitori ‘abitualì legate, più che altro, alla emergenza in Cina e negli altri paesi. Estar ha attivato, per sopperire a tali difficoltà di reperimento di mascherine chirurgiche provenienti dai fornitori ‘abitualì, forniture locali di mascherine in Tnt da 30 grammi a 3 strati bianche, denominate ‘Toscana 1” che nulla hanno a che vedere con quelle di cui si parla negli articoli in questione”. Lo scrive in una nota precisa Estar (Ente di Supporto Tecnico Amministrativo Regionale). “Tali mascherine sono state testate dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze per quanto riguarda il potere di filtraggio e dal Laboratorio Pointlab, come riportato nell’Ordinanza Presidenziale n. 17, che prevedeva, altresì, che le stesse fossero utilizzate in sanità in mancanza delle altre classificate come Dispostivi Medici – continua la nota di Estar – Le mascherine prodotte sono state fornite alle aziende sanitarie nel periodo da fine febbraio alla prima settimana di aprile in mancanza o ad integrazione delle ‘ordinarie’ mascherine chirurgiche. Non corrisponde al vero quindi che le ‘mascherine fuorilegge sono andate anche in sala operatoria’, perché Estar ha consegnato, nel periodo da fine febbraio ad inizio aprile alle sale operatorie ed ai reparti Covid delle aziende, prioritariamente le poche quantità disponibili di mascherine chirurgiche (ricordiamo altresì che l’attività chirurgica ordinaria era interamente sospesa) – sottolinea Estar – Agli altri sanitari Estar ha consegnato le migliori mascherine che si potessero reperire sul mercato in quel momento, essendo esse state testate preventivamente con successo da un laboratorio universitario”.

“Dopo la prima settimana di aprile, a seguito anche della ripresa delle forniture di mascherine ‘ordinarie’ e dei primi arrivi da parte del Commissario per l’Emergenza, le mascherine in Tnt sono state interamente destinate alla distribuzione gratuita ai cittadini toscani tramite la Grande Distribuzione Organizzata e la rete delle farmacie toscane – puntualizza Estar – Per queste mascherine cosiddette ‘protettive’ ricordiamo non ci sono particolari norme di attestazione o certificazione essendo ammessa, dall’Istituto Superiore di Sanità, anche la autoproduzione ‘casalingà e ricordando comunque che tutte le mascherine avevano superato il test dell’università”. Estar-Regione Toscana quindi “ha ordinato ed ottenuto dai fornitori individuati, tra cui anche i tre oggetto di indagine, esclusivamente mascherine in Tnt bianco in 3 strati da 30 grammi destinate prima, in emergenza, anche alla sanità e, successivamente, distribuite ai cittadini. Estar-Regione Toscana non ha mai qualificato questi dispositivi come Dispositivi Medici certificati o autorizzati, ma semplicemente per ciò che erano. Le ultime consegne di tali mascherine da parte dei fornitori oggetto della indagine risalgono alla fine di marzo, per quelle destinate alla sanità, ed a metà maggio per quelle destinate ai cittadini”.

“Da quanto sopra si evince facilmente che gli stralci di intercettazioni dei soggetti coinvolti, in cui si descrivono le attività fraudolente (la cosiddetta “giochessa” per beffare Estar) messe in atto per produrre mascherine con tessuti e caratteristiche diverse da quelle pattuite, non si riferiscono assolutamente alle mascherine prodotte per Estar ma presumibilmente alla commessa afferente alla Protezione Civile Nazionale – conclude la nota di Estar -. Non corrispondono infatti le date (prima consegna 29 maggio, seconda 5 giugno) né i prodotti (si parla di mascherine azzurre quindi chirurgiche o presunte tali). Pertanto anche il blocco dei pagamenti operato da Estar non ha a che fare con questi lotti di mascherine, ma è legato, ovviamente, alle indagini in corso ad alla collaborazione prestata dall’Ente agli inquirenti”

 

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