“Profumo di Tartufo” è un’esperienza speciale che tocca tutti i sensi passeggiando nella bellezza mozzafiato dei paesaggi collinari toscani, ammirando i colori caldi e vivaci del foliage autunnale, avvolti dal profumo di terra, piante e arbusti locali. L’autunno è il periodo di raccolta del tartufo bianco delle Crete Senesi, un pregiato fungo ipogeo tipico della zona della Val d’Orcia, che nasce in territorio connotato da dolci declivi argillosi con piccoli boschi di fondovalle.
Per conoscere questo profumato prodotto d’eccellenza del territorio, l’ADLER Spa Resort THERMAE, struttura a 5 stelle adagiata nell’illustre borgo di Bagno Vignoni (Siena), invita i propri ospiti a partecipare ad un’attività multisensoriale (proposta valida dal 3 novembre al 22 dicembre 2019)

Il resort organizza un’escursione individuale con una guida specializzata ed un cane addestrato alla ricerca del tartufo. Dopo l’escursione, l’ospite viene accompagnato in un tipico casale della zona, a degustare un pranzo speciale con tartufo e vino toscano, preparato da una signora esperta da generazioni di cucina tipica toscana. E dopo aver deliziato il palato, l’ospite potrà rientrare in hotel, immergersi nelle suggestive piscine termali panoramiche e rilassarsi con trattamenti spa e benessere. La struttura riproporrà l’iniziativa a marzo per scoprire un’altra tipologia di tartufo locale, il Marzuolo.

Questo borgo nel cuore della Val d’Orcia è una cartolina, un luogo che attira turisti da tutto il mondo per le sue straordinarie sorgenti termali, formatesi 5 milioni di anni fa quando nella zona era ancora attivo il vulcano dell’Amiata. Nella inconfondibile piazza centrale c’è una grande vasca medievale, dove l’acqua sgorga dalla sorgente termale, sfumacchia e gorgoglia tutto il tempo, creando un’atmosfera fiabesca.

Intorno alla vasca si affacciano gli edifici rinascimentali e il bel loggiato di santa Caterina da Siena, che conferiscono al quadrilatero eleganza e mistero. Le acque si dirigono verso la vicina rupe, che conserva antichi mulini sotterranei con le loro vasche di accumulo (le ex terme libere), mentre altre acque alimentano gli stabilimenti termali tutti intorno al piccolo borgo. L’acqua che sgorga nella grande vasca-piazza si dirige verso una rupe calcarea e precipita verso il fiume, dividendosi in rigagnoli che formano cascatelle e concrezioni molto suggestive, mentre la parete nasconde quattro mulini medievali scavati nella roccia, un’opera di ingegneria idraulica molto complessa soprattutto per l’epoca. Si ritiene che siano stati realizzati nel XII secolo e restarono in attività fino alla metà degli anni ‘50, quando iniziò il degrado, fino all’acquisizione nel 1999 da parte del Comune di San Quirico d’Orcia.

Le acque termali si formano dalle acque piovane che picchiano costantemente sull’Amiata penetrando nel terreno fino alle rocce vulcaniche, a 1000 metri di profondità. Qui si scaldano e risalgono in superficie a 50 gradi centigradi. Vengono poi trattate e portate a 37 gradi affinché le strutture alberghiere possano usufruirne per i loro clienti.

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