Dopo tre anni riecocci vì co’ lucciòni all’occhi e le gole secche, còr sospiro di chi ha ottenuto vèlla ‘osa tanto agognata e che solo dopo tanta ma tanta fatìa e patimento, riesce a agguanta’ e di’, guasi senza voce, ancora una vòrta: “ci s’è fatta !”.

Sono parecchie le ‘ose ‘e mi rammentano la serie B conquistata còr grande Rino Gattuso, e se n’avete voglia, andate Vi’ a rileggevi ‘osa dicevo quer giorno, ma questa vòrta devo di’ che, a parte l’esagerata felicità, mi sento un po’ più tranquillo. Più tranquillo per la società che c’è dreto a tutto vèsto, per un gruppo di ragazzi che s’ha come l’impressione che in gran parte sarà con noi a gioassela ar piano di sopra anche ir prossim’anno, e per ir crima generale, un gocciolino più disteso. Tre anni fa, maremma impeshtata, ‘un s’era fatto in tempo a conquista’ la promozione che nelli spogliatoi avevano già letiato e sbatacchiato le porte. Ma quella è un’antra storia e oggi godiamoci e festeggiamo ‘ome si deve quest’urtìmo traguardo.

La stagione ‘un era di certo ‘ominciata per ir verzo giusto ma còr dumiladiciannòve è bastato un par di ritocchini der diesse Gemmi e la squadra ha ingranato le marce giuste e ha preso velocità. Ir mister D’Angelo, bravo ad abbracciassi intorno ai su’ ragazzi per proteggili ‘uando si faceva pena, piano piano ha fatto vede’ di che pasta è fatta. Ner silenzio, còn quer suo sguardo gentile, ‘un ha sbagliato un còrpo e senza perdere mai più è arrivato fin’a ieri sera, quando sotto la ‘urva ospiti der Nereo Rocco di Trieste, si chiappava con l’occhi lustri l’apprausi e i cori della su’ gente. E s’era parecchi, tanti, ma propio tanti, perchè più di mille pisani a cinquecento ‘ilometri da casa ieri sera l’hanno visti e sentiti tutti, sulli sparti e da casa, televisore o maxischermo che fosse.

La scalata c’ha fatto raggiunge’ ir miglior terzo posto dei gironi còr un po’ di rammarico per cosa avremmo potuto fa’ se si fosse inviato a corre un po’ prima, ma c’ha permesso di sarta’ un par di turni noiosi e insidiosi e entrà nei preioffe carii ‘ome le strombole. Sulla via s’incontra prima Carrarese e poi Arezzo. Dù squadre parecchio ‘onvinte, in forma e che segnano parecchio e, armèno a discorzi ‘onvinte di butta’ fòri ir Pisa ma che ottengono solo ir risurtato di rimanecci parecchio male vando poi ir Pisa le strapazza tutt’e due, chi più chi meno. Di siùro la finale ‘on la Triestina è strameritata e se a Carrara accettano sportivamente la superiorità nerazzurra, a Arezzo fanno un po’ più fatìa a butta’ giù ir boccone amaro. Ma ir biarbonàto serve appòsta per digeri’ anche i sassi e a Arezzo nell’urtìma settimana n’hanno venduto a secchi.

Anche la Triestina viene all’Arèna parecchio ‘onvinta che la B sia già sua, ma com’ar solito ci resta male e ir due a due finale vòle dì dù ‘ose : una che ir Pisa è un crientaccio e due che a Trieste ci si gioa la serie B ar cinquanta per cento di possibilità. Armèno sulla ‘arta. In più hanno la possibilità di rendessi ‘onto che la bolgia dei tifosi nerazzurri è probabile ‘e si possa ripete’ anche in casa loro, se ‘un stanno attenti, perchè i pisani si mòvano in massa vando serve. Sicchè l’atmosfera ‘e precede la partita dell’anno, per qualcuno della vita, è della serie : “gente riempiamo lo stadio perchè lorolì vengono in quattromila e riempiano la ‘urva … sennò ir Pisa gioa in casa anche da noi”. E così succede. Stadio tutto pieno, venticinquemila persone e 4500 pisani nella ‘urva ospiti.

E ora viene ir bello.

Dopo una settimana a combatte’ ‘on lo spellafili der gruppo che ‘un voleva parti’ prima di mezzogiorno, si riesce a fanni ‘api che anda’ a Trieste ‘un è come anda’ nell’orto e che dalle 9 in poi tutti i pisani, purma, purmini, macchine e furgoncini, erano in partenza. Sicchè alle 9 siamo sulla via anche noi, macchina spaziosa a noleggio, formazione ar comprèto. Manca solo dieghino che, impegnato in un torneo a Verona, spera si passi a prende’ fino a quando si ‘onvince che ‘un è possibile e viene sostituito in squadra dar su’ fratello Francesco. In bòrza varche panino d’emergenza e dù birrine per ‘un mura’ a secco, ortre a striscione, sciarpe e le maglie usate per tutti i preioffe, ma ‘un avendo visto sapone ne’ goccia d’acqua arcùna per ‘un lava’ via l’essenza positiva e finaqquì fortunata (solo parecchie gocce di birre volate per aria cammin facendo) s’è penzato di mettissele a destinazione e risparmiassi l’odore màshtio di cinque omìni che vogliano la B, rinchiusi cinquòre in macchina. Per la via ci si rende che ci sono pisani dappertutto e ir viaggio fila lascio fino all’ora di pranzo vando ci si rende ‘onto che ir tempo per mette’ le gambe sotto un tavolino e lasciassi i panini per ir ritorno c’è. Sicchè si sorte e ci si ferma in una trattorietta che pare bellina, a parte una sensazione un po’ inquetante vando ci s’accorge che fòri, nella bacheca, ar posto der menù, sono appicciàti cinque o sei manifesti mortuari … boh !? S’entra uguale, c’è pieno di gente, ir profumo è bòno ma quando Paolo, còn aria un pò sfrontata, ni chiede alla sinniora tutta indaffarata se c’è un tavolino per cinque, senza prenotazione e còr un po’ di furia perchè ci s’ha d’anda’ a Trieste, Lei lo guarda e ni dice che c’è da aspetta’ un po’, mentre penza “ma vi levate di ‘ulo”, ovviamente in veneto. Si saluta e si rimonta in macchina e ci si ferma in un localino poo più in giù. E qui ci s’indovina perchè anche se lo spellafili còr vociòne la fa irrigidi’ subito, poi, una vòrta a ceccia la padrona s’ammorbidisce e ci fa un pranzetto co’ fiocchi. Tagliatelle per tutti còr un sughino bòno e poi una bella burrata ‘on l’alici, a parte stefanino che siccome aveva paura che lo stomao ni facesse mosse brutte, per resta’ leggero chiappa delle ‘ostine di maiale con la polenta e i peperoni (sai ‘osa, ha ordinato ir semolino per resta’ leggero). Un paio di ‘araffe di vino rosso e si gode parecchio per un’oretta. Mangiato e bevuto siamo pronti per la tappa successiva : diretti allo stadio si ‘ontinua a vede’ pisani in tutte le macchine che s’incrocia. Appena usciti dar casello di Trieste la polizia ci fa accosta’ e dopo un po’ parte e c’accompagna a un grande parcheggio dove c’aspettano dei purma che tutti pigiati ‘ome l’alici che s’era mangiato a pranzo ci porta finarmente allo stadio. Ovviamente ‘on la tenuta di rappresentanza per i preioffe : maglie e sciarpe vissute e pregne di buoni presentimenti.

L’ingresso ar Nereo Rocco è come quando dopo esse’ stato tre ore in fila la domenìa mattina per anda’ ar mare, arrivi in spiaggia tutto sudato ‘on la testa ‘e ti scoppia, la bòrza der mare ‘e pesa venti ‘ili e l’ombrellone da pianta’ ammodìno sennò ir vento te lo porta via appena ti sdrai. Sistemi tutto e ti guardi intorno sollevato e corri a mette’ i piedi nell’acqua. Ah beeenee … ti par d’esse’ in paradiso anco ar calambrone. Che bellezza, stadio moderno, pieno di gente e la tu’ ‘urva sempre più piena di pisani in arrivo. Si piazza lo striscione sulla balaustra e ci si ferma lì in piedi, anche se di seggiolini vòti e comodi ci sarebbero. Ma si sta meglio all’impiedi, propio dreto la porta sur primo piano riarzato. Stadio senza barriere. Mi viene subito a mente che se fosse venuto Diego avrei dovuto legallo. Entra’ in campo è un attimo. Da Trieste si son già raccomandati d’un fa’ nessuna invasione perchè alla fine ci sarà la premiazione e poi lo stadio ni serve settimana prossima per accoglie’ l’under 21. Inzomma, ‘un fate danni e state attenti che siamo attrezzati e chi entra in campo si sgama in tre seòndi. Ma noi ‘un siamo mìa venuti ar mondo perchè mancava uno, e queste ‘ose si sanno. Però è anche vero che in questi eventi ner mezzo a tanta gente ce n’è anche tanta che sanasèga ‘ome ci si mòve, e allora òmo avvisato mezzo sarvàto.

L’aria si scarda così come le squadre in campo e le tifoserie iniziano a salutassi. Arriva anche la ‘urva che ha viaggiato in treno e s’aveva paura ‘un facesse a tempo, invece tutto fila liscio. Qua ‘un siamo mìa a Arezzo eh ? Qua sono organizzati sur serio e esse’ stati capaci di gestì’ più di 4000 tifosi ospiti ‘un è roba cui siamo abituati. I gruppi della ‘urva nord inviano a guidacci. Lo spettacolo ha inizio.

Le squadre entrano in campo in una bolgia generale. Adrenalina, tensione, esartazione, speranza e tanta voglia d’usci’ vittoriosi da una gara con in palio tutto vèllo per cui abbiamo seguito la squadra fin dar primo allenamento. La ‘urva di ‘asa tira forì, accompagnato dall’ oh issa, ohhh issa dei pisani, uno striscione còr un disegno e una scritta che a divvi la verità ‘un ho capito una sega ‘osa volesse di’, ma nulla d’impressionante, armèno per noi. Il resto dello stadio tutto bianco e rosso. Fino a arrivà ar settore vèllo bello, vèllo rumoroso, vèllo colorato e pieno di bandiere. Uno spettaòlo incredibile che in un momento m’ha fatto senti’ già in serie B. Ci si merita tutta, noi in C ci siamo stati anche troppo, ora basta eh ? Un po’ per uno in collo a mamma.

Tutti d’accordo sur di’ che ir Nereo Rocco è uno stadio bello perdavvero. Tutti d’accordo ner di’ che se si sistema l’Arèna ‘ome da progetto, ‘un ce n’è per nessuno.

La partita mantiene l’aspettative e ir Pisa intorno alla mezz’ora ci regala la prima gioia. Masucci gonfia la rete dopo che Di Quinzio ‘un si sa come mette ner mezzo una palla che pareva perza. Gaetano, pronto li’ ner mezzo puntale esarta le ‘orde vocali toscane e vòla in mezzo alla gente. Unazzèro per noi e puntini sistemati per benino sulle i. Gente occhio perchè se penzate di riempi’ lo stadio una vòrta l’anno per vince’ le partite, con questo Pisa avete sbagliato a fa’ ‘onti.
Si va nell’intervallo e l’occhi paiano du’ teleamere che girano intorno, guardano, rionoscono, registrano sorrisi, personaggi, tò, bada lì chi c’è, passano in rassegna tutto ir settore, è tutto un salutassi senza di’ nulla ma sperando di porta’ fin’all’urtìmo ir vantaggio. L’occhi registrano, ir cervello sarva per sempre in memoria e ir cuore batte forte.

Ir seòndo tempo è una vera e propia battaglia. Dopo un quarto d’ora l’albitro decide che se ‘un niela dà lui una mano la Triestina ‘un pareggia mai sicchè fistia un rigore inesistente su contrasto in area tra De Vitis e uno di loro e Granoche pareggia ir conto con Gori che intuisce l’angolino ma ortre a intuillo ir pallone va anche respinto còr guantone e stavòrta ‘un ce la fa. Unauno e palla ar centro. Ir Pisa si scatena creando pericoli e quando Marconi vola via verzo la porta a Lambrughi ‘un ni resta che sdraiallo appena fòri area. Urtimo uomo, cartellino rosso, triestina in dieci. Passano i menuti e le squadre inviano a ave’ paura. Se chiappi gò ora poi ‘un la raddrizzi più, sicchè s’arriva alla fine dei novanta menuti còr una tenzione che se possibile è ancora più arta dell’inizio. I triestini non contenti der rigore regalato hanno ir coraggio di lamentassi per uno non concesso ner finale, maddè bimbi, ‘un è mia Natale eh?

Iniziano i supplementari e Marconi dopo dù menuti rigonfia la rete sotto i pisani e si tuffa ner mare nerazzurro. Sulli sparti si sbarella, lo stadio inizia a caassi addòsso, Vòi vede’ che questi pisani portano via ir coppone della promozione perdavvero ? La ‘urva guida tutto ir settore che canta e balla senza sosta. La voce regge e nelle pause per prende’ fiato mi guardo intorno : i triestini in curva non sventolano nemmeno una bandiera, nemmeno una, noi è tutto uno sbandierà e poi la mente divaga e m’accorgo, ripensandoci oggi, che mi son trovato spesso a domandammi fra me e me : ma a cosa cazzo serve vèr tabellone luminoso nell’angolo che manda a ròta ‘ontinua le immagini di tartarughe e serpenti a sonagli ? Se quarchedùno me lo dice mi levate un dubbio grosso. La triestina si rende ‘onto che i menuti passano e pareggia’ doventa un casino, perde un po’ la ‘arma, randella ‘ome fabbri ma sono anche in dieci e ir Pisa quando chiappa ir pallone, se vòle, va in porta. E così succede ner finale di seòndo tempo supplementare. ‘Ontropiede micidiale der Pisa, tandem Gucher, Verna, si lavorano un po’ difesa e portiere e poi l’austriaco còlla fascia ar braccio concrude una stagione eccezionale còr terzo gò der Pisa che chiude tutti i discorzi e ci fa gridare siamo in B !!! Gioia incontenibile ner settore nerazzurro, baci abbracci, lacrime di gioia e cori incessanti che, se possibile, esprodono ancora di più dopo ir triplice fistio. E’ finita. Ci s’è fatta. La serie B non è più un sogno, ma è reartà. Ir Pisa a Trieste ha riconquistato la serie B.

Dopodichè è solo una festa. Cori su cori, nessuno che si mòve dar su’ posto. Bandiere, sciarpe e striscioni bene in vista e i gioàtori felici ‘ome bimbetti, tutti in mutande, non si mòvano da sotto ir settore per cantare e festeggiare con noi.  Gori s’arrampìa sulla traverza, un sù ‘ompagno prova a fa’ uguale e tra poo ci s’annoda, Marin gira còr cellulare in mano e la bandiera della romania ‘ome mantello, ir Mosca corre in sù e in giù con la bandiera rossocrociata e tutti a fotografassi in tutte le pose coi pisani in festa ‘ome sfondo. Dieghino mi chiama di ritorno da Verona, rispondo ma non sento nulla, stiamo gridando “e noi ce ne andiamo in B e noiii ce ne andiamo in B!” ma lui pronto risponde e di là dalla ‘ornetta prosegue ir coro in mezzo ai su’ ‘ompagni in viola che, l’innocenza bella vera dei figlioli, tifano anche loro e festeggiano la gioia del loro ‘ompagno dar cuore nerazzurro. Emozioni senza sosta che più passano l’anni e più mettono a dura prova vèsto fisìo da cinquantenne, durante la premiazione e ir gruppo che incoraggiato dagli ortre quattromila, arza ir coppone, vèllo ‘e per noi vest’anno è come la cempionz. E intanto ci torna a mente che l’anno prossimo si gioerà di sabato e la Liotta discorrerà un poìno anche der Pisa eh ?

Intanto ir resto dello stadio si svòta. Ripènzo a quando successe la stessa ‘osa a Foggia ma ir crima ostile in Puglia non ci permise di festeggiare con la squadra che appena finita volò nelli spolliatoi. Stavòrta ‘un si finisce mai di festeggia’.

E poi … ir ritorno tutti sudici, sudati, felici, stanchi morti e senza voce alle macchine. Ir tragitto pigiati nei purma, e via di ‘orza per ir rientro e invadere guasi 500 ‘ilometri di autostrada con i mezzi nerazzurri e rendessi ‘onto che in quarsiasi area di servizio ci si fermasse, a quarsiasi ora da trieste a Pisa c’era solo pisani. Belli ‘ome ir sole. In macchina la stanchezza sòrte fòri ma ‘un si molla e ogni tanto sòrte fòri varche considerazione profonda di Paolino, della serie : “siam partiti s’era in C, siam tornati in serie b“, oppure “c’avranno lo stadio bello bello ma ir prossim’anno ci rigioano la C” … ir che non fa una piega.

A letto intorno alle cinque, sveglia alle sette senza ave’ dormito per ave’ passato du’ ore a guarda’ firmati e legge artiòli freschi su internet, di ‘orza a compra’ i giornali e inizia’ a realizza sur serio che siamo in B e che a Pisa ir resto della città aveva festeggiato per le strade la promozione.

E ora tutti all’Arèna per la festa ner nostro stadio tutti inzieme e poi la speranza che ir prossim’anno parecchi dell’urtìmi tifosi che si sono aggregati ai preioffe, restino fedeli alla squadra e non facciano manca’ ir supporto. C’è da gioassi la B, da mantenella, difendella e poi si vedrà.

Per Sempre Forza Pisa.

Grazie Ragazzi!
‘Un vedo l’ora di riomincia’

Serie B.

AC

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