Da quando la “moviola in campo”, meglio nota come Var, è entrata a far parte del mondo del calcio, non c’è giorno che qualcuno dica (o scriva) il Var, e qualcun altro la Var. Ma qual è la versione corretta?

A risolvere il dilemma linguistico-sportivo ci ha pensato nientepopodimeno che l’Accademia della Crusca, attraverso il presidente Claudio Marazzini. Quest’ultimo non ha dubbi: la parola si declina al maschile. Bisogna dire il Var. La spiegazione è semplice: si tratta dell’acronimo inglese di Video Assistant Referee (arbitro assistente al video), che, per l’appunto, è un vocabolo maschile.

Di questo argomento, apparentemente futile, si è parlato nella sede Rai di Firenze, nel corso di un seminario organizzato dall’Associazione Stampa Toscana, dall’Ussi e dall’Accademia della Crusca. Questo il titolo dell’incontro: “L’evoluzione del linguaggio del giornalismo sportivo”. Ovviamente non si è parlato solo di Var ma di molte altre cose. Al seminario hanno partecipato cento giornalisti sportivi provenienti da tutta la Toscana e da altre regioni.

Il professor Marazzini ha fatto un interessante excursus storico sull’evoluzione fra lo sport e il linguaggio usato per rappresentarlo. Il direttore di Tuttosport, Xavier Jacobelli, ha raccontato quello che gli suggeriva Indro Montanelli: “Scrivi come mangi”.

 

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