Barolo Vs Brunello: la tenzone che infiamma Montalcino

- Si va a mangià?
5 Dicembre 2018

Giovanni Caldara

In una competizione calcistica sarebbe una sfida scudetto e forse un appuntamento ancora più prestigioso: una partita clou di Champions League. Perché l’incontro Barolo Vs Brunello riunisce non solo due vini fuoriclasse italiani, ma due vere e proprie icone che hanno raggiunto la status di ambasciatori del made in Italy nel mondo. E allora la VII edizione di BaroloBrunello che si è da poco conclusa a Montalcino e che ha pareggiato i conti dopo l’edizione toscana del 2016 con le due precedenti del 2014 e 2015 a Barolo (CN) – le altre kermesse si sono svolte, itineranti, a Milano, Lugano e Monaco di Baviera – ha avuto sì il carattere di un confronto, ma piuttosto quello di una giostra medievale dove a confrontarsi sono stati due nobili cavalieri, le nostre eccellenze enologiche, espressione di terroir tanto complessi quanto intriganti. Il cru piemontese, ottenuto da uve nebbiolo, così robusto, austero eppure vellutato e quello toscano, da uve sangiovese, dal corpo elegante ed armonico.

Andrea Zarattini, organizzatore dell’evento e anima di WineZone, ne ha riuniti 60 nella splendida cornice del Palazzo dei Priori e del Teatro degli Astrusi di Montalcino. «La scelta si è concentrata sulla ricerca del meglio delle due denominazioni – spiega Zarattini –, tra realtà consolidate e simbolo della tradizione enoica e piccole giovani cantine pronte a mettersi in gioco». L’incantevole borgo medievale di Montalcino ha svolto il ruolo di protagonista con i suoi appuntamenti collaterali che hanno richiamato un folto pubblico pur in un periodo considerato non di alta stagione come il week-end in questione del 17 e 18 novembre. Ma a sua volta, il vero centro della manifestazione è stato l’intero territorio – questo: il parco della Val d’Orcia, che l’Unesco ha proclamato patrimonio mondiale dell’umanità – quale culla, naturale e insieme culturale, di questo capolavoro della terra e dell’uomo che è il Brunello di Montalcino. Basti pensare, ad esempio, che il Borgo di Castiglion del Bosco ospita nella sua piccola chiesa una preziosa Annunciazione dei Santi, datata 1345 e opera di Pietro Lorenzetti, tra i maestri della scuola senese.

Sulla destra Andrea Machetti, amministratore delegato di Mastrojanni, con Andrea Zarattini di WineZone

Da una storia ultramillenaria, quella di Castiglion del Bosco, a una realtà odierna divenuta nel 2003, con l’acquisizione da parte della famiglia Ferragamo, di un relais di charme, passando per altre tappe cruciali che hanno scandito il mito del Brunello: già nel 1967, infatti, Castiglion del Bosco figurava come uno dei 25 soci fondatori – ora gli iscritti sono 240 – del Consorzio del Brunello di Montalcino.

Un momento della kermesse di Barolo Vs Brunello

Un altro fuoriclasse del territorio è Mastrojanni, la cui azienda agricola sorge a Castelnuovo dell’Abate, all’estremo sud est del Comune di Montalcino. «All’orizzonte si staglia il Monte Amiata, che è un antico vulcano spento – spiega Andrea Machetti che è l’amministratore delegato e l’anima di Mastrojanni – il nostro lavoro consiste nell’interpretare con cura questa irripetibile unicità: con la spiccata salinità del terreno e la particolare escursione termica».

La cantina di Mastrojanni

Oggi la famiglia Illy, proprietaria di Mastrojanni dal 2008, sta ultimando un ambizioso restauro delle case antiche del borgo – trasformate in un relais già operativo – al centro dell’azienda e immerso nei vigneti. L’incanto nasce da un contesto naturalistico di bellezza assoluta in cui la mano dell’uomo ha saputo inserirsi valorizzando i punti di forza che ne hanno distillato i succhi migliori: Borgo Canalicchio di Sopra è un altro wine relais, di proprietà dell’omonima azienda vinicola, in cui le vigne e gli uliveti si fanno cornice serena e idilliaca di un’esperienza a 360 gradi in cui l’eccellenza raggiunta nel bicchiere si accompagna e per poi prolungarsi in un soggiorno capace di regalare emozioni durature.

Francesco Ripaccioli dell’azienda agricola Canalicchio di Sopra

Vie meno banali sono anche quelle battute dai giovani ragazzi di Osticcio, il ristorante enoteca nel centro di Montalcino che sotto la guida del bravo chef Ronald Bukri, già cuoco nelle brigate di Terry Giacomello e del francese Pierre Gagnaire, traghettano il gusto verso nuovi entusiasmanti orizzonti.

Giovanni Caldara

 

Il team di Osticcio

Uno scorcio di Montalcino

Un piatto gustato da Osticcio

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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