Abbiamo rivolto alcune domande a Dalia Ramalli, medico anestesista, candidata alle prossime elezioni comunali di Pisa nella lista del Pd, a sostegno di Paolo Martinelli.

Ci parli un po’ di lei e si presenti ai nostri lettori e ai cittadini pisani…
“Ho 34 anni e vivo nel quartiere di Porta a Piagge, dove risiede tutta la mia famiglia. Sono mamma di una bambina di tre anni che frequenta un nido comunale. Nel 2015 mi sono laureata in Medicina e Chirurgia a Pisa, sviluppando un crescente interesse nelle discipline di area critica. Nel 2016 ho lavorato in un Pronto Soccorso inglese per poi tornare a Pisa ed intraprendere il percorso di specializzazione. Durante la pandemia ho lavorato in Terapia Intensiva Covid e da luglio sono dirigente medico in Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Cisanello”.

Quando si è avvicinata alla politica?
“Sono sempre stata mossa dalla voglia di migliorare la mia comunità, fin dal liceo. Sono stata rappresentante d’istituto e presidente della consulta provinciale, poi rappresentante degli studenti all’università e ora presidente del coordinamento del nido Betti. La vita mi ha portato a fare un ‘mestiere’ grazie al quale ho l’opportunità di prendermi cura delle persone. Ora vorrei provare a dare il mio contributo prendendomi cura anche della mia città”.

Mi può dire le tre urgenze che andrebbero affrontate subito a Pisa?
“Il mio lavoro mi insegna ogni giorno a lavorare nell’emergenza. Ma è quando pianifichi un percorso a lungo termine, quando investi oggi sul domani che arrivano i risultati migliori. Spesso la politica pensa solo all’oggi, non anticipa i bisogni dei cittadini, per poi ridursi a rincorrere i problemi. Serve invece programmazione. La mia storia personale e professionale mi impone di impegnarmi su tre questioni importanti da risolvere: il miglioramento dei servizi sociosanitari, con la creazione di tavoli di discussione che coinvolgano l’ospedale, il territorio, i medici di medicina generale e il 118 al fine di trovare soluzioni concrete a problemi specifici: le liste di attesa infinite, la rete delle cure domiciliari e di prossimità, la presa in carico da parte del territorio della cronicità, della disabilità e della fragilità, la realtà dei servizi dell’emergenza urgenza, che vivono una situazione prossima al collasso. Poi c’è la questione nidi. Gli asili nido svolgono un ruolo indispensabile: l’educazione precoce, già da prima dei tre anni, è riconosciuta unanimemente dalla comunità scientifica come leva essenziale per contrastare la povertà educativa, offrire pari opportunità di crescita, combattere la dispersione scolastica, abbattere le barriere territoriali, economiche, etniche e culturali e infine sostenere la conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori. L’ospedale di Cisanello non ha un nido, è assurdo. Assicurarmi che ci sia un progetto per questo sarà una delle mie priorità. E infine a Pisa serve un’idea di sviluppo, integrato e sostenibile, che partendo dalle enormi opportunità e professionalità diffuse, renda Pisa un luogo in cui le persone vogliano vivere, stabilirsi. Pisa deve tornare ad essere aperta e connessa oltre che sicura e pulita”.

Perché i pisani dovrebbero votare per lei e la sua parte politica?
“Il programma proposto dalle forze che sostengono Paolo Martinelli è frutto di un lavoro corale e plurale che mette al centro i bisogni dei cittadini e delle cittadine e che, attraverso proposte concrete, tratteggia le linee di una città più verde, più sostenibile e più vivibile per tutte e tutti. Una progettualità lungimirante che fa della programmazione un’enorme ricchezza. Il Pd ha partecipato attivamente alla costruzione di questo programma e io e tutti gli altri candidati della mia lista abbiamo intenzione di impegnarci al massimo per raggiungere i risultati promessi. Con Paolo Martinelli abbiamo in mente un’amministrazione capace di ascoltare le esigenze della popolazione, una politica maggiormente inclusiva e che faccia quindi della partecipazione il suo caposaldo”.

Lei si sente di sinistra, centro o… e per quale motivo?

“Mi sento una persona di sinistra. Vengo da una famiglia convintamente antifascista, siamo tutti, ognuno a suo modo, impegnati in ambito sociale e socio-sanitario, nella cura del prossimo. Credo fermamente che la politica, intesa come arte collettiva di progettualità, espressione degli interessi e delle idealità di una comunità di cittadini, si sia piegata al principio della ‘governabilità’ lasciando spazio ad un impoverimento sociale e culturale che non può che alimentare le pulsioni peggiori dell’essere umano, allontanando da sé la popolazione. Contemporaneamente la sinistra non può permettersi frammentazioni, personalismi e logiche di potere, deve fare della diversità di vedute una ricchezza con
la consapevolezza che sono più i temi che ci uniscono di quelli che ci dividono. Ci dobbiamo impegnare insieme nella lotta alle diseguaglianze, sia quelle visibili che quelle invisibili, più insidiose e diffuse perché infisse nella nostra mente e perpetuate dal linguaggio e dall’abitudine. Dobbiamo tornare a lottare per la rivendicazione dei diritti sociali per una democrazia più partecipativa e vicina alle esigenze della popolazione che rappresenta”.

Come vorrebbe che fosse Pisa tra dieci anni?
“Vorrei che la mia città fosse più vivibile, con più luoghi di socialità per le persone di tutte le età, più aree verdi e attrezzate per il gioco, lo sport e lo svago all’aria aperta. Vorrei potermi muovere in bicicletta in sicurezza e avere alternative sostenibili ed efficienti all’utilizzo della mia auto. Vorrei che le famiglie avessero il sostegno di cui hanno bisogno con più posti nei nidi e scuole aperte alle attività pomeridiane. Vorrei che i quartieri si popolassero di attività commerciali, adeguatamente sostenute e incentivate, che i servizi fossero facilmente accessibili per tutti e tutte, con particolare attenzione alle necessità di mediazione culturale e informatica, specie per gli anziani. Vorrei che la digitalizzazione e le reti informatiche e umane sostenessero l’accesso ad una sanità pubblica capace di prendere in carico il bisogno di salute della popolazione. Vorrei una città all’avanguardia nella scienza e nella ricerca, capitale italiana della robotica e dell’intelligenza artificiale, con adeguati spazi dedicati e interconnessi, attrattiva per le menti di eccellenza e capace di offrire lavoro e stabilità a chi lo desidera. Vorrei una città che non lasci indietro nessuno, più sicura, attenta all’ecologia, capace di raggiungere la neutralità climatica investendo su politiche a lungo percorso per la sostenibilità ambientale ed energetica. Vorrei un clima di partecipazione e collaborazione che faccia argine alla diffidenza, chiusura e rabbia che contraddistingue ormai da anni il nostro paese”.

Se vuole può lanciare un appello agli elettori… dica pure…
“L’appello che ritengo più importante adesso è ‘andate a votare’. Non solo perché è un diritto che ci è stato tramandato come un dono che dobbiamo difendere ma anche perché è nostra precisa responsabilità. La sanità non può e non deve essere salvata dagli operatori sanitari. La politica non può, evidentemente, essere salvata dai politici. Solo i cittadini posso salvare la cosa pubblica”.

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