“Smetti di stare a casina a coccolarti la gamba e vieni a scuola che vogliamo vederti in presenza e sono sicura che venerdì prossimo la tua gamba starà bene”. A pronunciare queste parole è una professoressa durante una lezione in Dad (didattica a distanza). Si rivolge così, con assai poco tatto, a una studentessa di 14 anni che frequenta il primo anno di una scuola superiore di Firenze ed ha un disturbo di apprendimento. Poco prima la prof ha detto ancora di peggio: “Vedi di farti accompagnare a scuola, sennò ti spezzo pure l’altra gamba”.

La ragazza, autorizzata a registrare le lezioni online perché ha un disturbo di apprendimento, resta senza parole. Poi fa sentire tutto ai genitori che, allibiti, scrivono una lettera alla scuola e alla prof, per chiedere spiegazioni, un provvedimento disciplinare e le scuse. A rispondere è la preside dell’istituto: fa sapere che la docente è stata rimproverata, ma nessun provvedimento nei suoi confronti è stato adottato. Non contenta di tutto ciò la famiglia si rivolge a un avvocato e, insieme a lui, decide di portare il caso in Procura.

Scoppiato il polverone mediatico l’istituto scolastico rende noto che già prima della lettera dei genitori si era mosso per cercare di capire come fossero andati i fatti, e che quando l’indagine interna sarà terminata si deciderà se aprire, o meno, un provvedimento disciplinare. Pare che la docente si sia giustificata in questo modo rispondendo alla preside: “Stavo scherzando e mi è sembrato che anche la ragazza lo avesse compreso”. I genitori della ragazza, però, sono di tutt’altro avviso. L’avvocato, Silvia Ciampolini, spiega che toccherà alla politica fare le eventuali indagini e ipotizzare il tipo di reato. E aggiunge che bisognerà anche tenere conto che il fatto è avvenuto “tramite modalità telematica, di fronte a un’intera classe e coinvolgendo una minore, per di più con fragilità certificate”.

La mamma della studentessa, insegnante presso lo stesso istituto, racconta che la ragazza “è rimasta particolarmente scossa dal tono cattivo dell’insegnante, si è sentita additata, accusata di essere un’imbrogliona e di fingere di stare male. Subito dopo aver ascoltato quelle frasi, pronunciate davanti a tutti i compagni di classe come se la si volesse mettere in ridicolo, ha spento il pc ed è scoppiata a piangere. Non voleva più presentarsi a lezione e ancora oggi ha timore nel ricollegarsi sulla piattaforma”.

4 Comments

  1. dr.Strange Reply

    la famiglia vuole fare un pò di soldi. tutto qua. la professoressa dovrebbe, piuttosto, essere consapevole che i professori sono sempre a rischio denuncia. quando ero alunno io a nessun genitore sarebbe venuta in mente una denuncia del genere

  2. Io ci vedo solo una collega un po’ grulla. Pare non aver consapevolezza del fatto che oggi noi insegnanti siamo i novelli san Sebastiano, presi a frecciate da quattro arcieri simultaneamente: dal ministero, dagli alunni, dai presidi e dai genitori (in ordine crescente di pericolosità).

  3. Quindi, secondo voi, è normale trattare così una ragazzina con difficoltà di apprendimento, per giunta davanti all’intera classe? Ma che bestie siete? Spero che tolgano la pelle alla cretina che l’ha maltrattata!

  4. Leggendo i 2 commenti iniziali si capisce tutto….ignoranza e mediocrità assoluta

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