Se n’è andato com’era nel suo stile: in silenzio, dignitosamente. Non ce l’ha fatta Pietro Paladini, l’ultimo fabbro rimasto in attività nel centro storico di Lucca. Caduto dalla bici, era ricoverato da giorni all’ospedale San Luca: è deceduto alla soglia dei novant’anni (mancavano soltanto dieci giorni al suo compleanno).

Schivo, riservato e gentiluomo: Paladini era conosciuto così, da tutti. Con lui se ne va un pezzo di storia della città, perché la sua bottega era l’ultima ad aver tenuto testa ai ritmi frenetici di un mondo che nei decenni si è rimodellato intorno ad altre esigenze, facendo piazza pulita della manualità di un tempo. Una banale caduta dalla bici ha fatto quello che, in novant’anni, nessuna peripezia era riuscita a fare.

Pietro era l’ultimo erede di un’illustre famiglia di artigiani, nonché l’esponente di una vera e propria dinastia di fabbri. Un sapere antico come le forge e gli utensili passati di padre in figlio, per generazioni, messo a disposizione di migliaia di lucchesi. Il primo negozio dentro alle mura, infatti, risale addirittura al 1870: lo aveva aperto il nonno, in via Chiasso Barletti. L’attività era poi stata spostata dal padre, Angelo, fino a quando – è il 1951 – lo stesso Pietro decide, insieme al fratello Romeo, di trasferire tutto in via Busdraghi: ancora oggi, qui, campeggia un’insegna logorata dal tempo che recita: “Officina meccanica Paladini”.

Alla metà del Novecento la vita era ancora intrisa di sogni e speranza, tutti premuti dentro a quella piccola officina che fabbricava quotidianamente passione e entusiasmo. C’era ancora tutto da fare, attrezzi nuovi nei cassetti e un’insegna lucida. Il tempo, tuttavia, si mette in mezzo alle persone decidendo se diventare distanza o ricordo commosso. Nel caso di Pietro, decisamente la seconda.

Lavoratore vecchio stampo, instancabile e appassionato, aveva deciso di lasciare il timone al figlio Stefano – che lo aiutava dal 1988 – soltanto tre anni fa. Nonostante questo aveva sempre continuato a frequentare la bottega, una vera seconda casa da sempre ed il luogo in cui trascorrere il tempo per impegnare mente e corpo, specialmente dopo che Maria – sua moglie – lo aveva lasciato nel 2007.

La città abbracciata dalle mura perde così un formidabile frammento di storia, destinato a rimanere soltanto un ricordo che sfuma nel tempo, una carezza ad un tempo andato, che non può più tornare. Lucca dovrà anche fare a meno di un uomo affabile e generoso (lascia due figli e quattro nipoti, ndr) che ha saputo contribuire, per la sua piccola parte, a scrivere un pezzo di storia cittadina.

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