Il Salone del libro di Torino, che si conclude lunedì 19 dopo cinque, intense giornate presso Lingotto Fiere, è senza dubbio la manifestazione culturale più importante del nostro Paese nonché una delle più qualificate del continente. Ogni anno, infatti, richiama più di duecentomila affezionati alla lettura e alla cultura in genere. In un simile contesto la regione Toscana, il luogo da cui proviene la nostra lingua nazionale, non poteva certo rimanere insensibile e quest’anno ha organizzato due treni charter gratuiti che hanno accompagnato al Salone circa 800 lettori della regione preventivamente registrati.
Tra le 1225 case editrici presenti nei 980 stand predisposti di cui uno interamente dedicato alla regione, poi, hanno trovato posto 46 editori toscani. Tra i circa 2.000 eventi al Lingotto e gli oltre 500 nel territorio col Salone Off non potevano mancare quelli epigoni odierni dei grandi della letteratura trecentesca della regione dove il bel sì suona, intenti a confermare la forte vocazione artistica regionale con penna a calamaio, pardon, personal computer e ingegno visionario.
Nelle sale del salone, il cui tema quest’anno era “Le parole tra noi leggere” dal famoso libro di Lalla Romano, si sono palesate, al solito, tutte le principali cariche istituzionali nazionali, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al ministro della Cultura Alessandro Giuli, passando per altre, importanti cariche politiche provenienti pure da Oltralpe. Per non parlare, ovviamente, dei/delle principali autori/trici italiani/e e di molti/e importanti internazionali.

È facile comprendere che girare in quella sterminata pletora di allettanti proposte creative letterarie, è un’impresa titanica che richiede persino una preparazione fisica specifica data l’impressionante mole di incontri di altissimo valore, alcuni dei quali si accavallano tra di loro. E pensare che i dati usciti in questi giorni relativi al settore libri parlano di una flessione dell’editoria di 3,6% di copie, ovvero un milione di copie di libri acquistati in meno, a causa del minor contributo della carta per i neo diciottenni. E anche se il Ministero annuncia altri tipi di intervento per frenare l’emorragia questi dati difficilmente miglioreranno di molto e certamente non sono una novità.
È risaputo quanto nel nostro Paese, fucina di artisti veri o presunti tali, si punti più sulla scrittura che sulla lettura. Come se si potesse impugnare impunemente un mouse senza aver sfogliato una pagina di un libro. Cioè, un po’ come svolgere attività agonistica di qualsiasi sport senza aver svolto neppure una sessione di allenamento. Questo porta a riflettere sui numeri relativi alla pubblicazione di testi che, nel 2021, parlavano di 200 milioni di libri editi di cui ne erano stati venduti solo 12. E in questi ultimi anni non si sono rilevati certamente dei miglioramenti. Ai nostri giorni, in media, gli italiani leggono circa 7 libri e poco più all’anno, e solo il 15% e poco oltre legge 12 libri o più all’anno rientrando, così, tra i lettori “forti”. Inoltre, il 60% e oltre sopra i 6 anni non legge alcun libro nell’arco dei dodici mesi. Cifre sconfortanti, ma girando per il Salone si dimenticano, anzi, vedendo torme di adolescenti e poco oltre che si riforniscono di considerevoli quantità di carta colma di strani segnetti neri si allarga il cuore alla speranza a chi, al contrario, predilige sovente la compagnia di questi amici silenziosi rispetto ai più ciarlieri umani e amerebbe venire emulato dalle nuove generazioni.

I libri sono fondamentali per discutere delle vicende che ci toccano da vicino, un cibo per la mente indispensabile per capire il senso delle condotte umane in questo pianetino come le tante, insensate azioni belliche nelle varie parti del mondo. Per questo, nel salone si è dato spazio ad autori palestinesi che descrivevano le loro tristi condizioni di vita, o altri israeliani non allineati con il potere dominante belligerante. Con inevitabili accenni a manifestazioni di protesta da parte di chi non accetta che la pace stia lontana dal medio-oriente, e che popolazioni inermi siano costrette a vivere in affanno assoluto.
Riflessioni sul modo di vivere di noi umani si trovano pure andando a cercare autori di assoluto valore mondiale come lo svizzero Joel Dicker, scrittore che vende 20 milioni di libri nei suoi libri tradotti in 40 lingue, che presentando la sua ultima, brillante opera già best seller La catastrofica gita allo zoo. In questa sorta di breve e delizioso apologo sull’importanza della democrazia l’autore invita tutti a non astenersi nelle votazioni per difendere le conquiste democratiche dall’attacco dei mostri autoritari. Gli funge da eco rilanciandone con maggior energia gli intenti il politico francese Jean-Luc Melenchon che col suo Ribellatevi! invita a opporsi con più tenacia e forza a chi contrasta stili di vita inclusivi e solidali portando avanti, al contrario, scelte belliche e competitivi modelli comportamentali individualistici.
Girando tra le cataste dei libri ben sistemate negli scaffali ci s’imbatte pure nel chiacchierato governatore campano Vincenzo De Luca trovandolo critico verso il governo israeliano e i fondamentalismi in genere, sia pur sempre magnificando le proprie azioni istituzionali. Sono presenti anche personaggi più piacevoli da gustare come il simpatico attore Valerio Mastrandrea che ha ammesso candidamente di avere perduto in Giappone e quindi non letto il libro, L’isola della felicità, del regista torinese Davide Ferrario che doveva presentare, anche perché convinto di essere stato invitato solo a leggerne alcuni brani come poi ha fatto.

Ci si può persino incappare in due big della letteratura gialla nostrana e non solo, Massimo Carlotto e Piergiorgio Pulixi, che parlano in un salone stracolmo del crime come mezzo per indicare i lati più oscuri della società e le sue contraddizioni. Per non parlare degli interrogativi religiosi del pratese Sandro Veronesi sul senso del cristianesimo in un mondo post cristiano col cardinale belga Jozef De Kesel. Senza dimenticare momenti, invece, più ludici in compagnia di due grandi giornalisti sportivi come il torinese Darwin Pastorin e il competente volto di Sky Paolo Condò che presentavano un interessante libro scritto da quest’ultimo sul sorprendente scudetto calcistico del Verona a quarant’anni dal miracolo. E pure di trovarti davanti il conduttore radiotelevisivo Alessandro Cattelan che firma autografi e chissà cos’altro (assegni?) in uno stand pieno di giovani, oppure di sfiorare lo storico Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, reduce da un incontro in cui ha analizzato i rapporti tra il divino vate D’Annunzio e il regime fascista. E ancora altri che sarebbe troppo lungo nominare.
Per concludere un momento veramente topico da consigliare per chi non vuole vivere e camminare con gli occhi bendati e la mente assente perché, scimmiottando stavolta l’autore Fabrizio Caramagna, “leggere un libro non è uscire dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso”.
Guido Martinelli



