Che ne sarà del Monte dei Paschi di Siena? La situazione della più antica banca in attività (nata nel 1472) è complicata. Il Tesoro continua a corteggiare Unicredit, affinché si faccia carico della banca liberando lo Stato, che la controlla con il 64% delle azioni: l’urgenza è massima considerato che, come scrive il Corriere della sera, Mps “al 31 marzo 2021 sarà a corto di capitale per 300 milioni; al 1° gennaio 2022, per 1,5 miliardi. Una situazione difficile che necessita di interventi immediati”. Il passaggio sotto il controllo di Unicredit sembra la strada più “facile” (c’è anche l’interesse di Bpm), anche se ultimamente si parla anche di un progetto che non dispiacerebbe affatto al Pd toscano (e non solo), in primo luogo al presidente della Regione Eugenio Giani. Dare vita a un “mini Mps”, una banca di ridotte dimensioni in grado di coprire la Toscana e qualche altra regione del Centro Italia. Nascerebbe, in questo modo un istituto simile alla Banca Toscana di qualche anno fa, che era distribuita su cinque regioni (Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise), con 550 filiali e 5mila dipendenti. Il cuore di questa mini Mps ovviamente sarebbe in Toscana. Giani sta lavorando a questa proposta, cercando di convincere il ministro Roberto Gualtieri, che guidando il dicastero dell’Economia ha in mano le chiavi dello storico istituto di credito senese. Operazioni, come si capisce subito, dal chiaro significato politico oltre che economico.

Ma chi tirerebbe fuori i soldi per sostenere questa operazione? Il controllo sarebbe sempre nelle mani di Unicredit, lo Stato rimarrebbe nella proprietà con una quota compresa tra l’11% e il 14% e la Fondazione Mps si porterebbe sopra il 5%, nel caso in cui riuscisse a risolvere la controversia con la banca (da 3,8 miliardi di euro) trasformando il credito in azioni. Questa sarebbe solo la prima fase. Nel giro di tre anni lo Stato uscirebbe di scena cedendo le proprie quote. I sindacati per il momento sono sul chi va là: non si fidano molto, non solo del discorso politico quanto, in primo luogo, delle dimensioni. Una banca troppo piccola, infatti, non potrebbe andare avanti con una “testa” (direzione generale) troppo grande, come quella dell’attuale Mps. Al di là delle questioni occupazionali e dei numeri, avere una banca vicina al territorio potrebbe avere un senso. Anche se, parlando di banche, non si può fare a meno di tenere conto della redditività.

Il concetto lo spiega bene l’economista Lorenzo Bini Smaghi a Repubblica: “Nel contesto attuale, con tassi d’interesse bassi e economia in crisi, la capacità di generare utili dipende principalmente da tre fattori: la dimensione, il potere di mercato (in termini di quote) e la capacità di offrire prodotti competitivi ai clienti. Mps può essere risanata anche stando da sola, ma i costi di tale ristrutturazione rischiano di essere ben maggiori di quelli che si avrebbero con una aggregazione in un gruppo più ampio”. Bini Smaghi è convinto che la dimensione sia “un fattore fondamentale per riuscire a stare in piedi con le proprie gambe. Questo è il motivo per cui le aggregazioni si stanno sviluppando attualmente soprattutto a livello nazionale”.

4 Comments

  1. investigaator113 Reply

    il MPS oltre che trovandosi in in grosse difficoltà, ha pure l’impossibilità di gestire a proprio comodo l’istituto bancario, dovrebbe quindi tornare alle origini della sua fondazione e cogliere l’occasione per stampare la propria moneta da poter circolare in tutta Italia come moneta parallela all’€ per ciò che comporta tutta l’economia italiana. Con questa moneta si creerebbe ricchezza del Paese e risparmio.. Diciamocelo tondo tondo, senza moneta sovrana non si può avere una economia propria ma dipendere solo da quatto strozzini europeisti. Per non sconvolgere il mercato assestatosi con l’€ la doppia moneta viaggerebbe indipendente dall’€ solo dentro l’Italia,. in tal modo si creerebbero le condizioni un domani per uscire dall’€ .L’ipotesi di una moneta parallela all’€, primo luogo andrebbe impiegata come reintegro del potere d’acquisto dimezzatosi con l’entrata dell’.€ Per assurdo i lavoratori si troverebbero con lo stipendio raddoppiato metà euro e meta moneta parallela e iniziare così il nuovo corso dell’economia italiana. D’altra parte i voucher che stampiamo per determinati lavori non sono una specie di doppia moneta e circola liberamente insieme all”€? Così invece di avere un mini MPS avremo una mini Banca Centrale. che è meglio pure, avrebbe più spessore monetario.

    • Orlando Sacchelli Reply

      Il debito pubblico lo pagherebbe con la moneta parallela o con l’euro?

      • investigator113 Reply

        il debito pubblico fin che staremo nell’€ con la moneta parallela, farà il suo corso, non cambierà nulla, il debito si continuerà a pagarlo ovviamente in €. Ma con un’altra moneta in circolazione l’€ se ne consumerà di meno quindi il debito sarà minore. Poi usciti dall’€ il cerino del debito riamarrà alla BCE anche se gli euro ancora in circolazione gli rientreranno tutti. Quindi tra i danni per il Potere d’acquisto dimezzato causa la formula sbagliata dell’€ gli altri in circolazione alla fine saremo pari o quasi. . C’è da aggiungere che il denuncia dei redditi va fatta sia in € che in voucher se sarà la moneta parallela. I risparmi con la moneta parallela che contribuirà pure a creare ricchezza è preferibile depositarli nelle filiali del MPS . Poi finita l’era dell’€ tutto ciò che è doppia moneta nelle filiali verrà cambiato in moneta sovrana e gettare nel esso i voucher. La ricchezza e il risparmio frutto con la moneta parallela non ci troverà con le mosche in mano pe ricominciare e ricostruire la ns economia , il ns tessuto produttivo. Ci dimenticheremo pure della globalizzazione cinese.

  2. investigator113 Reply

    preciserei anche per il reintegro del potere d’acquisto andrebbe a chi ha subito il dimezzamento del potere d’acquisto e non certamente per chi ha uno stipendio d’oro o altamente sufficiente.

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