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La prima volta (del Pisa) non si scorda mai

- Primo piano, Sport
13 Maggio 2025

Doady Giugliano

Potevamo intitolare il primo amore non si scorda mai, ma abbiamo optato per questo “solo” perché l’amore di cui andiamo a scrivere è stato non solo il primo ma è cresciuto a dismisura nei decenni, trasformandosi in unico amore. Amore a dir poco contagioso che ha “infettato” non solo gli abitanti di un’intera città, ma ha travalicato confini anche internazionali, facendo “ammalare” di cuore anche coloro che per vari motivi si sono dovuti trasferire lontano dalla città natia. Per tutti quanti proviamo a raccontare quella favolosa prima volta.

Era un pomeriggio da poco estivo quello del 23 Giugno 1968 (allora esistevano ancora le stagioni) ed il popolo pisano si era riversato nella piazzetta di Largo Ciro Menotti per seguire, grazie al collegamento allestito dalla redazione de “La Nazione”, gli ultimi due scontri calcistici della serie B (Perugia-Bari e Verona-Padova) i cui risultati avrebbero potuto condurre i colori neroazzuri nella desiata Serie A per la prima volta (il Pisa aveva già giocato in A, sfiorando persino uno scudetto nel 1921, ma dopo era decaduto barcamenandosi a lungo nelle serie minori).

La guida dell’allora presidente Giuseppe Donati, in carica dal 1964, aveva prodotto “frutti” interessanti, ma soprattutto speranze, o meglio sofferenze nei già tantissimi tifosi che si accalcavano nella storica Arena Garibaldi, accedendo dalla quasi monumentale porta di via Luigi Bianchi.

Si sa, in amore ci sono sempre gioie e dolori. Ma “l’AMATA” proprio in quell’anno si era comportata benissimo, mai un tradimento, solo amore assoluto corrisposto soprattutto dai tanti, oserei dire troppi che si trovavamo in quel momento accalcati in quel luogo angusto, in attesa di notizie dagli altri campi dove si giocava, che per essere a noi propizi necessitavano di un mezzo miracolo.

Evidentemente il nostro robusto patrono San Ranieri accolse le nostre suppliche, tant’è che i sudatissimi astanti (ovviamente pur nella giornata caldissima, il sudore era decisamente freddo) dovettero elaborare la notizia dell’avvenuto miracolo (a Perugia era finita 1-1) prima di lasciarsi andare ad un’esplosione di gioia assoluta, con canti più o meno intonati, caroselli, cori e danze tribali.

Uno spettacolo cui ebbi la fortuna di assistere assieme al mio super nonno Virgilio, classe 1901, grandissimo tifoso, che ad ogni partita casalinga mi trascinava in Gradinata per vedere i “capolavori” neroazzurri ed ascoltare quei cori decisamente poco intonati che, evidentemente, quasi come per riparare al danno acustico, mi hanno poi portato allo studio della musica.

Doady Giugliano

Foto: Wikipedia – Archivio Associazione Cento

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