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Fasulo: “Finalmente ho potuto ridire è fatta!”

- Interviste, Primo piano, Sport
10 Maggio 2025

Ci siamo conosciuti un po’ di anni fa, subito dopo il salvataggio del Pisa da parte dei Corrado. Abbiamo visto alcune partite insieme, prima al Geko, un pub di Milano, poi dal vivo, negli stadi di Serie C e B. Lui ne ha viste tantissime più di me. Fin da subito ha apprezzato L’Arno e quando gli ho chiesto di iniziare a collaborare lo ha fatto con passione ed entusiasmo, facendosi apprezzare dai tifosi e inventandosi alcuni efficaci “tormentoni”. Il doveroso festeggiamento per il ritorno del Pisa in Serie A non poteva trascurare il mitico Francesco Fasulo.

Francesco, sono passati alcuni giorni, cosa provi dopo l’emozione di Bari?
“L’emozione è durata tutto l’anno. Non è come una finale”.

A Pisa tutti ricordano Francesco per la frase che disse ad Aldo Orsini in diretta su 50 Canale, per far sapere a tutti che il Pisa era salvo ed era iniziata l’era Corrado.

Quella sera immaginavi di poter arrivare presto in Serie A?
“Già la B mi sarebbe garbata”.

Hai seguito diverse volte il Pisa, sia in trasferta che all’Arena, che per te che vivi a Milano è comunque una trasferta. Qual è stato il momento più difficile?
“A Venezia con il tacchino (un ex allenatore nerazzurro, ndr), prima di mandarlo via. E la finale di playoff con i Kaliffi (il Monza, ndr)”.

Chi senti di ringraziare per questa bellissima promozione?

“I Corrado. Se devo scegliere qualcuno scelgo loro. Anche altri andrebbero ringraziati ma Beppe e Giovanni sono stati gli scogli, le nostre ancore”.

Nei tuoi articoli ci racconti delle trasferte, del tifo e di alcuni aneddoti curiosi legati ai Pisani al Nord. Come descriveresti questo gruppo?
“La trasversalità è ciò che più mi ha appassionato dei Pan. Chiunque è qualcuno e qualcuno non è più di nessuno”.

Oltre a “è fatta!” hai creato un altro tormentone, parlando spesso del Popolone nerazzurro. Com’è, ai tuoi occhi, questo Popolone?
“Entusiasta, corretto, esondante, maturo”.

Il tuo legame con Pisa è familiare, essendo legato ad una pisana. C’è anche qualcos’altro che ti fa sentire vicino a Pisa e alla pisanità?
“Sai Orlando da venticinque anni a Pisa ho a che fare con tante persone, tante amicizie, tante vacanze, tanti intrecci. Se intendi le tradizioni sono legato alla Luminara, che ritengo una delle occasioni mal gestite della città. Gli altri corrono e noi camminiamo. Scusate ma devo dirlo”.

Tra tutte le trasferte fatte ce n’è una che ricordi in modo particolare? L’ultima, quella di Bari, ovviamente vincerebbe a mani basse, quindi la escludiamo…
“Tralasciando le epiche ho un bel ricordo di uno zero a zero a Cuneo con ritorno a Milano con due giocatori in macchina di ritorno a Milano. Io salgo in macchina e catechizzo gli altri Pan. ‘Mi raccomando ragazzi non esagerate con domande troppo ingombranti’. Quattro curve dopo avevano già messo in imbarazzo i due malcapitati”.

Qualche tempo fa intervistasti Giuseppe Corrado, poche settimane prima che entrasse Knaster nella proprietà. che ricordo hai di quella intervista. C’era qualcosa che ti faceva pensare che, da lì a poco, saremmo arrivati in alto?
“Pesantemente. Rileggevo qualche giorno fa l’intervista ed in alcuni punti avevo centrato nel segno.
Chiedevo del salary cap e non sbagliavo ma soprattutto tra le righe era tutto scritto dell’arrivo di Knaster”.

Continueremo a leggerti sull’Arno?

“Ovviamente sì. L’impegno fisso no perché si diventa noiosi ma se avrò qualcosa da dire tenete la porta aperta. Abbiamo fatto numeri importanti con alcuni articoli straordinari. Non scendiamo nella gazzarra ma di Krusty a Pisa abbiamo scritto prima noi brodi!”

Con Giuseppe Corrado
Al pub Geko di Milano con Ivan Zazzaroni
Con Aldo Orsini
Alla finale di Trieste

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Giornalista.

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