Il professor Maurizio Cecchini, cardiologo che da anni con la sua onlus è impegnato nella diffusione sul territorio pisano dei preziosi dispositivi Dae, commenta così l’ennesimo furto avvenuto a Pisa: “Non solo hanno rubato per la seconda volta il Dae ma hanno abbattuto il totem a calci. Confido solo in un coronavirus che colpisca queste persone”.

Al di là della comprensibile rabbia di Cecchini, il furto lascia esterrefatti. Per due motivi: prima di tutto perché avviene in un momento storico in cui siamo in un’emergenza sanitaria mondiale, ma evidentemente c’è chi non smette di delinquere nel modo più spregevole e vile, sottraendo alla collettività degli utili strumenti salvavita. Il furto, inoltre, è avvenuto nella stessa piazza Toniolo dove, ai primi di gennaio, era stato rubato un altro defibrillatore. Installato dalla “Cecchini Cuore onlus” era stato donato dalla famiglia in ricordo del professor Igino Bonechi. Non contenti del furto i delinquenti hanno voluto firmare la loro azione abbattendo a calci il totem giallo che conteneva il Dae. Nel giro di pochi mesi a Pisa sono stati rubati ben otto dispositivi.

Cosa c’è dietro?

A parte la spregevolezza del gesto, il sospetto è che questi furti siano organizzati. Probabilmente i dispositivi (che valgono dai 1000 ai 1500 euro) finiscono all’estero, dato che in Italia verrebbero individuati in poco tempo, avendo dei codici seriali identificativi. L’unica alternativa, al momento, è quella di dotare i Dae di un dispositivo Gps, in grado di indicare in qualunque momento la loro posizione. Per ovvie ragioni, però, verrebbero a costare di più. Oppure li si dovrà installare in aree chiuse o in locali aperti al pubblico, riducendo la possibilità di trovarli, in caso di emergenza. Ma di fronte alla bestialità di certi delinquenti, che auspichiamo vengano individuati e condannati come meritano, c’è poco altro da fare.

Foto: Facebook

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